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TEMPI DURI PER I SOVRANISTI

Come avevamo scritto in un recente articolo, il Parlamento europeo aveva richiesto alla Commissione di promuovere un procedimento di infrazione nei confronti dell’Ungheria per la sua legge anti LGBT. Senza attendere la scadenza dei termini previsti dal regolamento dell’UE, la Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione separate contro l’Ungheria: una generale contro le nuove regole imposte dal governo di Viktor Orban, la seconda specifica sul caso di un libro per bambini contenente tematiche di genere.

Nella giornata di giovedì 15 luglio u.s., l’UE ha inviato due lettere di messe in mora a Budapest che avrà due mesi per rispondere. Se questo non avverrà, la Commissione europea potrà inviare un parere motivato e, successivamente, deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’UE.

Nel frattempo Orban “il cinese” mentre l’attenzione si concentrava sulla battaglia anti-Lgbt – firmava accordi per 5 miliardi di euro con imprese vicine al regime cinese. Inoltre, sta portando avanti il progetto per far sorgere su un’ansa del Danubio un campus universitario che dovrebbe ospitare 8 mila studenti e 500 accademici. Un progetto megalomane da 1,5 miliardi di euro, finanziato per 1,3 miliardi di euro dalla Cina.

Va ricordato che l’Ungheria si è impegnata –grazie ai finanziamenti cinesi – di risistemare una delle meno frequentate e più inutili tratte ferroviarie europee, la Budapest-Belgrado. Per il restauro dei 350 chilometri di binari – un progetto che fa parte della Via della Seta – l’Ungheria vuole investire 1,6 miliardi di euro. E i dettagli del progetto continuano a essere top secret. “Il progetto del campus è riuscito a ricompattare enormemente l’opposizione che è sceso in piazza per protestare contro questo progetto”.   Una serie di manifestazioni di piazza e di iniziative clamorose hanno indotto Orban a congelare, apparentemente, il piano del campus cinese. Le conseguenze degli accordi presi con Pechino si sono già fatte sentire anche in Europa: Orban ha ripetutamente bloccato i tentativi della UE di condannare gli abusi cinesi a Hong Kong ed è questo un trend destinato a peggiorare, man mano che aumenterà la sua dipendenza finanziaria da Pechino.

Insomma, quella del governo ungherese è una vera e propria rotta di collisione con le posizioni assunte dall’UE da non sottovalutare, anche se apparentemente sembra sia un fuoco di paglia in vista delle prossime elezioni politiche che si terranno in Ungheria nel prossimo anno. Ma, se Orban vuole giocare col fuoco, può anche rimanere scottato, in quanto i cinesi non fanno sconto a nessuno.              Il progetto della “Via della Seta” già sta facendo vittime anche nello scenario europeo in quanto gli accordi presi unilateralmente dall’Italia con la Cina, a suo tempo sottoscritti da uno sprovveduto ministro degli Esteri (all’epoca Di Maio) sta creando serio imbarazzo al governo italiano in quanto il governo cinese intende ottenere la disponibilità del porto di Trieste – in alternativa a quello di Taranto – che dovrebbero servire come terminal per lo sbarco delle merci cinesi da vendere poi sul mercato europeo. Una vera e propria testa di ponte per l’assalto della Cina al mercato europeo. L’UE, purtroppo, in presenza di questi accordi bilaterali, non riesce ancora a trovare un equilibrio tra le mire cinesi ed il programma di collaborazione con gli USA anche se, in effetti, risulta il primo mercato al mondo conteso dalle potenze mondiali.

Luglio 2021

 Tempi duri per i sovranisti

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