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STATO DI EMERGENZA E DEMOCRAZIA

In un recente articolo avevamo criticato la proposta del governo di prorogare lo stato di emergenza fino alla fine dell’anno, proposta che aveva sollevato numerose critiche. Tra le altre, il prof. Cassese, aveva rilevato che non si poteva parlare di stato di emergenza se l’emergenza non era attuale né si poteva giustificare di mantenerla in piedi dicendosi sorpreso di questa proposta non dimenticando che proprio Orban caposcuola sovranista aveva iniziato la sua carriera politica partendo da posizioni liberali. Nonostante l’acceso dibattito che si è avuto in Parlamento, lo stato di emergenza in Italia sarà prorogato fino al 15 di ottobre mentre l’esecutivo aveva spinto per arrivare fino al 31 di ottobre. Al Senato l’avv. Conte aveva tranquillizzato l’uditorio in quanto la “proroga” era disposta da ragioni tecniche ma non voleva precludere una valutazione politica. In effetti non era stata solo l’opposizione ad avere dubbi sulla proroga ma anche il PD ed in particolare i renziani a chiedere di ridurre lo stato di necessità al minimo indispensabile. Non è toccata la stessa sorte in Austria ad un campione del sovranismo come il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Le misure anti-coronavirus infatti, prese all’epoca dall’esecutivo, sono state dichiarate parzialmente incostituzionali dalla Corte Costituzionale per cui martedì 28 luglio il Ministro della Salute ha riconosciuto gli errori e annunciato l’intenzione di modificare le misure. In effetti non tutti i paesi hanno assunto le stesse misure: certamente quello italiano è stato il caso lockdown più stringente. Eppure tutto è filato liscio, malgrado le critiche e le perplessità che hanno accompagnato l’applicazione delle misure sia durante il periodo della pandemia e sia successivamente. Né vi è stato alcun intervento, come è avvenuto a Vienna, da parte della Magistratura e soprattutto dalla Corte Suprema che ha poteri analoghi alla Corte Costituzionale italiana che ha deciso di bocciare come anticostituzionali alcune misure. Nel mirino delle proteste dei cittadini austriaci c’è stata soprattutto l’ordinanza che proibiva l’accesso agli spazi pubblici che è stata percepita come una sorta di coprifuoco. Ma anche la misura che riguardava l’allentamento parziale delle chiusure dei negozi a partire dal 14 aprile è stato definito illegittimo. In conclusione la legge parlamentare Covid-19 sulla base della quale il governo ha emanato le sue ordinanze sarà modificata a settembre. Il Ministro della Salute Anschober ha dichiarato che per mantenere l’equilibrio tra i diritti fondamentali da un lato e la tutela della salute dall’altro c’è bisogno anche di “buoni diritti di controllo”. La differenza fra l’Austria e l’Italia è davvero abissale in quanto il governo austriaco ha emanato ordinanze in base ad una legge parlamentare, le decisioni sbagliate del governo sono state ritenute incostituzionali dalla Corte Suprema ed infine vi è stato il riconoscimento da parte del Ministro della Salute che c’è bisogno di avere un controllo sull’applicazione delle misure anti epidemiche per quanto riguarda i diritti dei cittadini. In Italia è mancato innanzitutto un quadro legislativo che potesse controllare l’operato del governo che è andato avanti per mesi senza alcun controllo da parte del Parlamento il cui ruolo era stato limitato ad approvare i provvedimenti del governo “ex post”.  Ed infine, a parte pochi critici accusati di eccessivo formalismo, non c’è stata nessun organismo, a tanto autorizzato, che abbia sottoposto i provvedimenti assunti dal governo ad un eventuale controllo costituzionale. L’Austria è considerato un paese sovranista, forse lo è, ma la Suprema Corte non ha esitato a definire i provvedimenti in parte incostituzionali. In Italia, che si definisce un paese democratico, abbiamo messo nel congelatore la Costituzione, riconoscendo ampi poteri a chi era alla guida dello Stato.

30/07/2020

STATO DI EMERGENZA E DEMOCRAZIA

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