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SLOVENIA NELLA MORSA DEL COVID

Anche la Slovenia, come altri paesi del Centro Europa, si trova a fronteggiare un aumento di contagi che ha messo in crisi il sistema sanitario. Negli ospedali, vengono allestiti reparti di fortuna e si cerca di aumentare i letti in terapia intensiva. Quello che manca però, non sono le attrezzature, ma il personale. A dare una mano prima sono arrivati i medici e i paramedici degli altri settori, poi gli studenti di medicina, e alla fine anche l’esercito. Oramai ci si limita agli interventi urgenti e non si esclude che presto verrà chiesto aiuto anche all’estero. La campagna vaccinale continua ad andar male. I dati parlano chiaro: in un mese i vaccinati sono passati solo dal 52,1% al 53,7%. L’appello che tutte le istituzioni lanciano da settimane è quello di vaccinarsi perché solo così sarà possibile salvare il paese dalla catastrofe. Non sembra che ne sia preoccupato quel compatto fronte no-vax che evoca complotti e parla di cure alternative, per cui si acuisce ancora lo scontro tra vaccinati e non vaccinati. Questi ultimi sono accusati di aver preso in ostaggio, con il loro comportamento irresponsabile, tutto il paese. Niente di nuovo in quanto anche in Italia o in altri paesi europei siamo difronte allo stesso problema. La differenza sta però nel fatto che sembra esserci una profonda sfiducia nei confronti delle istituzioni che sono poco credibili, qui come nel resto dell’Est europeo. Con un governo senza una maggioranza certa in Parlamento e senza un ampio consenso su come affrontare l’emergenza, si è tentato di gestirla a colpi di decreti, creando un enorme caos, con regole che mutavano anche in una stessa giornata. Va ricordato altresì che la Slovenia è in rotta di collisione con i vertici dell’UE perché contraria ad affrontare concretamente e in accordo con gli altri paesi i problemi più urgenti, come quello istituzionale e quello dei migranti. Per quanto riguarda questo secondo aspetto, la posizione della Slovenia è sempre più vicina a quella dei paesi del gruppo di Visegrad mentre per quanto riguarda le riforme istituzionali, il premier Jansa ha dichiarato di essere contrario ad una riforma che preveda l’abbandono del principio dell’unanimità ma ribadendo la libertà per tutti i paesi membri di fare le proprie scelte all’interno del paese anche se esse sono contrarie ai principi posti a base dell’UE. Una politica dunque sovranista che rende sempre più delicato il dialogo tra il paese e l’UE.

Novembre 2021

Slovenia nella morsa del Covid

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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