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Si è aperto sotto cattivi auspici il semestre della presidenza slovena del Consiglio  

Mercoledì 13 ottobre il primo ministro Janez Janša ha delineato le priorità della presidenza slovena dell’UE al Comitato europeo, citando la ripresa post-Covid, la transizione verde e l’autonomia strategica dell’UE, oltre alla sussidiarietà. A proposito del conflitto con la Polonia Janša ha affermato che: “Non si può parlare di supremazia dell’una o dell’altra legge, ma dell’allineamento del trattato fondamentale dell’UE con le costituzioni degli Stati membri o viceversa”. Tesi che sposa la posizione del premier polacco perché al momento della ratifica del Trattato di Lisbona, ne ha accettato tutte le clausole comprese quelle che prevedono la supremazia delle norme UE su quelle interne. E’ davvero incredibile continuare a credere ad una menzogna che va apertamente combattuta perché, diversamente si finisce per mettere in discussione il ruolo sociale, politico, normativo dell’UE, così come previsto dai Trattati. Ma la vicenda non si è chiusa in quanto il primo ministro sloveno, ha accusato la Commissione europea di esercitare un abuso di potere sullo stato di diritto. In un’intervista con Euronews, il primo ministro sloveno ha affermato che gli sforzi della Commissione per convincere Stati membri come Polonia e Ungheria a rispettare i valori fondamentali dell’Ue sono “vicini alla violazione dello stato di diritto” stesso. “Abbiamo la Carta dei diritti umani delle Nazioni Unite. Abbiamo una Carta europea dei diritti umani, ma nel linguaggio politico, soprattutto al Parlamento europeo, ognuno può aggiungere a questa lista quello che vuole”, e quindi l’espressione ‘diritti umani’ è “politicamente abusata e usata per fare battaglia politica” ha affermato Janša. I commenti di Janša arrivano mentre la Commissione europea è coinvolta in uno scontro legale con la Polonia, che ha sfidato il primato del diritto dell’Ue sul diritto nazionale. Janša ha preso di mira anche la vicepresidente della Commissione Ue, Vera Jourova, che insieme al commissario per la Giustizia, è diventato il volto della Commissione che più si è speso per garantire il rispetto dello stato di diritto. Discutendo dell’autonomia strategica dell’Ue e del suo ruolo globale, Janša ha sostenuto il proseguimento del partenariato con gli Stati Uniti, anche all’interno della Nato. Riguardo all’Afghanistan, ha detto che “il nostro obbligo è aiutare chi ci ha aiutato”, ma ha aggiunto che “non c’è posto in Europa per 10 milioni di afgani” e ha affermato che l’Ue “non ripeterà l’errore commesso da alcuni paesi membri nel 2015”. Tra l’altro Janša ha aperto un nuovo scontro con il Parlamento europeo dopo aver condiviso una vignetta comparsa su Twitter in cui 13 tra ex e attuali Europarlamentari vengono definiti come dei “pupazzi nelle mani di Soros”. Non si è fatta attendere la replica del Presidente europeo David Sassoli che ha scritto “Chiediamo urgentemente a Janša di cessare le provocazioni contro i membri del Parlamento europeo” sottolineando che “gli attacchi ai membri di questa casa sono anche attacchi ai cittadini europei”. La vignetta provocatoria è stata condivisa mentre in Slovenia era in corso la visita di una delegazione del Parlamento europeo, composta da 7 deputati della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Nel corso di questa visita era previsto anche un incontro con il Primo Ministro che ha rifiutato di incontrare. Insomma, malgrado la pandemia abbia confermato che i problemi si possono risolvere solo con una stretta collaborazione di tutti i paesi membri, sembra che stia per il momento vincendo il fronte “sovranista” che sta mettendo in discussione i pilastri dell’UE, contestando i poteri della Commissione e del Parlamento europeo. Una posizione che indebolisce a livello internazionale il ruolo dell’UE che dovrà dimostrare con le sue istituzioni di voler passare ad una fase superiore della costruzione di un’Europa federale, unico baluardo contro la politica imperialista sia degli USA, come della Cina e della Russia che vedono nell’UE, se essa riuscirà a parlare con una sola voce, un temibile concorrente sul piano politico ed economico. Ricordiamo che, l’obiettivo dell’UE, con tutte le sue diramazioni, è quello di contribuire ad un cambiamento radicale dell’attuale sistema politico mondiale, dando piena attuazione ai principi di solidarietà e di uguaglianza a tutti i popoli della Terra abbattendo ogni residuo politico nazionalista. I principi fondanti dell’Unione, così come voluti dai padri fondatori di questa istituzione, saranno il faro per guidare l’umanità verso un periodo di pace e di coesione sociale. Questo obiettivo impegna tutti i paesi che oggi aderiscono all’UE ma se non c’è più questa condivisione, ricordiamo che il Trattato nella sua ultima versione prevede per quei paesi, che non sono disposti ad appoggiare questo progetto, di poter uscire dall’UE applicando le norme del Trattato come ha fatto la Gran Bretagna. L’UE non ha bisogno di chi a voce rivendica l’appartenenza ma nei fatti tradisce quelle che sono i pilastri posti a base della politica europea.

Ottobre 2021

Si è aperto sotto cattivi auspici il semestre della presidenza slovena del Consiglio

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