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SI’ AL SUICIDIO ASSISTITO IN GERMANIA

E’ ancora fresca la sentenza della nostra Corte Costituzionale che ha reso non punibile il “suicidio assistito” nel caso di malati terminali che ecco la Corte Costituzionale tedesca interviene a stracciare una legge del 2015 che aveva introdotto una pena fino a tre anni di carcere per chi assisteva i suicidi. Ma la Corte Costituzionale tedesca va ben oltre il limite segnato dalla Corte Costituzionale italiana in quanto ha dato il via libera al suicidio assistito anche per chi non è malato terminale o per chi abbia una malattia incurabile, che potrà farsi aiutare da amici, familiari, medici e associazioni che non rischiano più una condanna penale. Così scrive il giornale “La Repubblica” del 28 febbraio u.s. Notizia che sembra sia stata censurata dalla grande stampa.

Oltretutto il diritto a suicidarsi – per la Corte di karlsruhe – scrive ancora “La Repubblica” – esiste in ogni fase dell’esistenza umana”. Analogamente, a quanto avviene già in altri paesi europei come il Belgio e l’Olanda, dove il suicidio assistito è ammesso anche per i minori.

Commenta la Sueddeutsche Zeitung “la Corte Costituzionale ha strappato allo Stato in modo spettacolare il controllo sulla morte, che lo Stato aveva avocato a sé con la legge sul fine vita ed ha restituito quel controllo all’individuo, invitando lo Stato a cambiare decisamente ruolo: da ostacolo a facilitatore del suicidio”.

Sarà il Bundestag ora a definire una nuova legge che regoli il fine vita, tenendo conto dell’enorme libertà accordata dalla Corte Suprema agli individui”.

Ovviamente la sentenza ha sollevato più di una polemica. La Chiesa protestante  ha dichiarato che “il suicidio non può essere un’alternativa all’accompagnamento alla morte”. Mentre le associazioni degli hospice e delle cure palliative temono che la norma possa indebolire la solidarietà nei confronti dei malati incurabili. Timore più che legittimo: sarà compito del legislatore, per evitare abusi, che dovrà indicare un percorso obbligato per chi voglia ricorrere all’aiuto di terzi per porre in essere il suo proposito, attraverso il quale si possa verificare la piena, volontaria decisione del suicida di ricorrere all’ assistenza di un terzo. Certo, non sarà facile ma – come ha scritto anche la nostra Corte Costituzionale – andrà tutelato non solo “il diritto di morte” ma anche “il diritto di vita”.

Certamente il discorso non può dirsi concluso perché si tratta di un tema che suscita ancora molte paure, potrebbe generare altri mostri che la storia recente ha giustificato. Si pensi all’eutanasia di Stato utilizzata nel recente passato in Germania o come nell’URSS per liberarsi di quelle fasce sociali che non rispondevano al modello statale a partire dai malati di mente a finire con gli oppositori politici o agli appartenenti alle cd. razze inferiori.

6/3/2020

Sì al suicidio assistito in Germania

 

 

 

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