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SI AGGRAVA LA CRISI POLITICA TRA UE E POLONIA

Il ministro della giustizia polacco ha detto mercoledì (21 luglio) che non è possibile che la Polonia si conformi alla sentenza della massima Corte dell’Unione Europea che ha stabilito che il nuovo sistema volto a disciplinare i giudici infranga il diritto comunitario e dovrebbe pertanto essere sospeso.

Sono parole durissime che confermano e forse aggravano la frattura tra Bruxelles e Varsavia sullo stato di diritto. Si tratta di una deriva autoritaria pericolosissima: la situazione è confermata anche dalla seconda relazione sullo Stato di diritto nell’Ue, pubblicata il 20 luglio; in essa l’esecutivo Ue sottolinea che “le riforme del sistema giudiziario polacco, compresi i nuovi sviluppi, continuano ad essere fonte di serie preoccupazioni”. In particolare, “Le riforme attuate dal 2015 hanno aumentato l’influenza dei poteri esecutivo e legislativo sul sistema giudiziario a scapito dell’indipendenza giudiziaria ed ha portato la Commissione ad avviare la procedura di cui all’articolo 7, ancora in corso”. Questo è quanto scrive la rivista on-line “Euractive” confermando la crisi dei rapporti tra l’UE e la Polonia. D’altra parte c’è poco da aspettarsi da uno Stato che fa del sovranismo il punto di riferimento di tutta la sua politica. Basta ricordare che qualche mese fa il Ministro dell’Istruzione ha affermato ad una emittente locale che agli alunni delle scuole polacche verrà insegnato che “l’UE è una entità illegale”. Nell’intervista di Radio Wroclaw il ministro polacco Czarnek ha ribadito che uno dei punti cardine della scuola nei prossimi anni è l’aumento del numero di ore che permetterà di insegnare la storia fino al ventunesimo secolo con una prospettiva precisa, quella che i docenti devono trasmettere “l’orgoglio nazionale nel passato della Polonia”. L’idea dunque è quella di educare una generazione di studenti al nazionalismo e all’euroscetticismo. Su Bruxelles grava lo spettro di una “exit sovranista” e l’UE si prepara al peggio per salvare lo Stato di diritto. Lo scontro difficilmente potrà trovare una soluzione mediata anche perché all’ultimo vertice gli altri leader nazionali, hanno dimostrato chiaramente la loro impazienza e la Commissione di Ursula von der Leyen appare decisa ad accettare la sfida, anche perché dovrà, nei prossimi giorni rispondere al Parlamento europeo che è inflessibile sui diritti fondamentali. Certo la Commissione non ha poteri di espellere uno Stato membro ma può sospendere i fondi ai governi che non rispettano lo Stato di diritto congelando già l’erogazione dei finanziamenti del Recovery Fund all’Ungheria. Si potrebbe dunque arrivare ad un punto critico in cui gli elettori polacchi e ungheresi si troveranno a scegliere tra i propri governi e la permanenza nell’UE. Non sarà una scelta scontata anche perché i giovani soprattutto intendono restare nell’UE mentre cresce la fronda anti-sovranista in entrambi i paesi. In Ungheria i partiti che non fanno parte del governo hanno deciso di allearsi per le prossime elezioni politiche che potrebbero cambiare il quadro politico del paese mentre in Polonia vi è un forte movimento di opposizione sotto la guida di Donald Tusk già Presidente del Consiglio europeo, ha ripreso dal 3 luglio 2021 la guida del suo partito “Piattaforma civica” in vista della campagna elettorale per le elezioni del 2023 dichiarando “Son tornato per sconfiggere il male provocato alla Polonia dal governo attuale”, espressione della peggior forma di sovranismo.

Si aggrava la crisi politica tra UE e Polonia

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