SCREENING PER I DOCENTI E PERSONALE SCOLASTICO
Tra le misure adottate dal governo per garantire l’apertura delle scuole in settembre c’è quella di sottoporre docenti e personale della scuola a test sierologici per accertare che non vi siano casi di sieropositività al coronavirus. Per quanto riguarda la regione Emilia-Romagna, l’assessore alla sanità Raffaele Donini ha richiesto l’intervento volontario e gratuito dei medici di famiglia per eseguire i test al personale della scuola a Bologna, che conta una platea di 17.000 docenti e collaboratori, e nel resto della regione. L’Ausl dichiara che hanno finora dato il proprio assenso 236 medici ma il numero potrebbe aumentare nei prossimi giorni con il ritorno dalle ferie dei professionisti. Nei giorni scorsi il presidente della principale associazione di categoria (FIMMG) Maurizio Camanzi ha scritto una lettera pubblica a tutti i suoi colleghi per spingerli a partecipare mandando la propria adesione entro il 31 agosto. Da parte sua l’Ausl ha garantito la consegna dei kit per fare i test direttamente negli ambulatori. A livello regionale la campagna per i test sierologici coinvolge 87.000 operatori scolastici che fino al 7 settembre potranno fare gli esami negli ambulatori dei medici di famiglia che abbiano aderito alla richiesta tra i 2900 professionisti ai quali è stata chiesta la disponibilità. I test andranno ripetuti anche durante l’anno scolastico attraverso il proprio medico di base o rivolgendosi alla propria Ausl di riferimento. In questi giorni anche nella provincia di Forlì-Cesena molti addetti alla scuola si sono rivolti al proprio medico di base, diversi dei quali però non hanno aderito invitando i propri assistiti a rivolgersi direttamente alla struttura dell’Ausl. Per il carico di lavoro che oggi gestisce un medico di base, anche se tutti i medici aderissero all’iniziativa, ognuno di loro dovrebbe occuparsi di eseguire trenta test in un tempo limitato che va dal 31 agosto al 7 settembre con i kit che non sono ancora stati consegnati. Un notevole aggravamento delle condizioni di lavoro dei medici di base che sono stati sempre in prima fila nel corso della pandemia e che oggi son richiamati “alle armi” ancora una volta per chiudere questa ulteriore falla del sistema. La struttura del medico di famiglia è alla base del sistema sanitario nazionale su cui la burocrazia scarica anche tutta una quantità di compiti, sottraendo tempo al vero e più specifico impegno professionale del sanitario per cui la proposta avanzata così affrettatamente dalla Ausl va respinta al mittente, ossia al governo, che può utilizzare altre risorse per questa specifica incombenza, così come si sta facendo negli aeroporti per bloccare eventuali portatori del virus in arrivo.
24/8/2020