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RITORNA SULLA SCENA IL MES

Di ritorno da Bruxelles, il Presidente del Consiglio prova a fare i conti alla luce delle spese che dovranno essere affrontate nei prossimi mesi. Ancora in giugno Gualtieri annunciava un nuovo sforamento del deficit pubblico tra i dieci e i venti mld. dopo aver definito pessimistiche le stime del fondo monetario internazionale che vedono il PIL italiano calare del 12-12,8% quest’anno perché in base alle proiezioni del governo si dovrebbero attestare tra l’8 e il 9%. Sempre secondo il governo, e dopo che nel mese di giugno il debito pubblico è aumentato in un sol mese di 40 mld. di euro. Ma al Consiglio dei Ministri del 23.7 Gualtieri ha chiesto un ulteriore scostamento di bilancio di 25 mld. ancora, un extra-deficit deciso sulla scia del negoziato del Recovery Fund che in Italia porterà 209 mld.. Il via libera in Parlamento è previsto per domani 29 luglio. A questo punto è necessario fare un passo indietro. Quando Conte ha riferito in Parlamento quello che era stato il compromesso raggiunto a Bruxelles, forse ha dimenticato di aggiungere qualche particolare di non secondaria importanza in quanto i fondi saranno disponibili, se tutto va bene, solo nella seconda parte del 2021 ad eccezione di un 10% che verrà anticipato con l’approvazione del piano per cui bisognerà attendere che il piano sia ratificato dai singoli Parlamenti nazionali. Inoltre va tenuto presente che questi fondi sono utilizzabili esclusivamente per gli investimenti e le riforme strutturali e non possono essere adoperati per la spesa corrente ma neppure per azzardare la misura senza dubbio più popolare per il taglio delle tasse, come al contrario ha annunciato già sia il PD che la componente di governo che fa capo al M5S. Di certo non sono solo l’Olanda ed i paesi “frugali” a dubitare sull’uso corretto di questi fondi da parte dell’Italia né si tratta di un pregiudizio in quanto negli anni passati, a fronte di una aperta disponibilità della Commissione che aveva concesso all’Italia margini di flessibilità molto alti, i fondi furono sprecati per misure di stampo strettamente elettorale, aggiungendo che, tali misure, come i famigerati 80 euro di Renzi si rivelarono assolutamente effimere. La diffidenza dell’Europa non è per niente ingiustificata per cui Conte – garante del corretto uso dei fondi europei da parte dell’Italia – ha deciso di centralizzare il controllo di spesa affidandolo ad una task force da lui presieduta e con la partecipazione sia dei ministri economici competenti ma anche dei responsabili del CIPE e della Cassa Depositi e Prestiti. Soluzione che comporterebbe un’ulteriore riduzione del ruolo del Parlamento che in nome dell’emergenza Covid è già stato ridotto all’osso e che neppure gode di molti consensi. Già Renzi lo ha detto chiaramente, e Forza Italia lo segue a ruota, ma anche il PD e M5S sono dello stesso avviso. Ma un altro problema è costituito dal MES su cui il governo continua ad essere diviso, malgrado è quasi improbabile farne a meno perché i fondi del Recovery Fund non possono essere utilizzati per esigenza di spesa corrente. Settembre è vicino e la riapertura delle scuole è in alto mare mentre la sanità dovrà reggere forse l’urto di una possibile seconda ondata ma anche invece quello della normale influenza stagionale, per cui il ministro Speranza ha già chiesto uno stanziamento di 20 mld. di euro. Servono fondi quindi immediati, ma per stanziare anche solo una parte di quella riforma serve il MES su cui non c’è l’accordo del M5S per cui, se Conte può aver riportato un notevole successo da Bruxelles, rischia di perderlo oggi quando si tratterà di fare i conti. Anche se il Tesoro assicura che ci sono i fondi, visto che secondo le previsioni in cassa questo mese dovrebbero entrare 80 mld. dal prelievo fiscale, ma ritiene opportuno ricorrere al MES tenuto conto che la spesa per interessi è bassa e le condizionalità sono assai limitate.

Lo stesso Gentiloni in una sua intervista a “La Repubblica” del 24 u.s. è favorevole all’utilizzo del MES dichiarando che se c’è un paese in Europa che può trovare vantaggio da questi prestiti è l’Italia – riferendosi anche ai crediti agevolati di SURE e domani del Recovery Fund. E all’interno di questo pacchetto uno strumento già disponibile è il MES. “Abbiamo eliminato – aggiunge – le vecchie condizionalità macro-economiche ed ora è chiaramente vantaggiosa per un paese con i tassi di interesse come quelli italiani. Ma le decisioni  non si prendono a Bruxelles”. E’ proprio questo il problema. Nel PD non c’è nessuno che ritenga che Conte possa sciogliere la riserva proprio oggi. C’è il rischio che si possa aprire una rottura con il M5S. Anche Zingaretti non è intenzionato ad aprire un nuovo confronto oggi alla vigilia delle elezioni valutando che se ne potrà discutere solo all’esito delle elezioni regionali e a fronte dell’emergenza sociale che possa esplodere in settembre. Insomma, ancora una volta, fa cilecca il coraggio per prendere decisioni che possono andare incontro all’esigenza del paese. Si potrebbe utilizzare questo fondo per riorganizzare il settore sanitario ma, come ha affermato lo stesso Renzi, “non sono Zingaretti o Renzi ad imporre il MES, lo farà la realtà. In autunno la crisi sarà tale che i soldi del SalvaStati s’imporranno da soli”.

28/7/2020

Ritorna sulla scena il MES

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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