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RIESPLODE IL CASO NAVALNY

 

Dopo un lungo periodo passato all’estero, Alexei Navalny lascia la Germania e rientra a Mosca dove, appena 24 ore dopo, viene arrestato, processato e condannato a trenta giorni di detenzione. In realtà, si tratta di una nuova sfida lanciata a Putin perché sapeva bene che al suo rientro sarebbe stato arrestato in quanto su di lui era stata svolta un’indagine per appropriazione indebita, in base alle scarne notizie che sono pervenute. Secondo una valutazione di Eleonora Tafuro Ambrosetti (Ispi), “è curiosa la scelta dell’attivista 44enne di tornare nel suo paese d’origine, senza che vi siano specifici appuntamenti ad attenderlo. Tuttavia lo scopo di Navalny potrebbe essere di puntare ad alimentare con nuove proteste il malcontento nel paese verso la leadership putiniana ma potrebbe essere anche un azzardo in quanto la popolarità in patria non è la stessa di cui gode all’estero”. Un fatto è certo ed è che in Russia serpeggia un notevole malcontento nei confronti del regime anche a causa della notevole corruzione all’interno della amministrazione russa. Sembra che l’obiettivo di Navalny sia stato proprio quello di rilanciare la sfida a Putin, in vista delle prossime elezioni di settembre. Lo ha fatto capire anche nel corso dell’udienza in tribunale da cui ha lanciato un appello a scendere in piazza nella giornata di sabato scorso. Effettivamente la protesta anti-corruzione si è sviluppata in diverse città. La polizia ha attaccato i manifestanti e per la prima volta la gente ha reagito. In cella sono finiti più di tremila persone in tutto il paese tra cui anche i più stretti collaboratori dell’oppositore, scrive La Repubblica di ieri (24 gennaio). Le reazioni in Europa non si sono fatte attendere. Sia il presidente del Consiglio europeo Charles Michel come l’alto rappresentante della Commissione Europea hanno richiesto l’immediato rilascio di Navalny. Solidarietà è pervenuta anche dal Presidente del Parlamento Europeo e dalla Presidente della Commissione UE che ha condannato l’arresto di Navalny. Un portavoce della Commissione Europea ha confermato che sono in corso discussioni tra gli Stati membri sulle eventuali sanzioni da prendere nei confronti della Russia anche se diversi paesi sono contrari a nuove sanzioni. Il nuovo regime di sanzioni adottate dall’UE permette di applicare il cd. European Magnitsky Act, il cui testo è stato pubblicato sulla G.U. dell’UE (regolamento 2020/1998 del Consiglio). Del caso si potrebbe occupare anche il Consiglio dei Ministri Esteri che si riunisce oggi a Bruxelles, anche se, come abbiamo accennato, diversi Stati come la Grecia, Cipro e Italia si son detti contrari, anche in considerazione dei loro stretti legami commerciali con la Russia ma anche la Germania sembra avere dubbi sull’efficacia di queste sanzioni di natura economica che fino ad oggi han creato numerosi problemi e l’interruzione anche dei lavori del gasdotto Stream2. Ma bisogna attendere di avere ulteriori elementi che possano chiarire la situazione anche se per la Russia il rispetto dei diritti umani resta un problema da risolvere se vuole migliorare i suoi rapporti con l’UE. Certo, il gesto di Navalny può essere ritenuto una provocazione per il regime di Putin che però deve fare i conti con il malcontento popolare che il ritorno in patria di Navalny ha contribuito a sollevare. Ora Putin si trova difronte ad un bivio: o lasciare marcire in prigione il suo maggior oppositore politico o liberarlo ed in entrambi i casi facendo crescere la sua popolarità: come scrive La Repubblica di ieri “i diritti umani sono il suo più formidabile avversario”.

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