REFERENDUM: PIU’ FORTE LA VOCE DEL NO
Grazie alla campagna dei sostenitori del NO, non è detto che la partita sia persa a favore della destra sovranista. Il SI’ resta favorito, ma ci sono alcune valutazioni che stanno facendo presa in un elettorato fino ad oggi indifferente all’esito del referendum, ma che comincia a maturare un certo interesse grazie alle iniziative del NO. Molti altri “compagni di strada” in queste ultime ore si sono pronunciati per il NO. Lo scrittore Roberto Saviano ha aspramente criticato il PD e, dopo un botta e risposta con il ministro Dario Franceschini, ha rincarato la dose “il PD è succube di una gravissima mancanza di identità politica: non ha una posizione chiara sulle questioni più rilevanti”. Peccato che lo scrittore sia entrato troppo tardi a condividere la posizione del NO: un suo intervento prima avrebbe senz’altro rafforzato la pattuglia dei sostenitori del NO. Anche molti altri costituzionalisti si sono espressi a favore del NO come il prof. Salvatore Prisco dell’Università Federico II di Napoli il quale, sulle pagine del quotidiano “Il Riformista” ha chiaramente indicato quale sia la posta in gioco. “Sul campo di battaglia – scrive – resta il problema del perseguimento ossessivo “governabilità” in danno della “rappresentanza””…aggiungendo che “assieme alla buona fede di qualche utopista, progressivamente emerge anche la malafede di usare il riformismo costituzionale per regolare conti politici, come se il tempo di una COSTITUZIONE ossia la lunga durata e quello contingente di vita sempre stentata di un governo fossero sovrapponibili. E siamo all’oggi, col taglio dei parlamentari che è una riforma “spezzatino”, ma di cui non sono da sottovalutare affatto gli effetti sistemici”. Anche Fausto Bertinotti si affianca decisamente alla battaglia del NO. In una lunga intervista rilasciata al quotidiano “Il Riformista” – rispondendo alle domande dell’intervistatore dichiara – “Il taglio dei parlamentari è in realtà il taglio del Parlamento. Ed è un fatto che ha una carica simbolica, oltre che sostanziale, talmente forte … è il populismo che avvelena la politica. Ma ho la sensazione che qualcosa stia cambiando o possa cambiare…Non sono così ottimista da pensare che sia invertita la tendenza ma vedo che residuano delle resistenze che oggi affiorano ed animano la superficie della contesa”. Continua Bertinotti: “Siamo davanti ad una crisi della sinistra che ha dato vita alla crisi della politica che determina la crisi della democrazia” aggiungendo che “il Parlamento è passato da principe a servo… oggi il Parlamento c’è e non c’è. Se lo sospendessero per qualche tempo non se ne accorgerebbe nessuno. Il Paese si governa con i DPCM ormai da mesi. E’ una tendenza in atto da anni che negli ultimi mesi ha conosciuto un’accelerazione per quello che è stato chiamato “stato di emergenza””. In effetti, Bertinotti conferma che a questo livello si è potuti giungere grazie ad una crisi aperta già da alcuni anni in seno alla sinistra per cui ritiene che il problema è della ricostruzione del soggetto politico di sinistra, e aggiunge che “la nuova soggettività critica va rintracciata non più nei cieli della politica, ma nei fondamenti sociali profondi della realtà del Paese…I movimenti di protesta si ribellano alle ingiustizie mentre i partiti, soprattutto i nostri, sono tutti votati esclusivamente al governo. Ed è drammatico, se l’unico paradigma è andare al governo”. E a proposito di Conte, laddove Zingaretti lo ha definito “un campione di progressismo” aggiunge Bertinotti “in altri tempi lo si sarebbe definito un campione di trasformismo. Primo capo del governo dell’alleanza tra populisti e destre, pochi mesi dopo a capo di un governo soi-disant di centrosinistra”.
Bisogna prendere atto che il PD non rappresenta più quelle istanze di rinnovamento che si colgono sia a livello nazionale che internazionale. La scelta di campo ultima ha ribadito come, se ce ne fosse stato bisogno, che il PD ha superato le “Colonne d’Ercole”, scendendo a patti con la destra e il qualunquismo politico ritenendo possibile quello che in altri tempi sarebbe stato liquidato come un matrimonio contro natura. Credo sia giunto il momento di abbandonare ogni speranza che questo partito possa tornare ad una politica “di sinistra”.
E’ un partito spento, è la fine di un’illusione. Il PD oggi è il punto di approdo di uno sviluppo storico che lo ha portato progressivamente a rinunziare alla sua identità politica. E’ un’altra pagina di storia che bisogna scrivere oggi, partendo da questo riconoscimento e chissà che la vittoria del NO non cominci a far circolare aria nuova nel Paese, anche per il futuro dell’Europa.
14/9/2020
Referendum. Più forte la voce del NO