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PRIMI SEGNALI DELLA CRISI ALIMENTARE

Avevamo già accennato come la guerra in Ucraina stia bloccando anche l’esportazione del grano di cui sia l’Ucraina che la Russia sono i primi produttori mondiali. Dall’importazione del grano dall’Europa Centrale dipende l’economia di numerosi paesi del Corno d’Africa ma anche di un gran numero di paesi come il nostro. Il granaio d’Europa questo anno rimarrà mezzo vuoto perché scarseggia il frumento. Secondo alcune stime si perderà circa il 40% del raccolto. “Non è solo colpa della guerra ma anche delle scarse piogge – dice il rappresentante dell’associazione degli agricoltori del distretto di Odessa – il cuore cerialicolo dell’Ucraina con 5.200 aziende e una produzione annuale che, solo di grano, supera i 4,5 milioni di tonnellate”. Ana Kovalchuk – esperta di agricoltura – stima che le scorte per il mercato interno coprono due anni: “Il problema è l’export: se per un europeo significherà avere meno olio di semi di girasole, alcuni paesi africani affronteranno un periodo di fame senza fine”.

Abbiamo già scritto della situazione di crisi in cui si trova già il Libano.

In un reportage del quotidiano “La Repubblica” del 30.4 u.s. “nella Tunisia a causa dalla guerra in Ucraina sta finendo il pane”. “La Tunisia è il secondo consumatore di pasta dopo l’Italia e dipende molto dall’importazione per l’84% per quanto riguarda il grano tenero, per il 40% per quanto riguarda il grano duro e per il 50% invece per l’orzo.  Tutto quello che manca ora, mancherà ancora di più quando finirà il Ramadam e si tornerà a mangiare tre volte al giorno”. La situazione politica è complessa in quanto il Parlamento è stato formalmente sciolto dal Presidente della Repubblica e nessuna iniziativa economica è stata presa per superare questa crisi ma anche quella finanziaria.

Le scorte di Tunisi, secondo il Ministero dell’Agricoltura, arrivano fino a fine maggio: l’unica speranza sembra essere l’FMI che però per gli aiuti chiede che il debito sia sostenibile, condizione che oggi non sussiste. Il paese ormai sembra una pentola a pressione, tenuta a fuoco lento. Il paese avrebbe bisogno di provvedimenti immediati per far fronte ad una situazione economica che si trascina da troppi anni e da scelte sbagliate. E così “ancora una volta a pagare il peso della crisi saranno i poveri che potrebbero far esplodere quella pentola a pressione”. Se la guerra in Ucraina sta facendo migliaia di vittime cancellando addirittura villaggi e città, per quanto riguarda la crisi alimentare, non sarà così facile arginarla, neppure a guerra finita. La crisi alimentare è destinata ad espandersi a macchia d’olio anche perché l’abuso dei territori, l’abbandono delle campagne che costringono masse di milioni di persone a riversarsi nelle città, ci potrebbe essere il rischio di una nuova guerra di popolazioni povere contro quelle ricche, alimentando anche un intenso fenomeno migratorio con tutte le conseguenze immaginabili. Se i paesi ricchi che oggi stanno distruggendo risorse umane e devastando interi territori non decidono di mettere fine non solo a questa guerra ma mettere al bando tutte le guerre, bisogna invertire la rotta per garantire la sopravvivenza al genere umano nei prossimi decenni. Malgrado il grido d’allarme degli scienziati, stiamo entrando in una fase che potrebbe essere decisiva per la sopravvivenza di questo pianeta. “Fatti non foste a viver come bruti” scriveva il nostro poeta sommo. Ma a questo punto anche gli animali potrebbero insegnarci qualcosa come la solidarietà di specie che sembra ormai cancellata dall’agenda politica.

Maggio 2022

PRIMI SEGNALI DELLA CRISI ALIMENTARE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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