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PER GRAZIA RICEVUTA

Dopo la pesante condanna inflitta all’Italia dalla Corte EDU con sentenza del 23.2.2016 che non solo accertava le violazioni della Convenzione commesse dall’Italia ma suonava come aperta condanna delle istituzioni italiane, del Governo in primo piano che ha abusato del segreto di Stato favorendo l’impunità dei responsabili e poi dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che concesse la grazia a due agenti della CIA condannati dai giudici italiani, oggi per un puro cavillo giudiziario, dopo il silenzio calato sulla vicenda, si riapre – si fa per dire-  il caso Abu Omar. In effetti, v’era un ultimo agente della Cia che non era stato graziato ma se ne stava buono nel suo paese d’origine, in Portogallo, se non ci fosse stato un equivoco che ha provocato l’intervento ancora una volta dei massimi organi dello Stato italiano. In effetti, fermata in Portogallo, la Corte Suprema portoghese aveva dato l’OK alla consegna alle autorità italiane dell’ex agente della Cia sulla base di un malinteso, perché riteneva che la donna, Sabrina De Sousa, già agente della Cia che aveva lasciato la CIA nel 2000, avrebbe subito un nuovo processo senza sapere che si trattava di una sentenza definitiva. Ne hanno dato notizia sia pure, con un certo riserbo, le agenzie di stampa. La notizia è stata ripresa anche da “La Repubblica” del 1° marzo che ha descritto le varie fasi di questa ennesima operazione di elusione della pena. Ricorrendo all’istituto della grazia, non sappiamo su iniziativa di chi, ma non è difficile immaginarlo, il Presidente della Repubblica Mattarella con un decreto di due righe ha graziato parzialmente la ex spia americana che aveva partecipato al rapimento di Abu Omar, giusto in tempo perché la Procura di Milano potesse revocare l’ordine di carcerazione riservandosi di emettere un atto con sospensione della pena. Legittima la soddisfazione degli avvocati della condannata che avranno tempo trenta giorni per chiedere al Tribunale di Sorveglianza l’affidamento ai servizi sociali, senza aver mai scontato un solo giorno della pesante pena, inflitta alla stessa in data 15.12.2010, di sette anni di reclusione, confermata dalla Cassazione, diminuita di tre anni per sopravvenuto indulto. Nell’esprimere la soddisfazione per questo ennesimo provvedimento di clemenza che annulla definitivamente ogni condanna emessa dai giudici italiani, essi hanno aggiunto che “la carcerazione di una cittadina americana che ha ricoperto ruoli importanti come vice-ambasciatore e vice-console sarebbe stata inopportuna anche per i rapporti internazionali tra i due paesi amici”- Insomma un caso così grave di violazione del diritto da parte di appartenenti ad organismi governativi, italiani e americani, giustamente sanzionato dalla giustizia italiana, che non ha visto alla fine nessuno dei colpevoli scontare nemmeno un giorno di reclusione, solleva pesanti dubbi sulla correttezza in primis del Governo e degli organi istituzionali italiani in questa vicenda che vede messo alla berlina il ruolo della giustizia italiana. E così viene calato un pesante sipario su questa ignobile vicenda che dimostra ancora una volta, che ingiustizia è fatta.

Marzo 2017

(Avv. E. Oropallo)

 

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