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No ai trattamenti disumani favoriti dalle politiche di contrasto all’immigrazione

E’ il grido d’allarme lanciato dal rappresentante delle N.U. sulla tortura nel rapporto presentato il 26 febbraio che ha accusato molti paesi, tra i quali anche alcuni paesi europei, di sottoscrivere accordi internazionali che hanno come obiettivo semplicemente di bloccare gli arrivi dei migranti, costi quel che costi. In effetti, i nuovi strumenti messi in campo da numerosi Stati hanno l’effetto di bloccare sì gli arrivi ma condannando esseri umani a subire torture o trattamenti disumani e degradanti. Diversi i casi già denunciati da Amnesty International che ha accusato l’UE, ed in particolare l’Italia, per le gravi violazioni dei diritti umani commessi nei confronti dei migranti recuperati in mare dalla Guardia Costiera libica e trasferiti nei centri di detenzione allestiti in Libia dal Dipartimento per la lotta all’immigrazione illegale. Tutto con l’unico obiettivo, scrive il rappresentante dell’ONU, di bloccare gli arrivi e non intaccare il benessere dei paesi. Ancora, denuncia il rappresentante ONU, l’uso della detenzione per il solo fatto di essere migranti irregolari: è un atto del tutto arbitrario. Questo tipo di politica finisce per spingere i migranti a ricorrere ai trafficanti di esseri umani, esponendoli a torture o trattamenti disumani e degradanti per cui non è azzardato parlare di complicità di questi Stati nel reato di crimini contro l’umanità. Sempre con riferimento alla recente legislazione posta in essere dal passato governo a guida Gentiloni, secondo Amnesty International, la complicità dell’Italia nelle violazioni dei diritti umani fondamentali si basa sul diritto internazionale che ritiene uno Stato complice quando porta aiuto e assistenza ad un altro Stato nella commissione di un illecito internazionale, se è consapevole di questi comportamenti illeciti. Insomma, il contenimento dei flussi migratori verso l’Italia è stato raggiunto con successo, condannando però migliaia di migranti a morire nei centri di detenzione libici. Incredibile ma vero che l’UE abbia avuto modo di complimentarsi con il Governo italiano per questo successo ottenuto anche grazie al divieto per le ONG di entrare nelle acque territoriali libiche, per evitare testimoni scomodi di quanto accade in quelle acque. Certo è che un fenomeno migratorio così vasto come quello di questi ultimi anni non può classificarsi però come un fenomeno temporaneo ma è un vero e proprio fenomeno di sistema col quale ci troveremo a fare i conti soprattutto negli anni a venire quando il fenomeno crescerà di intensità con l’aumento della popolazione nei paesi africani e con le migrazioni da paesi in guerra o per le carestie. Non si può rispondere a questi fenomeni con politiche di respingimento che non sono efficaci ma di riformare il sistema a livello mondiale, abbattendo le frontiere e rivedendo i programmi di sviluppo che devono andare incontro ai bisogni dell’umanità. Evitando sprechi e investendo di più per l’inserimento dei migranti nel nostro tessuto sociale ed economico. Infine, non è scritto da nessuna parte che deve crescere a dismisura il nostro standard di vita, dimenticando che due terzi della popolazione mondiale soffre la fame, che milioni di bambini sono costretti a lavorare, che le malattie falciano milioni di individui nella periferia del mondo e nei slums delle grandi metropoli capitaliste. Non ci sono politiche nazionaliste che possano dirsi risolutive: al contrario, esse servono solo a far crescere la paura, l’odio, i conflitti razziali e a perpetuare una politica di guerra e di aggressione. La crescita economica dei nostri paesi non può dimenticare i bisogni  di milioni di persone: anche il nostro modello di sviluppo industriale deve adeguarsi e, in particolare, la produzione dei beni materiali va pianificata e indirizzata alla soddisfazione dei bisogni mondiali dell’umanità, abbandonando il mito della crescita illimitata. Le risorse tecnologiche che noi oggi possediamo possono essere la chiave per questi cambiamenti epocali non più dilazionabili. Bisogna disegnare un nuovo sistema al centro del quale non vi sia più la ricchezza materiale ma l’uomo, che si ultilizzino in maniera razionale queste risorse per un mondo diverso da quello che oggi sta crollando sotto i colpi di una crisi determinata innanzitutto dagli egoismi nazionali che si preparano a combattere nuove guerre per difendere il loro potere.       Le risorse ambientali vanno tutelate e non depredate: già oggi l’ecosistema soffre per questa continua spoliazione da parte di questo sistema cui va imputato anche il cambiamento climatico. Se non ci prepariamo a sostenere questa battaglia, probabilmente nel giro di qualche decennio potremmo perdere l’ultima battaglia, quella della sopravvivenza del genere umano. Non consentiamo che politici dissennati, politiche autoritarie e guerre combattute solo per la sete di potere possano mettere la parola fine alla nostra specie.

Marzo 2018

Nota a cura avv. E. Oropallo

No ai trattamenti disumani favorite dalle politiche di contrasto all’immigrazione

 

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