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MEDIO ORIENTE: RISCHIO DI ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO

Più di tre mesi dopo il massacro di Hamas in Israele, seguito dalla reazione violenta di Israele su tutta la fascia di Gaza che ha fatto fino ad oggi più di 25 mila vittime – donne e bambini in buona parte – ci si chiede se sussista un rischio di allargamento del conflitto. Soprattutto dopo che Gran Bretagna e USA hanno bombardato le postazioni delle milizie di Houti in Yemen, sostenute dall’Iran che ha lanciato in risposta alcuni missili sul territorio pachistano.

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L’ostacolo più duro da superare è il rifiuto del premier israeliano di esaminare un piano di pace – dichiarando che nulla potrà fermare le operazioni militari ancora in corso in tutto il paese. Il che a sua volta ha sollevato una dura reazione del governo USA, il quale fino ad ora ha sostenuto la strategia del governo israeliano (all’interno del quale si teme sulla tenuta della coalizione). In un sondaggio dell’Istituto Indipendente (Israel Democracy International) del 2 gennaio scorso, solo il 15% degli israeliani appoggia il Presidente Netanyahu.

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Per la prima volta una bozza di un piano di pace prevede il riconoscimento di Israele da parte del mondo arabo, in cambio di un impegno irreversibile di Israele a consentire la nascita di uno Stato palestinese. Tutto dovrebbe partire da un cessate il fuoco e dalla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Questa soluzione trova l’appoggio anche degli Stati Uniti, impegnati a far dimenticare da parte di un’opinione pubblica americana il sostegno accordato ad Israele nel corso del conflitto ed il veto messo contro la proposta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di chiedere ad Israele un “cessate il fuoco”. Gli ostacoli non mancano a causa dell’ostilità ferma del premier israeliano rispetto a qualsiasi progetto di uno Stato palestinese. In passato Israele non ha rispettato gli accordi sottoscritti – compreso l’ultimo siglato ad Oslo. Come si può avere fiducia nelle promesse di un paese che ha sistematicamente bloccato, con o senza Netanyahu, qualsiasi proposta di soluzione?

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Questa bozza di accordo non fa che ripetere in effetti quello che era già era previsto della costruzione di due Stati indipendenti, quello di Israele che non ha chiesto il permesso a nessuno e quello dei palestinesi che dovrebbe dipendere dal consenso di Israele. In effetti la proposta dovrebbe essere sottoscritta dalle parti, con il sostegno internazionale. Si fa presto a dirlo: non possiamo nascondere un ragionevole scetticismo.

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In questi ultimi anni i focolai di guerra si sono accesi in ogni angolo del pianeta, mandando in fumo il progetto di liberarci dalla dipendenza delle fonti di energia fossile che sta minando sia la vita del pianeta sia la nostra sopravvivenza. Malgrado l’allarme degli scienziati. C’è un’alternativa per cambiare la rotta? Basta mandare in pensione una classe politica che non è riuscita ad eliminare diseguaglianze sociali ed economiche all’interno di un sistema produttivo obsoleto, che continua a sperperare le risorse di questo pianeta, non sempre rinnovabili, che produce enormi ricchezze per poche migliaia di persone e la miseria crescente della gran maggioranza della popolazione mondiale.

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L’ONU non è riuscita in passato, e men che mai oggi, a risolvere pacificamente i conflitti senza ricorrere alle armi. Una volta – era solo il secolo scorso – la gioventù del mondo intero scendeva in piazza per protestare contro il rischio di un’ecatombe atomica, chiedendo il disarmo totale e mandando in soffitta l’industria degli armamenti.

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Per poter affrontare il cambiamento, bisognerebbe poter contare su una forza d’urto pari a cento volte quella sviluppata nel corso del XX secolo. D’altra parte non possiamo attenderci che chi ha le redini del potere sia disposto pacificamente a cederlo, e neppure possiamo illuderci che i signori della guerra decidano di rinunziare a produrre armi di ogni tipo.

Bisogna far sentire la voce di che vuole la pace mentre dobbiamo ancora liberarci dai rigurgiti del fascismo che la vecchia guardia difende, e che in tempi di crisi fa capolino grazie ad una democrazia malata. Bisogna risvegliare le nostre coscienze per preparare un futuro di pace. O vogliamo che sia solo il Papa a far sentire la sua voce per fermare un nuovo olocausto?

Gennaio 2024

MEDIO ORIENTE RISCHIO DI ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO

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