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L’ITALIA RIVEDE I RAPPORTI CON LA CINA

Da quando ha assunto l’incarico a Palazzo Chigi, Mario Draghi ha impresso un forte impulso alle alleanze storiche dell’Italia. Una linea europeista ed atlantica sostenuta da tutti i componenti dell’ampia coalizione di governo. Sembrano un lontano ricordo le posizioni del Movimento 5 Stelle (M5S) con la Cina che portarono il governo giallo-verde di allora a siglare il Memorandum d’intesa con Pechino sull’adesione dell’Italia alla Belt and Road Initiative (Bri) nel 2019. Il raffreddamento della politica italiana nei confronti della Cina non è un fenomeno relegato ai palazzi del governo. I dati confermano la crescente diffidenza dell’opinione pubblica nei confronti della Cina.
Complice il deterioramento delle relazioni di Pechino con Unione europea e Stati Uniti, si è acuita negli italiani la preoccupazione per l’ascesa della Cina come potenza globale. Giudizio negativo che si riflette anche nell’opinione pubblica. Secondo un sondaggio, il 67% del campione ritiene eccessiva l’influenza economica cinese in Italia e il 64% quella politica. Fra gli italiani cresce il fronte di quanti ritengono necessario rimanere ancorati all’Europa come alternativa alle due superpotenze. Questo orientamento trova conferma anche nella quota relativamente alta di italiani che mostra diffidenza nei confronti della “Alleanza delle democrazie” proposta dal presidente Usa Biden. Una larga maggioranza del campione sarebbe in linea di massima favorevole alla proposta. Draghi aveva descritto il Paese come “un’autocrazia che non aderisce alle regole multilaterali e non condivide la stessa visione del mondo delle democrazie”. Prevede sì la cooperazione ma anche franchezza sui punti inaccettabili. In merito alle relazioni bilaterali, Draghi aveva anche espresso l’intenzione di voler rivedere l’accordo sulla Bri siglato nel 2019. Toni decisamente più freddi provengono anche da parte del M5s, che peraltro aveva dato segno di aver diminuito l’entusiasmo nei confronti di Pechino già durante il governo Conte II. Nei mesi scorsi Di Maio ha affermato che le relazioni con gli Stati Uniti sono di gran lunga più importanti di quelle con Pechino, mentre in diverse occasioni non ha mancato di criticare la Cina su dossier come il rispetto dei diritti umani e il mantenimento degli impegni in ambito ambientale. Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo, ha denunciato più volte l’aggressività cinese, ad esempio in occasione delle sanzioni di Pechino contro gli europarlamentari in ritorsione alle misure Ue contro funzionari cinesi o delle incursioni aeree nello spazio aereo di Taiwan. A settembre, il M5S ha votato a favore del rapporto della commissione Affari esteri del Parlamento europeo che chiede il rafforzamento dei rapporti con Taiwan.

Novembre 2021

L’ Italia rivede i rapporti con la CIna

 

 

 

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