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L’ITALIA PENULTIMA IN UE PER PERCENTUALE DI GIOVANI LAUREATI

L’Italia è penultima tra i Paesi Ue come numero di laureati nella fascia tra 25 e 34 anni. Lo evidenzia uno studio di Eurostat, che dimostra come l’Europa abbia una percentuale di giovani con una laurea del 41%, mentre il nostro Paese si ferma solo al 29%. Nel 2020, il 41% dei giovani tra 25 e 34 anni ha completato gli studi universitari. Di questi, la percentuale di donne (46%) supera quella degli uomini (35%). L’Unione europea si è prefissata un obiettivo del 45% di laureati entro il 2030. L’Italia, tuttavia, è molto lontana dalla media europea ed è penultima nella graduatoria con una percentuale del 29%, precedendo solo la Romania con il suo 25%. Uno dei motivi è sicuramente la mancanza di investimenti nel settore scolastico: al momento l’Italia spende per l’istruzione meno dell’1% del Pil, a differenza di Paesi come Germania, Francia e Austria che arrivano rispettivamente all’1,2%, 1,5% e 1,7%. Il piano nazionale di ripresa del governo Draghi prevede misure specifiche per rafforzare l’istruzione, tra cui un miliardo di euro per gli alloggi e 500 milioni dedicati alle borse di studio. Tuttavia, questi stanziamenti non sono sufficienti a controbilanciare le tasse universitarie tra le più alte d’Europa e l’anomalia degli studenti che avrebbero diritto a una borsa di studio, ma non la ottengono per mancanza di fondi. “L’Italia ha il dovere di invertire la tendenza”, ha detto il ministro dell’università Maria Cristina Messa. “Ci sono due azioni che dobbiamo mettere in campo subito: la prima è ampliare il numero degli studenti e l’offerta formativa degli atenei – ha aggiunto la ministra – aiutando le famiglie che non hanno mezzi sufficienti per far studiare i figli. La seconda è migliorare il collegamento con il mondo del lavoro”. In effetti si tratta di un dato preoccupante in quanto in un futuro non lontano dovremo aprire le porte non solo ad una immigrazione di mano d’opera più o meno qualificata per riempire i vuoti già oggi rilevanti nel campo della produzione ma anche ai laureati che sono indispensabili nel processo economico. Ma c’è un altro aspetto che ci preoccupa, aldilà di quello economico, ed è il basso livello culturale che coinvolge tutto il paese rispetto ai nostri alleati in Europa. E qui ritorniamo al tema dell’argomento. Se non saremo capaci di investire nelle scuole quelle risorse che l’UE generosamente ci ha fornito per migliorare il sistema scolastico, rischiamo davvero di aprire un nuovo ciclo di “analfabetismo di ritorno” nel senso che verranno a mancare gli strumenti culturali per comprendere i cambiamenti sociali. Va bene l’uso di internet, ma non bisogna dimenticare che la lettura di un libro è uno strumento prezioso per migliorare la conoscenza. Oggi, invece, i giovani leggono poco per cui capiscono poco: bisogna invertire la tendenza per non formare una generazione di illetterati che va a gravare sullo sviluppo culturale di tutta la società.

Novembre 2021

L’Italia penultima in Ue per percentuale di giovani laureati

 

 

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