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L’Europa, questa sconosciuta

A pochi giorni dalle elezioni del Parlamento europeo, non si può tacere che gli italiani, malgrado siano trascorsi più di sessant’anni dalla sottoscrizione del Trattato che istituiva una larga cooperazione economica tra i sei paesi fondatori, non siano ancora in grado di avere una conoscenza anche superficiale di questo sistema europeo che regola la vita di quasi cinquecento milioni di cittadini europei. Ben poco sa il cittadino italiano del contributo che questa organizzazione fornisce per lo sviluppo della economia dei paesi membri, contribuendo alla sicurezza e allo sviluppo della società europea in senso democratico. Fondamentale è stato l’intervento della BCE (Banca Centrale Europea) che ha avuto, nella recente crisi economica, un ruolo determinante per la economia e le finanze dei singoli paesi, evitando il crollo del sistema economico e controllando, nella zona euro, l’aumento dell’inflazione. Purtroppo, in questi anni molti paesi membri, tra i quali anche l’Italia, hanno diffuso false notizie sull’Europa per nascondere spesso la incapacità e gli errori della loro classe dirigente, allontanando spesso i cittadini dall’Europa, vista come un’organizzazione ostile. Anche per quanto concerne la gestione del fenomeno migratorio, il nostro governo – ieri ed oggi – ha fatto di tutto per rigettare sul sistema europeo le conseguenze di una fallimentare applicazione da parte italiana della normativa che regola l’accoglienza dei richiedenti asilo che arrivano in Europa. Di fatto, il cittadino italiano non ha potuto usufruire di un’informazione corretta per cui oggi, sfiduciato e disinformato, si trova nella situazione di andare a votare al buio, anche se la posta in gioco, mai come questa volta, è importante non solo per il futuro dell’Europa ma anche dell’Italia. Il globalismo ha reso sempre più improbabile e inefficace la difesa dei singoli interessi nazionali, per cui solo una forte organizzazione, come in questo caso l’UE, può gestire i rapporti internazionali – di natura politica ed economica – con i grandi paesi che oggi sono i protagonisti della scena mondiale, come gli USA, la Cina e la Russia. In questo quadro così delineato, l’Italia è in controtendenza rispetto alla politica dell’UE, andando a sottoscrivere accordi a livello bilaterale come è avvenuto recentemente con la Cina per cui è rimasta isolata rispetto agli accordi sottoscritti dall’UE con la Cina. Altrettanto dicasi per quanto riguarda la politica. Laddove l’UE, come nel caso del Venezuela, ha preso posizione contro Maduro, ebbene l’Italia è rimasta silente. Ancora, per quanto concerne  la crisi bellica in Libia, non si sa bene quale sia la posizione dell’Italia. Spesso il nostro Ministro degli Esteri rimane estraneo alle decisioni che il Capo del Governo, ma diciamo meglio dei capi del M5S e della Lega, pretendono di assumere scavalcando le competenze specifiche del Ministro degli Esteri. Anche per quanto riguarda il sovranismo, la posizione dell’italia non è chiara e non è allineata con quella dell’UE perché mentre l’UE ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del governo ungherese per la violazione della libertà di stampa, il nostro ministro degli Interni va a trovare Orbàn a Budapest per tessere accordi in vista delle prossime elezioni europee, dimenticando, paradossalmente, che l’Ungheria è uno dei paesi del cd. gruppo di Visegrad che si è opposto fortemente alla redistribuzione dei migranti arrivati sulle coste siciliane tra tutti i paesi europei. E va anche detto che l’Italia si è rifiutata fino ad oggi di lavorare per la riforma del Trattato di Dublino che regola il diritto d’asilo in Europa, impedendo di fatto la revisione di tutto il sistema di accoglienza dei migranti in Europa. Il voto che gli italiani esprimeranno sarà determinante per le scelte dell’UE ma, purtroppo, se i giovani, che hanno avuto l’opportunità di andare a trascorrere un ciclo di studi in paesi europei, hanno una più diretta conoscenza del sistema Europa, la gran parte dei cittadini italiani ha un deficit cognitivo che li allontana dall’Europa, per cui il loro voto potrebbe essere non utile per avviare una riforma del sistema europeo. Secondo gli ultimi sondaggi, una parte notevole degli italiani, di poco inferiore al 50%, ritiene che i nostri problemi siano determinati dalla politica europea mentre una buona parte percentuale degli aventi diritto al voto, sarebbe disponibile anche ad uscire dall’euro o addirittura dall’UE. Come se la Brexit non fosse mai esistita! Andremo dunque ancora una volta impreparati a questo appuntamento, in conseguenza sia di una informazione drogata ma anche per la mancanza di un senso di appartenenza all’Europa che è difficile sviluppare in quanto la scuola e l’Università in Italia danno poco impulso alla conoscenza di questa realtà che incide sulla vita e sull’organizzazione della società dei paesi membri. Nessun accenno si fa alla supremazia, nel quadro delle fonti del diritto, della legge comunitaria rispetto alla legge nazionale. Poco chiara è la conoscenza del potere della BCE e del controllo che esso esercita sui sistemi bancari nazionali e sulla finanza dei singoli paesi membri. Insomma, facciamo parte di un sistema politico ed economico, certo non perfetto, ma del quale ben poco sappiamo per cui non riusciamo neppure ad utilizzare gli strumenti che l’UE ci offre per migliorare la vita dei nostri cittadini. Se i nostri giovani continuano ad emigrare in Europa lo fanno anche perché, oltre alle migliori possibilità di lavoro, possono anche acquisire esperienze preziose e di godere di stipendi più alti rispetto a quelli italiani.  E questo che vale per gli studenti e i giovani si può dire che vale anche per l’economia. Molti imprenditori non nascondono le loro critiche per una burocrazia, come quella italiana, che blocca spesso i progetti di lavoro. Senza dimenticare il drammatico ritardo in cui trova il nostro sistema giudiziario che allontana gli investimenti dal nostro paese. Ecco, se questa è l’occasione, spero che gli italiani non si facciano sfuggire, ancora una volta, di contribuire alla crescita di un grande sistema sociale che ha come obiettivi innanzitutto la difesa dei diritti del cittadino, la parità di sesso a tutti i livelli, la difesa della famiglia e la libertà di circolazione su un’area che si estende dal Portogallo fino ai confini con la Russia. Un continente che può essere un interlocutore valido per gli altri sistemi politici, capace per il suo passato e la sua impostazione democratica di fare da apripista per un sistema mondiale basato sui principi di solidarietà e di uguaglianza, sul rispetto del singolo individuo, aldilà di ogni differenza di razza, di colore e di religione. Un sistema che certo fatica a farsi strada ma che non può nascere senza il contributo dell’Europa.

Maggio 2019

(Avv. E. Oropallo)

L’Europa, questa sconosciuta

 

 

 

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