LE ULTIME A PROPOSITO DEL RECOVERY FUND
Nel pieno rispetto della tabella di marcia, il Governo ha presentato alla Camera nei giorni scorsi il testo del Recovery Plan che dovrà pervenire a Bruxelles, entro il 30 aprile prossimo. Con l’astensione solo di Fratelli d’Italia e di Sinistra Italiana esso è stato approvato a larga maggioranza. Tenendo conto anche delle proposte fatte in Parlamento, ora il testo passerà all’esame prima dei tecnici del Tesoro sotto la guida del Ministro dell’Economia Daniele Franco e poi di Palazzo Chigi. Il passaggio per il governo è delicato: restano solo poco meno di 30 giorni per consegnare a Bruxelles il testo definitivo dopo un ulteriore passaggio al Parlamento. Nei mesi scorsi la Commissione, ed in particolare il Commissario per l’Economia Gentiloni, hanno insistito sulla necessità di indicare le riforme che dovranno accompagnare gli investimenti finanziati dall’Unione. Per il nostro paese si tratta di modernizzare la Pubblica amministrazione e la Giustizia ma anche di procedere ad una riforma delle pensioni e di prendere misure per aumentare la competitività del paese. Il legame tra soldi e riforme è noto da tempo ma ora Bruxelles lo ha ribadito con forza. Per Roma si tratta soprattutto di tenere sotto controllo il debito pubblico per cui il Presidente Draghi ha imposto tre paletti: il primo è quello di collegare gli investimenti del piano governativo ad una serie di riforme che toccano pubblica amministrazione, fisco, scuola e giustizia, come chiede l’Europa. Il secondo paletto riguarda la entità della spesa. In pratica Draghi avverte che, a parte i sussidi a fondo perduto, i prestiti europei a tasso più vantaggioso verranno richiesti non per copiosi finanziamenti a pioggia ma per investire con logica imprenditoriale, senza gonfiare il debito pubblico in maniera non sostenibile. Il terzo paletto tocca i cordoni della borsa “La governance del programma di ripresa – avverte Draghi – è incardinata nel Ministero delle Finanze con la stretta collaborazione dei ministeri competenti”, ribadendo come “il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione – anche perché – il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici, apportando, più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti”. Una prospettiva che evidenza tutta la sua criticità sul piano politico e sociale. E’ evidente che Draghi ha guardato soprattutto agli impegni che l’Italia ha sottoscritto e che dovrà onorare se si vogliono evitare le critiche da parte dei paesi “virtuosi” che hanno accusato l’Italia di voler utilizzare i fondi per migliorare i suoi conti pubblici. E’ per questo che Draghi già sta insistendo con i partners di governo per realizzare quelle riforme necessarie per superare i problemi del paese. E lo sta facendo con un certo anticipo perché, nella seconda metà di questo anno, se riusciamo ad uscire dalla pandemia, bisognerà pur lavorare per la loro realizzazione. Più chiaramente Draghi nel suo discorso alla Camera ha detto di voler puntare al riequilibrio del gap salariale. Occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere di pianificare, progettare e accelerare gli investimenti. “Il nostro paese –ha scritto Cottarelli sulle pagine del quotidiano La Repubblica – ha un disperato bisogno di una massiccia semplificazione burocratica, conditio sine qua non per attivare investimenti privati in quantità adeguata”. Certo si tratta di un piano che farebbe tremare i polsi anche ad un governo più omogeneo di quello attuale: i prossimi mesi dovranno essere dedicati a costruire una maggioranza meno raccogliticcia di quella attuale per velocizzare la marcia del paese ed assicurare quelle riforme che ci consentiranno di uscire dallo stato attuale e questo sarà forse la parte più delicata e difficile da realizzare.
Aprile 2021
LE ULTIME A PROPOSITO DEL RECOVERY FUND