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LE MANOVRE SOVRANISTE DI ORBAN

Il governo ungherese ha dichiarato che a partire dal 21 maggio scorso sono stati chiusi i campi della cosiddetta “zona di transito” dove erano detenuti centinaia di richiedenti asilo e migranti a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE che ha ritenuto illegittima la loro detenzione. La sentenza non è che l’ultimo atto di uno scontro tra l’UE e il governo ungherese che ha adottato una linea dura sull’immigrazione. Il sottosegretario Gergely Gulyas ha detto che l’Ungheria “è stata obbligata a rispettare il verdetto della Corte di Giustizia europea” per cui nel giro di una notte le autorità hanno rilasciato circa 300 persone, molte con bambini piccoli dopo aver respinto le domande di asilo di coloro che erano entrati in Ungheria passando attraverso la frontiera serba. Nella sua sentenza la CdG ha affermato che i migranti non potevano essere detenuti nei campi senza che i loro casi fossero esaminati individualmente e che non potevano essere trattenuti più di 4 settimane. Dopo aver liberato queste persone, l’Ungheria ha sostenuto che coloro che si trovavano nei campi avrebbero potuto lasciare la zona di transito in direzione della Serbia che però si è rifiutata di riammetterli. Attualmente i migranti sono stati alloggiati nei Centri di accoglienza per i richiedenti asilo ma non si sa per quanto tempo e cosa sarà mai di loro. Perché Orban si ostina a ritenere che, in base a una legge approvata nel 2018, le domande di asilo possono essere presentate solo alle Ambasciate all’estero per cui attualmente i migranti sono in una sorta di limbo in quanto non possono rientrare in Serbia e in Ungheria non possono richiedere che sia esaminata la loro richiesta di asilo.Una soluzione beffarda quella del governo ungherese che di sicuro lascia aperta l’ipotesi di un nuovo scontro con l’UE. Ma l’UE neppure può dirsi priva di colpe in quanto – come dichiara Ignatieff in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” del 26 maggio u.s. – “L’UE, gli è complice. Si dice preoccupata per la violazione dei diritti umani. Potrebbe smettere di foraggiarlo ma non lo farà. Traumatizzata da Brexit e dalla crisi dell’euro, divisa da Nord a Sud, con l’euroscetticismo italiano e spagnolo, l’UE è debole e lui lo sa. Fa campagna contro l’Europa ma ne ha bisogno, incassa miliardi in fondi di coesione. Se fosse forte, l’UE direbbe all’Ungheria e alla Polonia: state violando le nostre norme basilari e se non smettete, vi tagliamo fuori dai fondi”. Non possiamo che concordare con questa valutazione di Michael Ignatieff, già rettore della Central European University fondata da Soros e cacciato dal paese dal governo di Budapest. In effetti, i paesi sovranisti stanno sfruttando un periodo di estremo disagio che attraversa oggi l’UE ma va aggiunto che grazie alla sua forza economica che sta dimostrando anche nel corso di questa pandemia, l’UE tuttora è una ciambella di salvataggio per i paesi membri. Così come è stolta e ingannevole la propaganda italiana della destra in Italia, anche i paesi sovranisti sanno bene che non c’è alternativa fuori dall’UE e di conseguenza riteniamo che l’UE possa esercitare pressione su questi paesi facendo leva proprio sui benefici che comporta la loro appartenenza all’Unione. Anche perché – come ricorda sempre Ignatieff nella sua intervista – se i paesi dell’UE possono definirsi democrazie solide, altri paesi come la Serbia ed altri paesi balcanici che hanno richiesto di aderire all’UE, considerano l’Ungheria come un modello. “Se avessero accesso all’Europa forse andrebbero in una direzione più democratica ma per ora non è così”. In effetti i paesi balcanici, rimasti fino ad ora fuori dall’UE, non desiderano altro che raggiungere gli altri popoli europei all’interno dell’Unione per cui una loro adesione potrebbe mettere fine anche ai contrasti ancora aperti a livello regionale, controllando anche la penetrazione sia di Cina che della Turchia paesi molto attivi in questi ultimi anni per creare un’area di influenza politica ed economica. Chi è Orban? Conoscendolo bene da vicino, Ignatieff ricorda che all’inizio della sua ascesa politica Orban era stato molto vicino a Soros, ricordando che lo studente universitario di allora era sceso coraggiosamente in piazza per protestare contro la presenza dei carri armati russi nella primavera dell’89. “Un avventuriero della politica, un opportunista capace di fiutare il malumore della gente”, non dimenticando però che il consenso si basa su una costante crescita economica. Gli ultimi dieci anni sono stati prosperi; un terzo del paese è più ricco “grazie all’Europa che lui bastona” ed è su questa base elettorale che Orban conta. “L’Ungheria sembra libera ma ha solo la forma di una democrazia, non la sostanza”.  Una democrazia “illiberale” secondo una definizione ormai diffusa che potrebbe essere il preludio per un regime forte e assolutista. La sospensione dei poteri del Parlamento, i pieni poteri di cui adesso gode Orban, sono segnali inquietanti anche se il sovranismo non ha il consenso delle masse popolari, ricordando che una parte della borghesia ungherese più illuminata, e tra essi tutto il comparto della scuola e dell’informazione, è pronta a scendere in piazza per difendere i diritti di libertà messi in discussione da Orban. L’oscurantismo politico e sociale di questo governo all’interno non fa che discriminare intere fasce sociali mentre la classe operaia, privata di ogni libertà sindacale, resta ancora estranea a questa battaglia ma domani potrebbe puntare ad un’alleanza con quello che resta dell’opposizione di sinistra ad Orban per mettere fine al suo potere “che non è eterno – scrive ancora Ignatieff – e non scriverà per sempre la storia del suo paese”.

3/6/2020

LE MANOVRE SOVRANISTE DI ORBAN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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