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L’ARCA DI NOE’

 

Subito dopo il drammatico appello lanciato dopo le dimissioni del governo Conte, il Presidente della Repubblica ha deciso di affidare l’incarico all’ex governatore della BCE Mario Draghi, uno dei pochi che, per competenza e serietà, potrà contare sulla fiducia delle istituzioni europee ma soprattutto essere in grado di formare un governo senza il condizionamento della politica. Un governo, quindi, che prendesse le distanze dai partiti per affrontare le emergenze e capace di far ripartire l’Italia.

Tra le prime emergenze c’è quella sanitaria e poi il lavoro, l’economia, la scuola e l’ambiente facendo intendere ai partiti di “lasciare da parte le casacche”. Il discorso di Draghi è stato accolto con una certa freddezza da tutte le parti politiche tanto è vero che si temeva che il suo appello cadesse nel vuoto. Senonché, dopo poco più di 24 ore dall’incarico, il panorama è mutato quando Draghi ha fatto capire di non voler chiudere le porte ai partiti per la formazione del suo governo.

Dopo l’ipotesi di un governo tecnico, quella di un governo misto, per cui ad eccezione del partito delle destra estrema, tutti ma proprio tutti i partiti si sono offerti per partecipare alla formazione del governo. Un governo dunque che, invece di segnare una discontinuità dal passato, è finito per diventare il governo di unità nazionale.

E’ ancora presto per dare un giudizio ma sembra proprio che questa strategia adottata da Draghi costituisca una gabbia in cui l’ex presidente BCE è entrato con la presenza nel governo di ministri europeisti ma anche anti-europeisti come la Lega. Vero è che, nel corso delle trattative per la formazione del governo, Salvini ha abiurato la sua posizione anti-europeista. “Sarà un governo ambientalista” dichiara il neo presidente e ci sarà un nuovo piano per la vaccinazione di massa, semmai coinvolgendo anche i medici di famiglia. Ai ministri che lo ascoltavano Draghi ha spiegato che non basta difendere i posti di lavoro ma bisogna crearne altri andando oltre la logica dei sussidi e senza dimenticare l’emergenza scolastica e culturale dopo che “si sono persi mesi di scuola”.

Riuscirà questa forzata collaborazione di anime diverse all’interno del governo a rispondere alle emergenze di questo paese?

Dalle prime avvisaglie sembra proprio di no. E’ bastata la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici in montagna a sollevare le critiche del ministro della Lega Garavaglia che ha attaccato l’ordinanza che blocca la riapertura. Palazzo Chigi è stato costretto ad intervenire precisando che “è stata una decisione condivisa”. Un primo attacco a un provvedimento del governo, prima ancora di ottenere la fiducia del Parlamento.

C’è da aggiungere che la conversione di Salvini e della Lega sulla strada dell’europeismo ci sembra piuttosto una scelta di opportunismo politico per non essere lasciati fuori dalla guida di questo paese. La Lega Nord dovrebbe abbandonare le politiche migratorie, il razzismo, il gruppo dei partiti di estrema destra soprattutto in ambito europeo. Vedremo presto se la Lega sia disposta a rinunziare alla sua anima sovranista. “La luna di miele della maggioranza – scrive Il Riformista del 14.2– durerà finché la questione giustizia non chiederà di schierarsi”. E’ possibile che ciò avvenga anche perché contro la “presunta” riforma della giustizia dell’ex guardiasigilli Bonafede – avversata da magistrati e avvocati – che è stata la classica buccia di banana su cui è scivolato il secondo governo Conte. Non dimentichiamo che il M5S in larga minoranza ha ritenuto di non gradire di restare al governo assieme alla Lega per cui qualche problema può nascere all’interno del governo ma il tema degli investimenti produttivi, la fine della politica dei ristori alle aziende, potrebbe segnare un altro punto di rottura con i partiti della destra. Sul piano del lavoro, all’ordine del giorno ci sarebbe anche il blocco dei licenziamenti fino ad inizio estate mentre entro fine aprile il governo si è impegnato a riscrivere il Recovery Plan per ottenere un primo finanziamento a giugno del Recovery Fund. Se questo non avviene, non solo l’Italia resterebbe a bocca asciutta ma potrebbe generare anche il fallimento di tutta l’operazione per il resto dell’Europa. Insomma, una serie di emergenze che vanno affrontate con vigore e senza risparmio di tempi anche se resta forte la speranza che il governo Draghi resti fino alla fine della legislatura.

L’ARCA DI NOE’

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