skip to Main Content

L’ANTISEMITISMO DI SINISTRA

E’ davvero incredibile che continuino a circolare voci su un presunto “antisemitismo di sinistra”. Se non altro, come ricorda Gad Lerner in un suo articolo apparso sul quotidiano “La Repubblica” del 21 novembre scorso, prima Augusto Bebel e poi Lenin definirono l’antisemitismo “il socialismo degli imbecilli”. E come dimenticare che grandi protagonisti della rivoluzione russa (Trotsky) per fare un nome provenivano originariamente dall’ambiente cosmopolita ebraico? Addirittura in quell’epoca era nato in Polonia  – che allora faceva parte dell’impero russo – un partito socialista laico (BUND) che nel 1898 a Minsk entrò a far parte del POSDR – il partito socialdemocratico russo – e che per i primi anni fu l’unico rappresentante dei lavoratori ebrei. L’apporto dato alla rivoluzione russa da questi proletari e intellettuali cosmopoliti ebrei fu un elemento che valse a segnare le sorti della rivoluzione. L’ascendenza israelitica di molti protagonisti della rivoluzione veniva riconosciuta più tardi anche dallo stesso Winston Churchill che ebbe a scrivere “non c’è bisogno di esagerare il ruolo giocato da questi ebrei internazionali e perlopiù atei nella creazione del bolscevismo e nell’attuale realizzazione della rivoluzione russa.  E’ stato certamente un importantissimo ruolo che ha inciso più di qualunque altro e l’influenza di russi come Bukharin e Lunacharsky non può essere paragonato al potere di Trotsky e Zinovieff. Solo la sconfitta della rivoluzione russa e la presa del potere da parte di Stalin negli anni trenta, quando decise di liberarsi dei suoi oppositori politici (Trotsky fu uno degli ultimi bolscevichi ad assere ammazzato) anche la origine ebraica decise per le sorti di migliaia di oppositori politici, spesso accusati di cogiurare contro il potere sovietico. Chiarito dunque che i comunisti non hanno mai discriminato gli ebrei per la loro origine, resta da vedere se oggi si può parlare di antisemitismo di sinistra. “Mentre la destra italiana dopo il caso Segre – scrive Lerner – rifiuta di ammettere la presenza nelle sue fila di posizioni antisemite – in Gran Bretagna il partito laburista – a seguito di una lettera pubblicata sul Guardian da John Le Carré e sottoscritta da altri intellettuali – viene accusato di tollerare la presenza all’interno del partito di una fronda antisemita”. Accusa del tutto falsa e pretestuosa che cerca solo di mettere in cattiva luce il Labour Party in previsione delle prossime elezioni. “Anche se – aggiunge Gad Lerner – l’adesione alla causa nazionale palestinese e la simpatia manifestata ai movimenti arabi di matrice islamica, …contraddistinguono effettivamente la componente della sinistra inglese a cui lo stesso Corbyn da sempre è legato”. Da questo ad accusare la sinistra inglese di essere antisemita, il passo è breve anche se solo gli imbecilli che fanno parte di questa nuova generazione di politici raccogliticci può far passare l’appoggio alle giuste rivendicazioni dei palestinesi e l’opposizione alla politica segregazionista dello Stato di Israele, come un segnale di antisemitismo. La destra nazionale e i sovranisti europei – che pur si professano al fianco dello Stato d’Israele nella sua lotta contro la  “minaccia islamica” – continua ad attaccare quella élite di ebrei cosmopoliti, come Soros accusati di finanziare l’immigrazione attraverso l’aiuto economico fornito alle ONG.  “Anche il fastidio suscitato dalla nomina a senatrice a vita di Liliana Segre trae alimento dal modo in cui l’ex deportata ebrea ha scelto di interpretare la sua funzione. Invece di limitarsi a testimoniare le sofferenze patite….si è permessa di trarne anche insegnamenti per il presente…”. Se questo sentimento di esclusione serpeggia apertamente sia nella destra italiana ma ancora diffuso anche nelle piccole patrie dove l’usuraio ebreo veniva apertamente detestato per la sua funzione sociale, non può chiedere alla sinistra europea, perlomeno a quello che resta della sinistra, ad abdicare al suo ruolo di appoggio a tutti i popoli oppressi dal capitalismo mondiale per cui è politicamente corretto che la lotta contro lo Stato d’Israele non costituisca affatto l’espressione di un sentimento antisemita. Riconoscendo i meriti e i diritti di questo popolo migrante che da secoli è riuscito a sopravvivere nonostante le persecuzioni che si sono ripetute nel corso dei secoli oscuri, non bisogna nascondere le colpe di questo Stato che è nato sulla base di accordi tra opposti capitalismi che lo hanno trasformato in un baluardo del mondo occidentale contro la minaccia islamica. Un vero partito di sinistra sa distinguere tra la tragedia che ha subito il popolo ebraico come va riconosciuto incondizionatamente il diritto alla vita anche per i palestinesi cui l’attuale politica dello Stato d’Israele nega ai palestinesi. Purtroppo, la politica dei grandi Stati fa sì che questo problema, della convivenza tra popoli diversi su uno stesso territorio, sia ancora lontano dalla risoluzione, rappresentando spesso lo Stato d’Israele gli interessi di altri protagonisti della politica odierna. Eppure, bisogna ricordarsi che lo Stato d’Israele nacque sulla base di rivendicazioni di un partito fatto da ebrei socialisti. La soluzione di una convivenza pacifica esiste ma bisogna eliminare il nodo che ancora impedisce questa soluzione: la presenza di un imperialismo feroce che sacrifica i diritti di due popoli alle regioni del più dispotico e agguerrito sistema capitalista.

4 Dicembre 2019

L’antisemitismo di sinistra

Back To Top
Translate »