LA PROTESTA POPOLARE IN BULGARIA CONTRO LA CORRUZIONE E LA MAFIA
Mentre gli occhi del mondo e quelli dell’UE sono concentrati sulle proteste in Bielorussia, nessuno sembra prestare attenzione alle proteste contro il governo che durano da quasi due mesi in Bulgaria che pure è un paese membro dell’UE. I manifestanti scendono in piazza ogni sera a Sofia e in altre città per protestare contro la corruzione: il premier Boyko Borissov è accusato, insieme al Procuratore Generale Ivan Ghescev, di essere “corrotto” e “affiliato alla mafia”: è da luglio ormai che i cittadini bulgari chiedono le dimissioni e nuove elezioni immediate. Nel paese la frattura non è solo tra la società civile e il potere accusato di corruzione ma c’è una vera e propria frattura istituzionale che vede schierati da una parte il premier in carica e dall’altra il Presidente della Repubblica Rumen Radev che invece appoggia le rivendicazioni della piazza. Le proteste sono giunte ad un punto di rottura mercoledì 2 u.s., giorno in cui il Parlamento ha ripreso l’attività. Il primo ministro Borissov sta cercando di trovare 120 firme necessarie per proporre una modifica della Costituzione. I manifestanti ritengono che si tratti solo di una manovra per perdere tempo e per evitare di dare le dimissioni. Le strade e le piazze della capitale, presidiate dalla polizia, sono piene di manifestanti che continuano a gridare lo slogan “mafia fuori”. Possibile che l’UE, che si dimostra così sensibile alle vicende della vicina Bielorussia che pur non fa parte dell’UE e dimentichi la battaglia per la legalità che sta conducendo il popolo bulgaro? Il paese, membro dell’UE, pretende il rispetto della legalità e le dimissioni di un primo ministro colluso con la mafia. Se l’UE vuole dimostrare di essere vicina ai problemi dei cittadini, è necessario che faccia sentire la propria voce quando vien messa in discussione la tenuta democratica di un paese, come sta avvenendo oggi in Bulgaria. Hristo Ivanov, già Ministro della Giustizia, ora presidente del partito pro mani pulite “Sì Bulgaria” in un’intervista rilasciata alla testata giornalistica “La Repubblica” ha chiarito che la protesta non coinvolge solo l’attuale esecutivo e il suo capo ma “il modo in cui la Bulgaria è governata” criticando la posizione della Commissione Europea che ha bloccato il monitoraggio sul sistema giudiziario del paese. Per Ivanov “la Bulgaria è uno dei posti migliori da studiare per capire la capacità dell’UE di confrontarsi con la corruzione, con l’erosione delle libertà dei media. Se l’Europa non ce la fa in Bulgaria potrebbe fallire ovunque”. E questo è un preciso monito per l’UE anche in vista dell’adesione della Bulgaria all’area dell’euro. E’ notizia delle ultime ore che la manifestazione che si è svolta mercoledì 2 innanzi alla sede del Parlamento ha preso una svolta violenta quando ancora una volta il primo ministro ha rifiutato di dimettersi. Secondo la polizia un gruppo di manifestanti avrebbe lanciato contro la polizia potenti ordigni esplosivi per cui i gruppi antisommossa hanno reagito con la forza, usando granate stordenti e gas lacrimogeni. L’UE fino ad ora continua ad ignorare questi avvertimenti ma nella giornata di oggi è in calendario al Parlamento europeo un dibattito sulle libertà civili per cui il paese si aspetta un intervento più deciso da parte dell’UE e del PPE, di cui fa parte anche il partito di Borissov. Si chiede un intervento che serva a riportare la democrazia in Bulgaria ed essere di monito per gli altri paesi dell’UE che calpestano i principi posti a base dell’UE. Una richiesta del tutto legittima se non si vuole che altri paesi dell’UE continuino a restare nell’Unione pur rifiutando di adeguarsi alla normativa europea per quanto concerne il rispetto delle libertà civili.
10/9/2020
La protesta popolare in bulgaria contro la corruzione e la mafia