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LA NUOVA GUERRA FREDDA

Nel maggio scorso, solo qualche mese dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, in occasione del G7 dei Ministri degli Esteri, il nuovo Presidente USA ha fatto presto a chiarire quali fossero i suoi obiettivi in Asia e specificamente nei confronti della Cina, preoccupato dalle continue incursioni dei caccia cinesi nello spazio aereo di Taiwan. Ma non sono mancate neppure le stoccate alla Russia, considerata la minaccia più imminente. Insomma, Biden ha fatto capire che intende riaffermare il ruolo degli USA sullo scacchiere mondiale senza distinguersi molto dalla politica del suo predecessore nei confronti della Cina chiedendo ai propri alleati in Europa di far fronte comune rispetto alle iniziative economiche del governo cinese, convincendo l’UE di sospendere la ratifica da parte del Parlamento UE e degli Stati membri dell’accordo concluso con Pechino alla fine dell’anno scorso, quando l’UE si era rifiutata di sospenderlo come aveva richiesto Trump. Il Vicepresidente della Commissione europea Dombrovskis si è affrettato a chiarire che si trattava di una pausa “in quanto il contesto non è favorevole alla ratifica dell’accordo” anche se a distanza di diversi mesi è ancora ferma la ratifica di questo Trattato. Sempre nell’incontro di maggio scorso, gli Stati membri confermavano la volontà del G7 di essere fermi verso le mosse aggressive del Dragone, condannando anche le violazioni dei diritti umani da parte della Russia, come nel caso Navalny, ma allo stesso tempo di tenere agganciati Pechino e Mosca nella lotta al cambiamento climatico. Contemporaneamente, però, una nave da guerra statunitense entrava nello stretto di Taiwan e subito dopo nell’arcipelago delle isole Paracelse, uno dei capisaldi delle rivendicazioni cinesi per il controllo delle rotte chiave dell’Asia, segnando così un nuovo picco nella tensione tra i due paesi, allarmando l’intera regione. La reazione di Pechino non si è fatta attendere “l’iniziativa ha mandato un segnale sbagliato alla Taiwan indipendente” e messo in pericolo la pace. Alle proteste di Pechino, Biden ha replicato che l’operazione è stata effettuata “per imporre il rispetto delle libertà di navigazione, rimanendo in acque non territoriali”. Si è trattato, al contrario, di una vera e propria minaccia per ricordare a Pechino che per quel tratto di mare passa il 45% del traffico mondiale di merci. “Indispensabile per la crescita della Cina ma anche – ha sottolineato Biden – vitale per l’economia globale” riaffermando il ruolo degli USA di gendarme mondiale a difesa dello statu quo, incapace di comprendere come è cambiata la realtà geopolitica in questi primi anni del nuovo secolo con l’entrata in scena di paesi come la Cina che è un temibile avversario sul piano commerciale. Sempre a conclusione del summit dei Ministri degli Esteri del G7, fu emesso un documento che sintetizzava la rinnovata relazione speciale tra gli Stati Uniti e il Regno Unito insieme ad un’Europa più cauta che insieme alla Cina e alla Russia ha maggiori rapporti commerciali. Basti pensare alle forniture di gas che ci vengono dalla Russia e del materiale elettrico che importiamo dalla Cina. Anche in quell’occasione, l’UE, pur avendone i poteri, si è guardata bene dal rivendicare un suo ruolo autonomo rispetto agli alleati occidentali – fino a quando non si sa – in quanto potrebbero essere ben altri gli obiettivi dell’UE. In fondo, la Russia è parte integrante del nostro continente, collaborando con le sue risorse naturali per lo sviluppo economico di quest’area geografica. Collaborazione di cui l’UE non può fare a meno e viceversa, interessata certo più degli USA a mantenere buoni rapporti con la Russia. Al contrario, in questo primo incontro i Ministri degli Esteri dei paesi del G7, si dicono profondamente preoccupati “per l’erosione della democrazia e per il mancato rispetto delle norme sul commercio”. Anche la Russia viene dipinta come “una minaccia per l’ordine internazionale, basato sul diritto”. Una valutazione che potrebbe ben riferirsi all’attuale politica della Casa Bianca che contribuisce a tenere un comportamento irresponsabile e destabilizzante nelle diverse arre geografiche. Anche se non ci sono ancora azioni concrete, la linea atlantica è diventata più aggressiva, vicina ai progetti ancora una volta del potente e imbarazzante alleato. “Una linea atlantista sostenuta – anche se con varie sfumature – come scrive la rivista “Affari Internazionali” – dall’attuale coalizione di governo”. Scrive la rivista questo mese “Sembrano un lontano ricordo le posizioni ambigue del Movimento 5 Stelle verso la Cina che portarono la coalizione giallo-verde nel 2019 quel governo a sottoscrivere un memorandum d’intesa con Pechino sull’adesione dell’Italia alla Belt and Road Initiative (BRI)”. “Ma quale posizione dovrebbe prendere l’Italia difronte allo scontro USA-Cina?” Si domanda la rivista. “Tra gli italiani cresce il fronte di quanti ritengono necessario restare ancorati all’Europa come alternativa alle due superpotenze”. Come vedremo, purtroppo, in questi ultimi mesi non è stata affatto applicata questa linea di equidistanza in quanto l’Ue ha fatto fronte comune con gli USA nell’adozione di una linea rigida, aggressiva, che sta sollevando non pochi problemi grazie anche ad una manovra parallela della NATO. Una posizione politica quella dell’UE di subordinazione agli USA che finisce per offuscare la prospettiva di crescita e di indipendenza che si era avviata già prima della pandemia quando l’UE seppe distinguere la propria linea rispetto all’amministrazione USA. Se è stato facile liberarsi di un alleato scomodo come Trump, non sarà lo stesso con Biden che sta spingendo verso una politica di confronto con gli altri protagonisti della scena mondiale mentre l’UE resta sempre dietro le quinte incapace di assumersi le proprie responsabilità storiche, tradendo così il suo ruolo. Certo tutta questa debolezza è anche frutto dei conflitti interni ma soprattutto del sistema di decisione che va cambiato in quanto non si può bloccare continuamente ogni decisione importante, se non vi sia l’accordo di tutti i paesi membri. Ma di tutto ciò parleremo in un prossimo articolo.

Novembre 2021

LA NUOVA GUERRA FREDDA

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