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LA GUERRA IN UCRAINA RISCHIA DI SCATENARE ANCHE UNA CRISI ALIMENTARE

Quello dei prodotti petroliferi non è il solo settore in cui si farà sentire la risposta della Russia alle sanzioni dell’UE. In un intervento su Telegram l’ex presidente russo Medvedev minaccia il blocco dell’export dei prodotti agricoli che vale 37 milioni di dollari. Medvedev alza il livello delle possibili ritorsioni rispetto alle sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione Europea. La Russia è il principale esportatore di grano del mondo e quindi, nonostante la Commissione Europea abbia ribadito che l’Unione è autonoma sotto il profilo del cibo, e che non c’è nessun rischio di carenza di prodotti, la minaccia ha il suo peso, anche per un Paese come l’Italia che, secondo le rilevazioni di Coldiretti, importa da Mosca appena il 2,3% del totale del grano che compra dall’estero. E se anche l’Europa si salvasse ma la carestia colpisse altri Paesi vicini, più poveri, le conseguenze ci riguarderebbero comunque. Un aumento eccessivo dei prezzi dei beni primari potrebbe mettere in forte difficoltà le fasce più povere della popolazione. “I problemi maggiori ci saranno per Paesi come l’Egitto, il Marocco, la Tunisia, fortemente dipendenti dal grano russo”.  In un’intervista Maurizio Martina – vicedirettore della FAO ed ex ministro delle politiche agricole – rilancia l’allarme sull’emergenza alimentare mondiale. “La radicalità dei cambiamenti climatici ha poi peggiorato le condizioni agricole dovunque. La guerra aggrava purtroppo ancora la situazione. Il mondo va verso un aumento della fame cronica per milioni di persone, le nostre prime stime danno tra 17 e i 13 milioni di nuovi affamati cronici”. “Ucraina e Russia sono grandi Paesi agricoli. Sono 50 i Paesi che ricevono da Russia e Ucraina oltre il 30% del grano che consumano ogni giorno. Questo tragico momento di guerra ha bloccato il trasporto delle produzioni: i porti del Mar Nero sono fermi e queste produzioni non arrivano più in Paesi dove le scorte stanno diminuendo e l’insicurezza alimentare aumenta. Parliamo di realtà come Egitto, Libano, Libia, Somalia, Congo. Per le ragioni dette fino a qui, l’effetto di questo conflitto sui mercati agricoli è dirompente”. Ma già ci sono paesi in cui si avvertono pesantemente le conseguenze della mancata consegna di grano. E’ il presidente del Libano a denunciare l’emergenza cibo: “Vediamo – denuncia il Presidente – un futuro cupo dinanzi a noi: la crisi per noi è la priorità più importante della situazione politica”. In effetti, il Libano importa dalla Russia il 50% del suo fabbisogno agricolo e il ritardo nelle consegne potrebbe scatenare anche proteste di strada in un paese che rischia la bancarotta, provato già da una crisi politica ed economica. Se questo rischio è già attuale per il Libano, possiamo immaginare, come da qui a qualche mese, se non si arresta la guerra, nuovi problemi si aggiungeranno per il mondo intero perché la crisi alimentare avrà conseguenze per tutti i paesi, anche per quelli che potranno dirsi al riparo dalla fame, in quanto i fenomeni migratori già in corso potrebbero avere una accelerazione insostenibile anche per il resto del mondo facendo crescere il numero dei poveri nel mondo intero. Se la guerra in Europa è stato un azzardo, il dopo-guerra si presenta ancora più oscuro perché la crisi alimentare potrebbe trasformarsi anche in crisi sociale che metterebbe in discussione l’assetto economico e politico del mondo intero.

Maggio 2022

LA GUERRA IN UCRAINA RISCHIA DI SCATENARE ANCHE UNA CRISI ALIMENTARE

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