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LA GUERRA IN SIRIA NON SI FERMA

Mentre l’Europa sta combattendo una guerra contro la grave pandemia che ormai è esplosa in tutto il mondo, non si fermava il conflitto in Siria, anzi, alla fine di febbraio vi è stata un’intensificazione delle operazioni militari al Nord del paese e precisamente a Idlib, l’ultima provincia siriana in mano ai ribelli che si battono contro il regime di Assad. Ricordiamo che dalla rivoluzione del 2011 la Siria è entrata in uno stato di guerra perenne; a farne le spese sono soprattutto i civili: su 22 milioni di persone, 11 milioni sono fuggiti dalle proprie case, 6 mil. all’estero e 5 mil. sono rifugiati interni.
L’aviazione di Mosca, alleata del regime di Assad, negli ultimi giorni di febbraio ha appoggiato gli attacchi siriani all’esercito di Erdogan, che appoggia invece gli insorti.
Una vera e propria escalation da costringere Erdogan a chiamare il segretario generale della NATO, Jens Stoltemberg per chiedere il sostegno degli alleati NATO contro Putin e facendo pressione anche sull’UE per la presenza di circa un milione di profughi che stanno tentando di raggiungere la Turchia, trovando però chiusi i varchi alla frontiera.
Erdogan avrebbe chiesto anche alla Merkel e a Macron “un forte sostegno con azioni concrete” per risolvere la crisi umanitaria. Solo all’inizio di questo mese, dopo un vertice di sei ore tra Putin ed Erdogan si è raggiunto un accordo per una tregua, anche se si tratta, a ben vedere, solo di un’intesa precaria.
Il vertice tenutosi al Cremlino non deve aver avuto momenti facili: Putin ed Erdogan sono due leader con cui non è semplice avere a che fare. Lo ha fatto capire l’Alto rappresentante dell’UE Josep Barrell al summit dei Ministri degli Esteri UE che si è tenuto a Zagabria il 4 e 5 u.s.. Nuovi aiuti appaiono destinati alla Turchia. In effetti, Erdogan ha fatto capire di volere un ulteriore sostegno nella gestione dei profughi trattenuti in Turchia che oggi sono circa 4 milioni.
Oggi Borrel e la Germania sono i soggetti più decisi a sostenere Ankara. Lo ha fatto capire chiaramente il Ministro tedesco Heiko Maas “per noi è chiaro. La UE deve continuare e rafforzare il sostegno finanziario della Turchia nell’accoglienza ai rifugiati”. Che la minaccia di Erdogan fosse seria, lo ha dimostrato quando ha aperto i varchi della frontiera con la Grecia facendo arrivare decine di migliaia di profughi sull’isola di Lesbo, subito dopo il confine.
Ma fra Ankara e Mosca, unite una volta, ma contrapposte sia in Siria quanto in Libia, la resa dei conti sembra soltanto rinviata. E a farne le spese saranno ancora una volta migliaia di siriani in fuga dalle zone di guerra andando ad ingrossare quella massa di profughi che sono da anni ormai ammassati sulle coste turche nella speranza che, prima o poi, l’UE riaprirà le frontiere. Ipotesi questa improbabile oggi che l’UE ha chiuso le frontiere esterne per la grave emergenza sanitaria che si è sviluppata in tutti i paesi membri. L’Agenzia dell’ONU per i rifugiati ha lanciato una campagna di aiuti, pubblicando sulle pagine de “La Repubblica” del 14 Marzo scorso un appello rivolto a tutti gli italiani, ma in particolare a quelli che possono contare su una notevole disponibilità finanziaria, chiedendo un contributo per far fronte a questa enorme emergenza umanitaria.
Sappiamo che tale richiesta può sembrare inopportuna oggi che l’Italia e i paesi dell’UE stanno combattendo una battaglia davvero epocale ma, se ci sono fondi europei che sono stati stanziati per l’acquisto di attrezzature mediche e per sostenere l’enorme sforzo del sistema sanitario, non neghiamo un aiuto al popolo siriano che abbiamo contribuito con la nostra politica e con il nostro silenzio, a diventare merce di scambio con il despota turco. Senza dimenticare che non siamo affatto estranei al conflitto siriano che sta sconvolgendo quella regione ormai da dieci anni a questa parte, senza alcuna prospettiva certa per il popolo siriano di poter rientrare nelle proprie case.
Riteniamo opportuno riprodurre qui l’appello lanciato dall’Agenzia dell’Onu per i rifugiati apparso sul giornale La Repubblica del 14 Marzo scorso, specificando che ognuno può collaborare con il proprio contributo ad affrontare questa grave emergenza umanitaria.
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