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LA GIUSTIZIA ITALIANA: MAGLIA NERA IN EUROPA

La Commissione europea ha pubblicato giovedì 8 luglio il quadro di valutazione della giustizia Ue 2021, una revisione annuale che fornisce dati comparati sull’efficienza, la qualità e l’indipendenza dei sistemi giudiziari di tutti gli Stati membri. Nel report europeo, l’Italia si è collocata agli ultimi posti in Europa per l’efficienza della giustizia. In particolar modo, una costante è la lentezza nella risoluzione dei processi, che vede oltre 500 giorni di media per la prima sentenza, quasi 800 per la seconda e 1.300 per la terza. Anche la giustizia amministrativa non se la cava meglio come tempistiche e resta una delle più lente d’Europa, superata solo da Malta e Portogallo. Il numero di casi in sospeso non è lusinghiero per l’Italia, che anche in questo caso si ritrova dalla parte sbagliata della classifica, così come nel numero di giudici per 100 mila abitanti. Curiosamente, invece, si trova ai primi posti per numero di avvocati. Il quadro di valutazione europeo boccia il sistema giudiziario italiano sulla digitalizzazione, nonostante l’Italia sia riuscita a non fermare mai i processi durante la pandemia. Secondo fonti informate sui fatti, questo deriverebbe dalla considerazione di base nel rapporto, secondo cui le udienze debbano avvenire da remoto a regime. Un altro problema percepito dai cittadini italiani, che emerge dal quadro di valutazione, è la mancanza di indipendenza della magistratura. Non possiamo dar torto al report dell’UE che ha collocato negli ultimi posti il nostro sistema processuale. Sono critiche che vengono ripetute ormai da anni senza che la politica abbia saputo districare i nodi che determinano i tempi della giustizia. Certamente bisogna tener conto – come scrive il report – che c’è penuria di magistrati e soprattutto mal utilizzati per cui nei tribunali italiani i procedimenti civili iniziati nel secolo scorso e mai conclusi, sono diverse migliaia, soprattutto al Sud. A Salerno e Napoli sarebbero più di 400. Difficile stupirsi, pensando a un arretrato di 3 milioni e 321 mila cause, né ci sorprende il dato che quella montagna di contenziosi grava sulle spalle di appena 2 mila giudici: 1660 fascicoli in media a testa. A dispetto di tutto questo, spiace dirlo, la grave questione della giustizia civile nella riforma ideata dalla ministra Marta Cartabia non viene affrontata con la determinazione necessaria. Persino le riforme già approvate, che forse una mano la potrebbero dare, vengono rinviate. Speriamo che il progetto di modifica del nostro sistema giudiziario, all’esame del governo, possa costituire l’inizio di una nuova era per la giustizia italiana anche se l’alleanza di governo potrebbe porre dei veti per le questioni più spinose, limitando il lavoro che sta svolgendo oggi il ministro di giustizia Cartabia.

Luglio 2021

 La giustizia italiana; maglia nera in Europa

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