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LA CRISI ENDEMICA DELLA GIUSTIZIA ITALIANA

Non è un mistero che il principio del giusto processo, malgrado abbia fatto ingresso nella nostra Carta Costituzionale, è ancora un obiettivo da realizzare per cui non si può biasimare la sfiducia che il cittadino manifesta nei confronti del nostro sistema giudiziario. E a ben ragione, in quanto sia nel settore civile ma anche in quello penale c’è un ritardo da molti anni che è diventato endemico. Certo la pandemia ha bloccato per lungo tempo i processi ma non si riesce a capire perché, malgrado molte attività siano state riprese in pieno, per la Giustizia italiana i processi, almeno nel settore civile, continuano a farsi “da remoto” che costituisce la formula magica per far slittare per mesi o anni i processi in tutte le sedi giudiziarie.

Ora, se non è la pandemia la causa dei ritardi di chi è la colpa? La Magistratura continua a gettare il fardello sulla classe politica. Eppure grazie al PNRR  la ministra della Giustizia ha varato una serie di provvedimenti per  velocizzare il processo senza rinunciare alle garanzie di legge. Di recente il Presidente del Tribunale di Roma ha deciso di sospendere la fissazione dei processi per i prossimi sei mesi per carenza de magistrati. Ne mancano 1.600 che rappresentano il 15,32% dell’organico che pesa come un macigno sui processi italiani. Il discorso è identico per tutte le grandi sedi giudiziarie a Roma come a Genova e Milano. La risposta di Via Arenula è che “anni di carenza non si risolvono con la bacchetta magica ma grazie al PNRR ci sarà più personale” ha dichiarato la ministra Cartabia ricordando l’assunzione di 8.170 addetti all’ufficio del processo nel febbraio scorso. Giancarlo De Cataldo sulle pagine de “La Repubblica” osserva che “la crisi della giustizia è colpa del processo accusatorio”  – riferendosi al processo penale – “ perché se da un lato offre il massimo delle garanzie all’imputato, dall’altro è lungo e dispendioso” per cui bisogna ridurre il numero dei reati procedendo da una parte a depenalizzare i reati minori e  dall’altra a modificare le forme del processo per evitare di arrivare a dibattimento. Non c’è dubbio che i processi lumaca sono conseguenza soprattutto della carenza di magistrati. Purtroppo, adesso è Ermini, vice presidente del CSM a sostenerlo “bisogna prepararsi ad affrontare un’ulteriore emergenza”. Incredibile a credersi, aggiunge il magistrato, ma i giovani che hanno superato il concorso in Magistratura, solo nel 2024 potranno entrare nei ruoli, mentre le Corti d’Appello saranno costrette ad applicare le regole dell’improcedibilità previste dalla riforma Cartabia. Di qui la richiesta di rivedere le modalità dei concorsi perché oggi passano quattro anni tra la pubblicazione del bando e l’immissione dei vincitori del concorso nelle sedi loro assegnate. La carenza dei magistrati italiani rispetto all’organico è cosa ben nota anche rispetto al resto d’Europa: In Italia ci sono 15 magistrati ogni 100.000 abitanti mentre la media europea è di 21 magistrati. Inoltre bisogna accertare l’effettiva efficienza degli uffici giudiziari e far in modo che gli studenti in giurisprudenza possano accedere al tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari al termine del quale  accedono direttamente al concorso che va tenuto contemporaneamente in più sedi giudiziarie. Una serie di provvedimenti senza spese che potrebbero essere varati anche dal prossimo Governo. Allo stato, a tener conto delle riforme previste dal PNRR, la situazione è critica in quanto una delle riforme previste riguardava proprio la modifica del sistema giudiziario. Quello che si sta evidenziando è che, malgrado tutti gli sforzi dei politici sia proprio il settore della Magistratura che deve impegnarsi di più. Qualche anno fa a Torino, grazie al Presidente del Tribunale, si avviò una sperimentazione che in pochi mesi riuscì ad annullare l’arretrato nel settore civile. Che cosa impedisce oggi di far tesoro di questa esperienza?

Settembre 2022

 

 

LA CRISI ENDEMICA DELLA GIUSTIZIA ITALIANA

 

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