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LA CONVENZIONE EUROPEA dei DIRITTI DELL’UOMO COMPIE 70 ANNI

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo fu sottoscritta a Roma il 4.11.1950. Il Presidente oggi della Corte europea, Robert Spano, già magistrato in Islanda, in occasione di detta ricorrenza, ha tenuto un discorso nel corso della cerimonia celebrativa che si è svolta ad Atene sottolineando “come la Convenzione sia ormai “uno strumento vivente” che ha potuto affermarsi sulla base del principio di “responsabilità condivisa” tra Corte e Stati membri nella sua attuazione, che ha come corollario il “principio di sussidiarietà” e che non vi può essere responsabilità condivisa senza una Magistratura forte e indipendente che opera all’interno dei singoli Stati. Nel corso degli anni – aggiunge il Presidente – la Convenzione è diventata la nostra lingua comune, la lingua di noi europei, un testo che ci avvicina e appartiene a ciascuno di noi”. Ogni giorno viene invocata e applicata nei Tribunali dei singoli Stati membri. Non c’è dubbio che il lavoro della Corte in questi anni è servito ad armonizzare i sistemi di protezione del cittadino. E’ grazie a questa istituzione che è stato possibile tutelare i diritti inviolabili dell’uomo nei paesi con scarsa esperienza democratica, riuscendo a salvare la vita di molti oppositori dei regimi che, ancora oggi fanno largo uso della discriminazione sociale e politica per conservare intatto il loro potere. L’esistenza di questo potente presidio e il lavoro di una magistratura forte e indipendente non avrebbe potuto efficacemente garantire la difesa dei diritti inalienabili della persona umana senza il lavoro spesso difficile ma essenziale di un’avvocatura che ha esercitato un assiduo controllo sull’applicazione delle norme di garanzia poste a difesa dell’individuo, svolgendo un ruolo prezioso nella denuncia di migliaia di casi di violazione di diritti umani commesse dai singoli Stati. E’ dunque con amarezza e con perplessità constatare che in nessun passaggio del suo discorso il Presidente di questa importante istituzione abbia accennato al ruolo davvero insostituibile dell’avvocatura. In migliaia di casi è stata solo la perseveranza dell’avvocato, spesso perseguitato insieme al suo difeso, a far applicare la norma di garanzia calpestata dal potere statale. Nel quadro del contrasto alle discriminazioni sociali, c’è posto per il Giudice ma bisogna riconoscere anche quello all’avvocatura che è stata sempre in prima linea a difendere i diritti civili. Basta ricordare tutte le battaglie combattute per ottenere il rispetto della dignità dell’uomo all’interno delle prigioni di Stato o la difesa del popolo migrante alla mercé spesso di una legge statale che non gli riconosce alcun diritto.  Un ruolo che l’avvocato svolge all’interno e all’esterno delle aule di giustizia contribuendo al rispetto di quelli che sono i diritti fondamentali, come riconosciuto anche dall’art. 6 della CEDU. Un ruolo primario nel sistema giudiziario che lo vede come garante e custode dei diritti fondamentali. In una realtà sociale che stiamo vivendo, dove, i diritti fondamentali sono sempre più messi in discussione ed il ruolo dell’avvocato quasi circoscritto alla sola difesa tecnica. La pandemia in atti ha sempre più ridotto gli spazi di libertà e di legalità per cui è necessario, in periodi di crisi come quella che stiamo attraversando che l’avvocatura vigili per il rispetto dei diritti dell’individuo, senza i quali si viene a minare le basi stesse della democrazia.

17/11/2020

LA CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO COMPIE 70 ANNI

 

 

 

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