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IL SINN FEIN IN IRLANDA DEL NORD VINCE LE ELEZIONI E RIAPRE IL DIBATTITO SULLA RIUNIFICAZIONE

Il partito nazionalista Sinn Fein ha vinto le elezioni per il parlamento regionale dell’Irlanda del Nord, concentrando la propria campagna elettorale su aspetti come la disoccupazione, la sanità e la questione abitativa, riuscendo a convincere l’elettorato. Si tratta di una storica vittoria, avendo ottenuto il 29% dei voti e 27 seggi all’Assemblea, superando il 21,3% e i 25 seggi degli unionisti del Dup. Sinn Fein ha vinto le elezioni e questo comporta un cambiamento sostanziale nell’equilibrio politico del Paese, che finora è stato governato dal partito unionista filo-britannico Dup. La leader del partito nazionalista ha fatto sapere che intende avviare ora un dibattito sulla riunificazione irlandese. Il referendum per l’indipendenza dal Regno Unito può essere avviato solo da Londra e probabilmente non avverrebbe ancora per diversi anni. Secondo gli accordi scaturiti dalla Pace del Venerdì Santo del 1998, il partito che ottiene la maggioranza alle elezioni ha il diritto di esprimere il primo ministro ma il governo non può insediarsi se non vi è un accordo tra il primo e il secondo partito. Finora Sir Jeffrey Donaldson, leader del partito unionista, non ha manifestato alcuna intenzione di condividere l’esecutivo con Sinn Fein. A preoccupare il Dup, oltre alle posizioni nazionaliste e filo-irlandesi del partito vincitore delle elezioni, è soprattutto la questione del Protocollo sull’Irlanda del Nord, che vorrebbe abolire. Il Protocollo è stato introdotto dagli accordi di uscita del Regno Unito dall’Unione europea, per garantire l’assenza di una barriera doganale all’interno del territorio dell’isola d’Irlanda. Tuttavia, l’effetto di questa misura è che il confine si è venuto a creare tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna, spaccando di fatto il territorio del Regno Unito. I controlli doganali richiesti dal Protocollo non sono finora stati implementati da Londra, che continua a chiederne una rinegoziazione; da mesi il primo ministro britannico Boris Johnson sta minacciando di revocare unilateralmente il Protocollo, una mossa che porterebbe a uno scontro frontale con l’Unione europea. A farsi sentire sono anche gli Stati Uniti che sono intervenuti sulla questione, con la responsabile al commercio Katherine Tai che ha confermato come il tema “sia molto sentito negli Stati Uniti”. Le vicissitudini sul Protocollo stanno inoltre ritardando la firma dell’accordo commerciale Usa-Regno Unito, con  Washington che ha fatto sapere di considerare di estrema importanza il rispetto del Protocollo, che non sarà messo in discussione. Secondo quanto dichiarato gli unionisti non sembrerebbero neanche interessati a far parte di un nuovo esecutivo senza avere la certezza di una modifica del Protocollo. In tal caso la  governabilità del Paese verrebbe totalmente compromessa. I partiti hanno 24 settimane per presentare un esecutivo all’assemblea: se non si forma un governo entro questo termine, si tornerebbe al voto entro 12 settimane. Ed è questo che intende fare la Gran Bretagna: che si attende un risultato favorevole agli unionisti contrari alla riunificazione con la Repubblica irlandese. Un nodo difficile da sciogliere che potrebbe riportare indietro la storia favorendo così una ripresa della guerra tra le due parti divise dell’Irlanda. Ma la posizione del governo inglese non ha molti argomenti per convincere l’elettorato a modificare il risultato attuale.  C’è da aggiungere che anche la Scozia preme per un referendum che la stacchi dal Regno Unito per rientrare a far parte dell’UE. Comunque sia, in caso di una recrudescenza del conflitto, anche l’UE potrebbe essere chiamata in causa in quanto rimetterebbe in discussione il memorandum sottoscritto dal governo inglese. Insomma, se in Ucraina si cerca di chiudere una crisi che ha fatto migliaia di morti e che non è ancora stata risolta, un riesplodere della questione irlandese aprirebbe la strada a una più grave crisi che potrebbe mettere in discussione la sicurezza di tutta l’Europa. E questo perché la Gran Bretagna continua a tenere divisa le due parti dell’Irlanda per poter esercitare un dominio che se poteva avere un senso all’epoca in cui la Gran Bretagna era una grande potenza imperialista, non può più essere rivendicato in un’epoca in cui non può negarsi ad alcun popolo di poter decidere del proprio destino. Se Johnson volesse tener conto di quanto sta facendo per l’indipendenza ucraina, a maggior ragione non dovrebbe contestare la scelta del popolo irlandese ma questa, come sembra, è un’altra storia che i conservatori inglesi non intendono rimettere in discussione.

IL SINN FEIN IN IRLANDA DEL NORD VINCE LE ELEZION E RIAPRE IL DIBATTITO SULLA RIUNIFICAZIONE

 

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