IL SACCO DI ROMA
Qualche settimana fa dedicai un trafiletto alla sindaca di Roma che ancora una volta aveva confermato – nell’episodio segnalato dell’inaugurazione della piazza dedicata al defunto Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi – tutta la sua inadeguatezza a reggere le sorti di una città che in questi ultimi anni mostra i segni di un continuo degrado. Certo non l’avevo accusata di aver appiccato l’incendio di Roma (anche l’accusa lanciata a Nerone lascia, a distanza di secoli, molti dubbi) ma di essere sempre arrivata in ritardo ogni volta che scoppiava una grana. Non credevo che la sindaca avesse tanti ammiratori che si sono indignati per il quadro poco lusinghiero che ne avevo fatto.
Ma credo che non si possa chiudere gli occhi di fronte ai problemi che affliggono questa città. Mi sono limitato a riportare anche la vicenda – clamorosa – delle ceneri di un grande “romano de Roma” (Gigi Proietti) che sono state traslate addirittura in un’altra regione perché non si trovava un loculo nei cimiteri romani. Senza dimenticare che il problema dei rifiuti abbandonati nelle strade, benché non nuovo, continua ad essere la cartina di tornasole di un’amministrazione incapace di affrontarlo e risolverlo.
La scrittrice Melania Mazzocca sulle pagine de La Repubblica del 7 u.s. in un articolo dedicato alla Roma post Covid scrive: “Ho maledetto per anni l’inquinamento acustico di Roma non meno di quello atmosferico” lamentando che, dopo un lungo silenzio, “i rumori di Maggio si sono moltiplicati” mentre “tavolini e sedie si sono impadroniti di ogni angolo, slargo o pertugio di ogni rione, e, quando non lo hanno trovato libero, semplicemente lo hanno preso al marciapiede e alla strada ma il disordine visivo non suscita più riprovazione ma una benevola allegria”. “Dunque Roma – continua l’articolo – risorge come rumore, colore, odore: la spaventosa moltiplicazione dell’immondizia che rigurgita e cola da cassonetti e bidoni, non è solo il sintomo dei noti problemi di raccolta ma il frutto del ritorno al passato”. Certo la colpa di questo disordine urbano sarà anche frutto di mancanza del senso civico ma chi è a capo di questa amministrazione non può tollerare che le strade siano lastricate da rifiuti né che flotte di gabbiani, provenienti dal mare, si abbassino a pasteggiare con i rifiuti organici a cielo aperto o che, senza alcun rispetto per i defunti, le salme dei nostri morti siano parcheggiate in fetidi ambienti o addirittura all’aperto ad attendere che si liberi un posto a terra o in un loculo. Certo, se si va su Facebook, si potrà anche avere un’idea diversa della Roma di oggi e della sua sindaca. Ma questo contrasta con la realtà perché le ferite di Roma non interessano molto a questa rappresentante dell’ultima generazione di politici, alla ricerca di un appoggio per restare ancora qualche anno alla guida di questa città che è al collasso, anche se gli amici della sindaca fanno quadrato attorno alla loro “superstar”.
Giugno 2021