IL RUGGITO DEL TOPO
In questi ultimi anni le istituzioni europee stanno cercando di avviare un processo di integrazione tra tutti i paesi membri dell’UE anche in quei settori, come quello della politica estera, estremamente delicato in quanto non è la prima volta che una posizione politica espressa dall’UE si è dovuta scontrare con decisioni autonome prese da qualche Stato membro, difatti mettendo in crisi la strategia comune scelta dal Consiglio che pure è composta da tutti i rappresentanti degli Stati membri. Di qui la necessità avvertita dall’UE di passare da un sistema decisionale basato sull’unanimità ad un sistema maggioritario. Un grave episodio si è verificato qualche mese fa quando la Lituania, che è una Repubblica con meno di tre milioni di anime, ha ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con la Cina che di abitanti ne ha 500 volte di più. “Tutto è cominciato – come scrive Andrea Bonanni, collaboratore del quotidiano La Repubblica in una corrispondenza pubblicata il 10 gennaio u.s. – quando il governo di Vilnius, unico fra tutti i paesi occidentali, ha autorizzato l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan conferendogli di fatto lo status di ambasciata mettendo così in discussione il principio di “una sola Cina” che è un cardine della politica di Pekino”. In effetti nessun paese europeo riconosce ufficialmente Taiwan per cui durissima è stata la reazione cinese che di fatto ha rotto le reazioni diplomatiche con la Lituania ma ha bloccato merci provenienti dai paesi dell’UE che contengono componenti fabbricati nel paese baltico. Gli USA sono corsi immediatamente ad esprimere la solidarietà al governo di Vilnius. Molto più tiepide le reazioni dell’UE che ha commentato negativamente l’iniziativa del governo lituano di aver preso una decisione politica senza consultare i partner europei. Ma ormai la frittata era fatta. “Resta da chiedersi – scrive ancora Bonanni – come si possono conciliare le dichiarazioni sulla necessità di creare una politica estera europea col fatto che un piccolo paese dell’UE sia libero di violare unilateralmente la linea politica condivisa dall’Unione mettendo in crisi la strategia comune”. Aggiungerei a questo commento che, piccolo o grande che sia il paese membro dell’UE, se l’UE vuole contare a livello mondiale ha bisogno di avere delle basi politiche solide e quindi il problema è quello di accelerare la riforma dei trattati disponendo da una parte che le decisioni prese in politica estera possano essere prese a maggioranza e che esse sono vincolanti per tutti i paesi membri, spingendo sempre più l’acceleratore nella prospettiva di trasformare l’attuale alleanza in uno Stato a carattere federale, lasciando all’Unione il compito di dirigere la politica estera comune, di lavorare in sintonia con altri paesi alleati ma restituendo all’Europa un ruolo specificamente politico nella costruzione di un nuovo ordine mondiale.
Gennaio 2022