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IL RILANCIO DEL RUOLO DELL’EUROPA NEL MONDO

Non è la prima volta che la Cancelliera Merkel presiede un semestre del Consiglio Europeo. L’ultima volta fu alla vigilia della grande crisi e oggi viene dopo la grande crisi del Covid19. Allora si trattò di salvare l’euro, oggi di salvare il progetto europeo. Un periodo certamente molto delicato il nostro, sotto il profilo politico, perché bisogna affrontare il tema dei rapporti in corso con gli USA oggi in crisi mentre tanti altri problemi sono sul tappeto come quello della ripresa economica, la trattativa ancora in piedi con la GB per chiudere la partita della Brexit e decidere la linea da adottare nei rapporti con la Cina. Un quadro geo-politico certamente che toglie il respiro ma bisogna aggiungere che la Merkel non arriva del tutto impreparata ad affrontare questi dossier. Come ha detto la Presidente della Commissione “L’Europa deve imparare l’arte del potere e la scienza della geo-politica”. Questa fase non poteva avere un protagonista migliore della Merkel che, anche a causa della crisi sanitaria, “ha passato il Rubicone” decidendo di dare nuovo impulso alla costruzione europea, mentre in passato sia la Germania che i suoi rappresentanti politici avevano avuto una certa riluttanza nel giocare il ruolo di guida dell’Europa. Certo, si parlava della Germania come della “locomotiva d’Europa” ma oggi è caduta ogni residua riserva a lavorare per il processo di unificazione dell’Europa e portare a compimento un grande progetto storico che era stato il sogno del movimento europeista nella metà del secolo scorso che comincia oggi ad apparire meno astratto perché è lo stesso sviluppo tumultuoso di questo scorcio di secolo che lo rende più concreto. Certo non possono nascondersi le difficoltà di questo percorso rallentato dal fenomeno sovranista dei paesi di Visegrad che hanno una visione illiberale della democrazia. Neppure si può continuare ad avere una politica migratoria miope che non si rende conto, a tener conto del calo del tasso di natalità in Europa, che il fenomeno va gestito con profonde aperture riconoscendo l’apporto che i migranti possono fornire ad un continente con un grave deficit demografico. E ancora, la ripresa economica impegnerà tutti i protagonisti di questa Europa per cercare di creare, accanto alla BCE, un sistema finanziario europeo che possa controllare e guidare le politiche finanziarie dei paesi membri e anche qui bisogna combattere le posizioni arretrate di molti paesi che vedono nel processo di integrazione ulteriori limiti alla propria libertà d’azione, senza invece riconoscere che l’unità monetaria servirà ad accelerare il percorso di costruzione di uno Stato federale europeo. Se tutto ciò avverrà, lo si dovrà, lo riconosciamo già da oggi, alla robusta presenza della Germania che resta il perno della politica europea. Oggi la Merkel è già protagonista della storia, anche se essa è ancora da costruire, riconoscendo alla Cancelliera tedesca doti di grande leader politico in un continente che brulica di nani della politica. Non sono pochi quelli che ci potranno accusare di eccessivo ottimismo ma sentiamo come non mai in questo primo scorcio di secolo che sta iniziando un nuovo ciclo che potrà far da ponte al futuro del nostro continente. E Merkel ne è un’interprete che con il suo discorso al Parlamento europeo ha delineato le linee guida per rilanciare l’Europa. Un discorso pieno di passione politica ma anche di grande concretezza, riaffermando la centralità dei diritti fondamentali e dei valori europei dopo che essi sono stati sospesi a causa del virus. Una visione moderna, di stampo autenticamente umanista. “Io credo nell’Europa – dichiara la Merkel – non solo come eredità del passato, ma anche come visione per il futuro”. Ricordiamo che alla caduta del muro di Berlino, il vecchio Cancelliere tedesco ebbe a segnalare all’interno del suo partito le doti di questa tedesca dell’Est, consacrandola come sua erede all’interno della CDU. “Le istituzioni sono guardiane di questi valori e diritti e questa sarà la priorità da difendere in questo semestre” sottolinea la Cancelliera. In un successivo passaggio del suo discorso ricorda la Cancelliera che tutto questo sarà possibile “solo se rafforziamo il senso di comunità e la visione comune”. Non basta avere solo soluzioni a breve termine ma avere una visione lungimirante del percorso politico da affrontare, insistendo sulla necessità di non perdere tempo, impegnando se stesso e il governo tedesco, a trovare un’intesa sia sul piano finanziario pluriennale che sul progetto del Recovery Fund che è stato istituito proprio per dare un aiuto anche ai paesi che hanno subito i maggior danni a causa della pandemia, insistendo che bisognerà trovare un accordo entro l’estate, anche difendendo i 500mld di finanziamento “a fondo perduto” previsto nella proposta della Commissione Europea. Neppure risparmia la Cancelliera, in un altro passaggio del suo discorso, un attacco ai nazionalisti che stanno provando ad utilizzare strumentalmente la crisi. “Il ritorno al nazionalismo non significa più controllo ma meno controllo per cui è importante contrapporsi ad esso con la solidarietà europea dove tutti dovranno mettersi in gioco, non solo gli Stati più grandi”. Ma la Merkel non dimentica neppure gli altri problemi, non strettamente politici, ma legati al sistema di produzione a partire dal fenomeno del cambiamento climatico. “La dimensione globale richiede infatti soluzioni globali e la Germania si aspetta che l’Europa sia all’avanguardia in questa lotta epocale”. Battaglia che va vinta, restando tutti assieme, aiutando anche i paesi più poveri che non hanno alternativa di cambiamento se non con l’aiuto dei paesi più ricchi. Una sfida questa davvero gigantesca, solo a pensare che il processo di distruzione dell’ambiente potrebbe già oggi dirsi irreversibile per cui è necessario affrontare con rigore questa battaglia per la sopravvivenza di questa società. Nell’ultima parte del suo discorso la Cancelliera fa un accenno alla pesante situazione internazionale caratterizzata anche da focolai di guerra che si riaccendono in ogni parte del globo, le manovre azzardate di paesi che sfruttando l’attuale situazione di tensione sociale, vogliono far prevalere i loro interessi nazionalisti a scapito della sicurezza internazionale. Motivo per cui per la Merkel “serve una politica seria di difesa europea forte e capace di influire negli scenari di crisi internazionali”. Difronte a questa prospettiva la Merkel si chiede “se sia o meno il caso di mantenere un sistema di voto all’unanimità in materia di politica estera e di difesa”. Purtroppo, il diritto di veto di cui dispongono gli Stati membri ha bloccato molto spesso ogni iniziativa unitaria soprattutto in materia di politica estera per cui non è rinviabile un progetto di modifica dei Trattati conferendo alle istituzioni europee, in questo particolare e sensibile settore, di assumere le decisioni a maggioranza assoluta, se non a maggioranza semplice. In effetti si tratta di evitare la paralisi e l’ingorgo che si crea ogni volta che si debba discutere la posizione da assumere nei confronti della comunità internazionale, che si tratti della gestione del problema migrazione o della guerra in Siria o di assicurare la pace nel Mediterraneo. Temi che richiedono una risposta ferma e univoca laddove spesso i paesi membri finiscono per assumere decisioni unilaterali a volte divergenti con quelli espressi da altri paesi membri. Si pensi al groviglio che si è creato nel Mediterraneo a causa delle posizioni assunte unilateralmente da paesi come l’Italia e la Francia. Non a caso spesso si è parlato a proposito dell’Europa di gigante con i piedi di argilla. Per contare a livello planetario, è necessario che l’Europa parli con una sola voce, che i paesi membri imparino a rinunziare alle scelte fatte in passato se si vuole che effettivamente l’Europa diventi l’unico soggetto che possa parlare a nome di tutti i paesi membri dell’UE. Lo impone una situazione mondiale in costante mutamento. A proposito dei rapporti con la Gran Bretagna, la Merkel è pronta a favorire un accordo entro la fine dell’anno ma non escludendo l’ipotesi di un “no deal” e ancora, ricorda Merkel, l’importanza del dialogo tra Unione Europea e Unione Africana perché nei prossimi anni il continente potrà essere un valido partner economico e fornire all’Europa quella forza lavoro necessaria in Europa a causa della riduzione della natalità. Una collaborazione questa che potrà in parte mitigare la povertà endemica del continente africano e rafforzare la collaborazione tecnica tra l’Europa e l’Africa per trasformare il volto di questo vasto continente. Non a caso ricordiamo che già oggi l’Africa è diventata terreno di caccia della Cina che, attraverso forti investimenti sta già cambiando il volto di questo continente le cui risorse intende la Cina sfruttare alimentando una nuova forma di neo-colonialismo. Ancora, ricorda la Merkel che va accelerato il processo per l’ingresso della Macedonia del Nord, dell’Albania nell’UE senza dimenticare che la rotta dei Balcani costituisce oggi quella più affollata per giungere in Europa e dunque, l’ingresso degli altri paesi che pur hanno fatto richiesta di adesione all’UE, come la Serbia o il Montenegro, potrà favorire la pacificazione di questa regione che ancora soffre del disastro del secolo scorso cui né l’Europa né l’ONU e la Nato possono dirsi estranei. Un accenno infine la Merkel destina anche alla conferenza sul futuro dell’Europa. “Io chiedo – dichiara – una conferenza che si concentri su pochi temi che porti a risultati concreti e che riunisca tutti i cittadini in tutti i paesi”. Anche qui una prova di grande impegno politico. Credo che la prospettiva indicata da Merkel possa cominciare ad essere realizzata sotto la guida attenta di questo grande leader politico. Nei prossimi mesi il quadro si farà più chiaro e noi auguriamo a Merkel ed alle istituzioni europee di poter scrivere una nuova pagina di storia del nostro continente.

13/07/2020

 

il rilancio del ruolo dell’Europa nel mondo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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