IL MINISTRO DI MAIO E IL FENOMENO IMMIGRAZIONE
In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera il ministro Di Maio torna sul tema immigrazione. “Nelle ultime 48 ore sono sbarcati 1.700 migranti. Già siamo in forte sofferenza per la pandemia, non possiamo permettercene un’altra – dice il Ministro degli Esteri al Corriere della Sera, continuando – ogni Stato democratico si fonda sulla difesa dei propri confini e qui siamo arrivati al paradosso che parlarne suscita polemiche di natura politica”. Sembra sentir parlare Salvini: nulla di nuovo sotto il sole! A Di Maio bisognerebbe ricordare che “i sacri confini della patria” non sono di fatto messi in discussione da atti di pirateria o da un attacco di fanatici terroristi per cui è davvero paradossale si continui a voler utilizzare una politica tanto cara a Salvini ma senza Salvini. Lo sa Di Maio che le norme varate ai tempi della alleanza con la Lega (i cd. decreti sicurezza) sono state modificate, sia pur in parte e con scandaloso ritardo, grazie anche agli alleati di governo? Certo dobbiamo vedercela con la pandemia ma il ministro Di Maio dovrebbe sapere che la pandemia non può mettere in discussione i diritti fondamentali che non possono essere sospesi neppure in tempi di crisi sanitaria. E’ giusto quindi che queste dichiarazioni siano state criticate, sollevando una nuova polemica a distanza. A puntare il dito contro Di Maio è il dem. Matteo Orfini che su Facebook scrive: “sarebbe utile e opportuno che il ministro di un governo – al quale sottolinea – votiamo la fiducia ….evitasse dichiarazioni inopportune e sbagliate, ricordandosi che non stiamo governando insieme alla destra”. Bene, ma a questo punto Orfini ci consenta di ricordare che se a Di Maio viene concesso di fare il “battitore libero”, questo è anche conseguenza dei timori del PD sulla tenuta del governo. Aggiunge il ministro nella sua intervista che “chi vuole entrare in Europa lo deve poter fare solo legalmente”. “Dimentica – scrive su Twitter Erasmo Palazzotto di Leu, che è più volte salito a bordo delle navi dell’ONG – che non esistono vie legali: aprire i corridoi umanitari dalla Libia è l’unico modo per garantire legalità e diritti umani a chi fugge da guerre e torture”. Se il governo italiano continua nella sua ipocrita politica di “respingimento” delegando il lavoro sporco alle vedette libiche, ebbene non può impedire a chi è in fuga da guerre e disperazione, di sbarcare sulle coste dei paesi mediterranei con tutti i mezzi possibili. E se essi restano vittime di gente senza scrupoli che li traghettano in Italia, la colpa in parte è anche del governo di questo paese. Insomma, l’immigrazione “illegale” continuerà ad essere un fenomeno largamente diffuso, fino a quando l’Italia e l’UE non adottino un piano di accoglienza delle prossime ondate migratorie. Il fenomeno è in forte crescita non solo in Italia ma in Europa e nel resto del mondo perché finché gli organismi umanitari e le organizzazioni internazionali non riusciranno ad eliminare le ragioni che sono alla base del fenomeno, sapendo bene che non esistono barriere per fermare questa marea umana. E’ proprio di questi giorni una recente decisione del GIP del Tribunale di Ragusa che ha smontato la grave tesi accusatoria formulata nei confronti di Open Arms, riconoscendo che l’intervento posto in essere dalla ONG va ritenuto non punibile per aver salvato vite umane. La vicenda di cui si è occupato il Giudice di Trapani risale al 15 marzo 2018 quando un rimorchiatore dell’ONG “Open Arms” ebbe a salvare al largo della Libia 218 persone, fatte sbarcare a Pozzallo in Sicilia, dopo aver rifiutato di consegnare i profughi salvati alla Guardia Costiera libica, dopo che la Libia aveva assunto il coordinamento dell’operazione SAR, in virtù dell’impossibilità di riconoscere la Libia come porto sicuro, così come confermato dalla comunità internazionale. Dopo lo sbarco la Procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro apre un’inchiesta nei confronti del comandante della nave e del capo missione della Open Arms contestando loro il reato di violenza privata e associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina procedendo anche al sequestro della nave perché “l’obiettivo primario era salvare i migranti e portarli in Italia senza rispettare le norme, anzi violandole scientemente”. Dopo più di due anni, il GIP del Tribunale di Ragusa ha stabilito che il fatto non sussiste per il reato di violenza privata e che non sussisteva il reato di favoreggiamento per aver agito in stato di necessità per aver messo in salvo persone che rischiavano la vita. “Ancora una volta – ha dichiarato Open Arms – è stato dimostrato che il nostro agire è sempre stato dettato dal rispetto delle convenzioni internazionali e del diritto del mare, quello che ci muove è la difesa dei diritti umani e della vita, principi fondativi delle nostre Costituzioni democratiche”. Un altro smacco per il ministro Di Maio e per quanti, come lui, insistono a parlare di immigrazione clandestina laddove la legge del mare e la legislazione umanitaria prevedono assolutamente l’obbligo di salvare quanti siano a rischio di perdere la vita, prevalendo sulla legge nazionale che deve cedere il passo ad una normativa ormai applicata in tutti i mari, essendo quella della vita un valore che va difeso in ogni situazione.
19/11/2020