IL MINISTRO DELLA SALUTE VUOLE ARRUOLARE I MEDICI DI BASE PER FARE I TAMPONI
Sembra di sì, come scrive La Repubblica del 30.10 u.s.. Sarebbe interessante sapere a chi è venuta questa bell’idea che se avesse un seguito, potrebbe portare al tracollo la già impegnativa attività dei medici di base. Secondo La Repubblica sarebbe stato il Ministero della Salute a convincere i medici di famiglia e i pediatri a fare i tamponi rapidi nei loro studi. Ma questo è vero solo in parte in quanto il Ministro della Salute ha sottoscritto un accordo con alcuni sindacati come la FIMMG che copre il 65% dei professionisti e Intesa Sindacale che sono un altro 5-10% che però non hanno neppure sentito i propri iscritti prima di aderire alla richiesta del Ministero. Fatto grave tanto più che l’accordo prevede che per tutta la durata dell’emergenza i medici di base facciano nei loro ambulatori i tamponi. Altre due sigle sindacali si sono espresse contro questo progetto sostenendo che “quel lavoro toglierebbe tempo alla già complessa attività svolta in questo momento dai medici di base, aggiungendo che è rischioso far entrare negli studi chi deve fare il tampone”. Senza contare che in questo periodo – all’attività ordinaria – si è aggiunta la vaccinazione contro l’influenza che quest’anno ha visto crescere notevolmente i numeri di quanti hanno richiesto di essere vaccinati, oltre ai pazienti a rischio che ne hanno diritto per cui l’orario di lavoro giornaliero è passato ad essere anche di 12 ore costringendo i medici a lavorare anche il sabato mattina. E non è neppure vero come scrive La Repubblica che “ l’accordo in base alla legge è comunque valido per tutti”. Altro punto che è stato contestato da un sindacato dei medici di base in quanto la legge non c’è, anche se il Governo vorrebbe che il servizio diventasse uno dei compiti da affidare alla medicina di base. L’accordo prevede che il servizio possa essere svolto solo dai medici che lo ritengono possibile in base alla situazione logistica ma anche in base al loro stato di salute per cui un rifiuto, giustamente motivato, è del tutto legittimo. Diversamente, potrebbero svolgere l’attività in strutture messe a disposizione dall’AUSL. Ma non è concepibile neppure questa soluzione in quanto lascerebbero sguarniti i propri laboratori sollevando le giuste proteste dei pazienti. “Ad osservare quello che è successo con i test sierologici agli insegnati prima della riapertura delle scuole, c’è poca speranza che siano in molti ad aprire i propri studi, anche tra gli iscritti FIMMG” – scrive sempre La Repubblica –. Ma non aveva previsto il governo nella scorsa estate di voler assumere altro personale sanitario per tutta la durata della pandemia? Si vede che i fondi per la Sanità sono stati destinati o ad altri settori o in parte finiti anche nelle tasche di quei burocrati della Sanità, che, come è avvenuto a Milano, si sono distinti per mandare a casa i pazienti alleggerendo la pressione sui reparti ospedalieri e soprattutto sul servizio di P.S.. Intervistata da La Repubblica del 30.10 u.s. un medico di base di Milano ha fatto sentire la voce di questa categoria che già nella prima pandemia è stata mandata allo sbaraglio per cui tra le prime vittime c’erano stati medici e infermieri che non erano stati allertati per una pandemia, che è stata riconosciuta solo dopo qualche settimana. “Ci chiedono di tamponare le persone, dichiara il medico. Non ci penso nemmeno, siamo già malmessi così. Vogliamo creare nuovi focolai?”. Non c’è da aggiungere altro, speriamo che prevalga il buon senso altrimenti assisteremo ad un nuovo sacrificio dei medici di base che vedrebbero certamente crescere il contagio nelle loro file.
02/11/2020
Il Ministro della Salute vuole arruolare i medici di base per fare i tamponi