IL G7 E LA RUSSIA
Il G7 è un organismo che comprende le 7 economie più avanzate del mondo che fino al 2014 comprendeva anche un ottavo membro la Russia, che era stata espulsa nel 2014 in seguito all’annessione della Crimea. Nello scorso mese, Trump proponeva al Ministro degli Esteri tedesco di riammettere la Russia nel gruppo (G8) ma il Ministro ha dichiarato di essere contrario alla riammissione finché non ci saranno progressi significativi nella soluzione del conflitto in Crimea e nell’Ucraina orientale. Per completare il quadro alla fine di giugno il Consiglio dell’UE ha deciso di prorogare le sanzioni contro la Russia per altri sei mesi fino al 31.1.2021. Anche se, allo stato, secondo il governo tedesco i rapporti con la Russia sono considerati difficili in molti settori, il ministro si affretta a precisare che in ogni caso un dialogo con Mosca sia comunque indispensabile anche perché, nonostante le sanzioni ancora prorogate nei confronti della Russia, non dimentichiamo che la Germania è il maggior partner commerciale della Russia, oltre ad aver fatto notevoli investimenti in tutta la Russia. Anche l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, a giugno si era opposto all’idea avanzata dalla Casa Bianca di invitare la Russia all’incontro del G7 di quest’anno. In effetti, prima di questa richiesta pervenuta al governo tedesco, Trump aveva telefonato a Putin proprio per prospettargli questa possibilità ma oltre alle critiche dei rappresentanti dell’UE, anche gli altri sei membri del G7 tra cui la Francia, l’Italia, il Canada e il Giappone, hanno espresso il loro scetticismo. Ovviamente, bisogna tener conto di che cosa c’era dietro questa richiesta di Trump, dal momento che egli stesso aveva all’epoca richiesto ai paesi europei di boicottare le merci russe e comunque, di promuovere dure sanzioni contro Putin, fino a quando non sarebbe stata risolta la vicenda dell’annessione della Crimea.
In realtà Trump avrebbe intenzione di riformare il funzionamento di questo tipo di accordo con l’obiettivo di creare un nuovo blocco in grado di fronteggiare la Cina. In effetti dunque la sua manovra mirava a bloccare la concorrenza cinese in Europa. Non è un caso che proprio nel mese di giugno il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha incontrato il vicepresidente cinese Liu He, accompagnato da diversi viceministri per discutere sugli investimenti e sulla cooperazione nel settore dei servizi finanziari e della fiscalità, dopo le tensioni nelle relazioni tra Stati Uniti e Repubblica popolare cinese. L’attuale crisi non ci dà altra scelta se non quella di lavorare a fianco con i nostri partner globali compresa la Cina” ha dichiarato il vicepresidente Dombrovskis nel corso dell’incontro ribadendo la richiesta alla Cina di rimuovere le barriere esistenti che impediscono l’accesso al mercato cinese agli esportatori di beni e servizi dell’UE e agli investitori europei, concordando sulla necessità di garantire un rafforzamento dell’organizzazione mondiale del commercio in modo da renderlo in grado di affrontare le sfide commerciali globali. I fatti dimostrano che l’UE non è più d’accordo su una gestione bipolare della gestione dell’economia mondiale, in netta contrapposizione col progetto lanciato dalla Casa Bianca che non nasconde l’ambizione di voler ancora una volta presentarsi come il rappresentante unico dei paesi occidentali nei confronti delle altre potenze globali in particolare con la Cina, essendo completamente mutato il quadro geo-politico già alla fine del secolo scorso.
20/8/2020