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IL FUTURO DEL NOSTRO PIANETA

In questi giorni si sta svolgendo a Sharm-el-Sheikh un vertice mondiale organizzato dall’ONU per discutere sulle sorti del nostro pianeta. Fatto sta che, nonostante gli accordi di Parigi del 2015, lo stato di salute del nostro pianeta è peggiorato anche in conseguenza del conflitto in Ucraina che ha fatto saltare ogni prospettiva di abbandonare le energie fossili per sviluppare quelle rinnovabili. Al contrario, secondo l’allarme lanciato dall’ONU, entro la fine del secolo la temperatura media della Terra potrebbe salire da un minimo di 2.4 a un massimo di 2.8 gradi, ben oltre l’obiettivo di un aumento di 1.5 gradi previsto come limite massimo invalicabile in base agli accordi di Parigi.
Oggi, alla presenza di 35mila delegati in rappresentanza di 197 Nazioni si proverà per l’ennesima volta a fermare la catastrofe, nei limiti in cui ciò sia possibile. “Le previsioni non sono delle migliori” scrive La Repubblica del 3 novembre u.s., sia perché la guerra in Ucraina ha avviato una corsa ai combustibili fossili sia per le tensioni tra USA e Cina su Taiwan che hanno interrotto ogni collaborazione climatica. Non dimentichiamo che questi due paesi sono tra quelli maggiormente responsabili dell’inquinamento atmosferico non avendo neppure sottoscritto gli accordi di Parigi. Come se non bastasse l’organizzazione meteorologica mondiale ha fatto sapere che le temperature sono aumentate di oltre il doppio della media globale negli ultimi 30 anni, ma, come accaduto già nel 2021 alla COP26 di Glasgow, “si rischia un nulla di fatto” scrive ancora La Repubblica.
Per restare in linea con 1,5 gradi di Parigi, l’Europa dovrebbe ridurre del 65% le proprie emissioni nei prossimi 8 anni, ma questi paesi hanno abbandonato ogni progetto per incentivare la trasformazione energetica a causa della crisi ucraina e non solo stanno diffondendo nell’atmosfera tutti i veleni prodotti dal conflitto, ma hanno ripreso ad utilizzare fonti energetiche fossili, a cominciare dal carbon fossile, riaprendo, come avvenuto in Germania, una parte di miniere già chiuse, facendo ricorso anche all’energia atomica. E così USA ed UE hanno modificato il loro target di tagli alle emissioni di CO2. Le organizzazioni militanti, come quella capeggiata da Greta Thunberg, hanno annunciato di non partecipare al Convegno per protestare contro un paese come l’Egitto dove sono rinchiusi 60.000 prigionieri politici, tra cui attivisti per i diritti umani e ambientalisti. Mentre si discute sulla sorte del Pianeta, un altro allarme viene lanciato dall’UNESCO sui ghiacciai: un terzo di essi si scioglierà entro il 2050 e 17 sono ormai destinati a scomparire nei prossimi 10 anni.
L’Antartide perde ogni anno una massa di ghiaccio 6 volte superiore a quella che ha perso ogni anno negli ultimi 40 anni. Lo scioglimento dei ghiacci preoccupa anche per l’innalzamento del livello dei mari in crescita di 3.2 mm ogni anno. Mai come in questo caso i mutamenti climatici comportano effetti pesanti anche sull’ambiente del nostro paese. Il cumulo delle nevi sulle nostre montagne a 2000 mt è inferiore alla media stagionale nelle Dolomiti settentrionali per cui ci si aspetta che dallo scioglimento della neve le riserve di acqua si ridurranno di 2,2 miliardi di metri cubi. Già oggi i laghi del Nord sono tutti a livelli bassi, solo il Garda se la passa meglio e il Po continua a scendere.
In un rapporto redatto dagli scienziati “la devastante alluvione del Pakistan di agosto ha lasciato un terzo della popolazione sott’acqua” scrive La Repubblica del 4 u.s. Altrove, come in Italia, la scarsità di ghiaccio sulle montagne ha lasciato a secco i fiumi in primavera spalancando le porte alla peggiore siccità estiva degli ultimi anni. Lo scioglimento dei ghiacciai artici al contrario fa gola sempre di più a tutte le grandi potenze mondiali che aspettano di poter sfruttare l’immensa massa di idrocarburi che emergeranno quando il permafrost si scioglierà. Dunque, un altro conflitto che si prepara per lo sfruttamento di queste enormi risorse. Va aggiunto che, secondo ricerche effettuate da un gruppo di scienziati, dal permafrost scongelato emergeranno perfino dei virus integri che erano rimasti intrappolati nei ghiacci per 15mila anni – e il fatto è che la maggior parte di essi è totalmente sconosciuta. Una ripresa dell’attività umana in zone che da migliaia di anni erano desertiche finirà per danneggiare la più grande riserva di acqua dolce del mondo intero, ponendo problemi di sopravvivenza per tutti i popoli della Terra.

Novembre 2022

IL FUTURO DEL NOSTRO PIANETA

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