IL FANTASMA DEL PASSATO
Negli ultimi tempi, anche dopo le parole del presidente francese Macron che aveva messo in discussione il ruolo ormai storicamente superato della Nato, l’UE ha dato impulso alla costruzione di un sistema di sicurezza autonomo dall’alleato USA. Certo, le atomiche disseminate un po’ in tutta l’UE stanno lì a ricordare come sia ancora ingombrante la presenza militare USA e come sarà difficile sganciarsi da questo legame difensivo costruito in un’epoca in cui l’Europa era divisa e c’era bisogno di contrapporre alla potenza atomica dell’URSS un piano di difesa europeo a 360 gradi in caso di un eventuale attacco dell’URSS e ciò non era possibile senza il coinvolgimento dell’altra potenza atomica. Anzi, si può senz’altro affermare che la pace poté essere difesa da un sostanziale equilibrio atomico tra le due super-potenze. Ma ciò per l’Europa – uscita dalla catastrofe bellica – significava ancorare la propria politica a quella del potente alleato atomico. Con l’entrata sulla scena mondiale della Cina, oltre che della Russia e degli altri paesi emergenti come l’India, appare necessario che vadano riviste le alleanze e soprattutto, per noi europei, di costruire un progetto di crescita sganciato dal vecchio alleato americano.
Non è solo Macron a mettere in discussione la sopravvivenza della Nato: con la politica di Trump si è sempre più evidenziato un conflitto tra la politica dell’UE e quella degli USA. Basta un solo esempio: malgrado la disponibilità dell’Iran, Trump ha strappato gli accordi che erano stati firmati da Obama e il regime iraniano. Accordi a cui avevano collaborato anche i paesi dell’UE che si siano visti costretti, andando contro i propri interessi commerciali, a rompere con l’IRAN accettando di applicare le sanzioni imposte da Trump, sotto il ricatto dell’aumento dei dazi doganali per le merci importate dall’UE negli USA. E non dimentichiamo che, nel pieno della pandemia in Europa, mentre l’UE combatteva nelle trincee degli ospedali per bloccare il contagio, gli USA sono sbarcati in forza in Europa facendo sbarcare circa 30 mila militari attrezzati di tutto punto per svolgere manovre militari in Centro Europa per provare la capacità difensiva dell’Europa nel caso di un tentativo di aggressione, rendendo difficile anche il lavoro di medici e sanitari e sconvolgendo anche il traffico su strada in questa parte dell’Europa. Solo la difficoltà di manovra per questo agguerrito corpo militare e il rischio di aumentare il contagio, convinsero i capi della Nato a far ritornare in patria una parte del corpo militare USA, interrompendo ogni altra manovra ma lasciando in Europa una parte militare che finora non hanno trovato una collocazione all’interno delle strutture Nato sparse in Europa. Ancor prima di finire il suo mandato, a causa dei dazi minacciati da Trump, l’allora Presidente della Commissione europea, sia pure ironicamente, ebbe a porsi un interrogativo sul ruolo degli USA. Ancora amici o già nemici?
Nel corso della pandemia il tema del futuro della Nato apparentemente è stato accantonato in quanto l’UE, comunque, sta cercando di mettere su, se non un esercito europeo, perlomeno una struttura militare autonoma che possa soprattutto lavorare per conto dell’ONU per gli interventi militari nei diversi scacchieri mondiali.
Nel frattempo in una recente intervista rilasciata a La Repubblica il 23 u.s. Anders Rasmussen, che è stato Segretario Generale della Nato fino al 2014, ha messo su la “Fondazione per l’Alleanza delle Democrazie” che di fatto dovrebbe continuare a promuovere la democrazia e la libertà secondo uno schema ormai storicamente superato per combattere la nascente potenza cinese. Non è un segreto che gli USA, dopo un periodo di pace e di collaborazione con la Cina – appena l’UE ha cominciato ad avere un rapporto diretto con questa potenza regionale – ha individuato nella Cina il nuovo nemico da battere, denunciando il suo sistema anti-democratico. Certo, il sistema ancora presenta tutte le criticità di un paese in rapido sviluppo che ormai è un gigante mondiale. Se questo è vero, certo non si può ritenere che gli USA sono la culla della democrazia. Al contrario, senza voler ritornare al passato ed in particolare alle lotte degli afro-americani negli anni 60, non si puo’ dire che Trump sia un campione di democrazia anche in campo internazionale.
Rasmussen, nella sua intervista, ha dichiarato che “dopo che l’Europa è stata tentata di proporsi come una sorta di “terza via” fra Washington e Pechino, …é in corso una battaglia sui valori fondamentali. Il vero problema è la coesione della democrazia”. Dunque, un esplicito richiamo a rendere più forte questa Alleanza chiedendo ai paesi europei che si impegnino maggiormente per le spese militari che, dopo la Brexit, saranno fornite alla Nato per l’80% dai paesi extra europei – USA e GB in prima linea – “perché – ci tiene a sottolineare – la stagione delle relazioni transatlantiche non è finita”. Insomma, una misura statica del divenire politico, una prospettiva che è ormai anti-storica. Al contrario, la realtà mondiale non concede ancora molto tempo all’UE per sganciarsi sia dall’ex alleato USA sia di chiudere una stagione della storia che ormai fa parte di un quadro del passato. Dinanzi a sé l’UE ha un unico obiettivo per il momento: superare i nazionalismi e procedere sulla strada della costruzione di un nuovo soggetto politico, gli Stati Uniti d’Europa.
Ci sono tutte le premesse e la pandemia dovrebbe far capire che certe battaglie si vincono solo con la collaborazione tra tutti i paesi UE se vogliamo che l’Europa possa avere ancora un ruolo trainante nella politica mondiale ed essere un punto di riferimento per la democrazia e la libertà.
L’esperienza della NATO va definitivamente chiusa per restituire all’UE e ai popoli europei il ruolo che storicamente spetta a questo continente per i valori che difende e per la prospettiva di cambiamento che essa propone.
28/12/2020