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IL DIRITTO INTERNAZIONALE SECONDO GLI USA

“La Repubblica” di venerdì scorso riporta una notizia che conferma ancora una volta che il diritto internazionale è una foglia di fico che si usa a seconda di chi si vuol colpire e non lamentiamoci in Italia di quello che diceva Berlusconi quando affermava che la legge si applica sempre per tutti ma va interpretata per gli amici. Viva la sincerità! Questa volta però si tratta di qualcosa di molto più grave. Appunto venerdì scorso un imprenditore russo, figlio del governatore  di Krasnoyask è stato fermato in aeroporto a Milano su mandato Usa, sospettato, ma è tutto da provare ovviamente, di essere al centro di un traffico di materiale bellico, vietato dalle sanzioni – quelle fissate dal governo Usa – destinato alle forze di occupazione russa  in Ucraina. Ma questa è solo una delle accuse. Ancora, sarebbe responsabile di contrabbando di centinaia di milioni di barili di petrolio di proprietà della compagnia petrolifera statale venezuelana, che aveva come destinatari acquirenti russi e cinesi. Petrolio trasportato via mare da una super petroliera in grado di disattivare i sistemi di navigazione GPS. Il quotidiano giustamente si chiede come mai “la fornitura di prodotti petroliferi, attrezzature pubbliche e mezzi tecnici, venduti in tutto il mondo viene improvvisamente dichiarata illegale dalle autorità americane”. Semplice a dirsi, in quanto si tratta di materiale destinato alla Russia. Ma, se la notizia è vera, anche per il traffico di armi non ci sembra che una sanzione dettata dagli USA possa interrompere la fornitura di armi a paesi in guerra. Si è mai sentito che la vendita di armi da parte degli Usa ai massacratori dello Yemen del sud sia stata bloccata? O anche sia stata dichiarata illegale la fornitura di armi alla stessa Ucraina  che è uno Stato in guerra? Niente affatto anzi, i Paesi Ue fanno a gara a fornire all’Ucraina sistemi bellici sempre più sofisticati. Certo sarebbe tempo che si passi a un disarmo mondiale: tanti ci hanno provato in questi anni ma nessuno è stato capace di mettere fine  a questo commercio. Qualche sera fa nel corso della trasmissione televisiva “presa diretta” si denunciava chiaramente lo strapotere dei mercanti di armi che hanno bilanci superiori a qualsiasi altro Stato al mondo e che riescono ad influenzare le scelte politiche di tanti paesi del mondo tra i quali gli Usa che è il primo nella scala dei produttori di armi.  “Finché c’è guerra, c’è speranza” ricordava il nostro Albertone in un film in cui vestiva i panni di un piazzista di armi in Africa. E’ proprio così: la belva umana continua a massacrare i propri simili mentre la natura ci sta preparando il conto finale. Cosa si aspetta a distruggere gli arsenali sparsi in tutto il mondo?  Forse è troppo tardi per farlo ma la battaglia non è ancora persa. Sono solo le scelte politiche dei “grandi della Terra”, la peggiore razza che si possa incontrate sulla faccia della Terra, che continuano a tenere accesi mille focolai di guerra mentre miliardi di persone soccombono per fame o per malattie o perché colpiti da“ fuoco amico”. Senza dimenticare lo spettro dell’atomica che ogni tanto si sveglia e chissà se un giorno il carnefice di turno non completi il suo lavoro. Solo il Papa continua a sperare ma anche lui è come Cristo in croce: tutti lo venerano ma nessuno lo ascolta.

Ottobre 2022

Il diritto internazionale secondo gli Usa

 

 

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