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IL CASO NAVALNY – 2° PARTE

Sul caso è intervenuto recentemente anche la CEDU che il 17 febbraio ha ordinato di scarcerare immediatamente il Navalny in quanto in carcere la sua vita era seriamente minacciata dalle dure condizioni carcerarie, come ha precisato in una denuncia il suo avvocato. Lo stesso avvocato ha ritenuto che la decisione della Corte è “senza precedenti”. A questo proposito il Ministro della Giustizia russa ha parlato di “una chiara e palese interferenza nel potere giudiziario di uno Stato sovrano”. Anche il Capo della Commissione Esteri della Duma ha dichiarato che il provvedimento della Corte di Strasburgo “poggia i piedi nella sfera politica, non in quella legale”. Di norma, chi ricorre alla Corte ha già subito una lesione dei propri diritti convenzionalmente garantiti e il ricorso tende ad ottenere una soddisfazione economica a titolo di riparazione per i danni materiali, morali e di rimborso di spese legali sostenute. A volte, però, la violazione non si è ancora realizzata ma sussiste solo il rischio per cui il ricorrente richiede l’emissione di una misura provvisoria a carattere tutelare. Nel caso Navalny la Corte si è avvalsa proprio di questa facoltà prevista dall’art. 39 del Regolamento della Corte che consente al Giudice di adottare una misura di sicurezza in attesa che si pronunci definitivamente sul ricorso presentato. Si instaura dunque una procedura d’urgenza finalizzata all’ottenimento di una misura cautelare che permette di eludere il rischio imminente e irreparabile. Dall’analisi della giurisprudenza della Corte Europea, la concessione di misure cautelari è sottoposta alle seguenti condizioni: 1) l’individuazione di un diritto che rientri nel novero dei diritti tutelati dalla Convenzione (nel nostro caso sarebbe il diritto alla vita); 2) la completezza della domanda e 3) la tempestività della stessa. Per quanto riguarda il primo punto non tutti i diritti possono essere oggetto di una tutela in via cautelare, ma la casistica è ampia per cui, per la corretta impostazione di una procedura cautelare è fondamentale la conoscenza della giurisprudenza recente della Corte Edu in materia di misure provvisorie. Il ricorso, inoltre, deve contenere una esposizione chiara e dettagliata dei fatti e deve essere dimostrata l’esistenza del rischio immediato e irreparabile. Inoltre prima di ricorrere alla Cedu, è necessario che il ricorrente abbia esaurito le vie di ricorso interno se accessibili ed effettive. Nel caso Navalny, probabilmente, anche per i precedenti del caso, come il tentativo di avvelenamento, è probabile che i Giudici della Corte abbiano ritenuto sussistere tali condizioni. Ovviamente, proprio perché si tratta di una misura provvisoria, esaurita che sia la fase cautelare, il ricorrente dovrà introdurre un ricorso individuale al fine di richiedere alla Corte di valutare nel merito se esista o meno in concreto la violazione denunciata. Solo questo secondo provvedimento avrà carattere di sentenza che chiuderà il caso confermando o meno il provvedimento già reso in via provvisoria. Comunque, sembra proprio che le autorità giudiziarie russe non sono intenzionate a rispettare la decisione della Corte Edu. Anzi, il Tribunale russo ha  condannato Navalny anche a pagare una multa di circa 9.500 euro per aver diffamato un veterano di guerra e confermato la sua condanna per un caso di frode risalente al 2014. A questo punto è mutato l’atteggiamento dell’UE convincendo anche i governi più riluttanti, come la Germania e l’Italia, a decidere nuove sanzioni contro la Russia.Per la prima volta l’UE ha fatto uso del Magnitskij Act europeo approvato a dicembre proprio per colpire qualsiasi individuo al di fuori dell’UE colpevole di gravi violazioni dei diritti umani per cui al summit di Marzo del Consiglio Europeo si passerà a discutere i rapporti giuridici con la Russia, a meno che Putin non valuti nel frattempo l’opportunità di liberare Navalny e non sarebbe una decisione difficile da prendere. Lo stesso Lavrov – ministro degli esteri russo – ha dichiarato che il caso Navalny non deve diventare un caso politico. D’altra parte la Russia deve fare bene i suoi conti perché l’UE è il primo cliente per quanto concerne il gas e gli idrocarburi. E neppure vanno dimenticati gli investimenti che la Russia ha fatto in Europa che resterebbero congelati mentre sul piano politico favorirebbe un allineamento dell’UE alle posizioni degli USA. Una soluzione dunque quella di liberare il dissidente che potrebbe ammorbidire la posizione sia dell’UE che degli USA e che metterebbe a tacere ogni speculazione anche sul progetto del gasdotto Stream 2 che dovrebbe così essere completata nel giro di pochi mesi.

Marzo 2021

IL CASO NAVALNY 2° PARTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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