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IL CASO LAMBERT

Vincent Lambert, il tetraplegico in stato vegetativo, diventato, suo malgrado, simbolo di un nuovo dibattito sul fine vita, è morto l’undici luglio scorso all’ospedale di Reims, dove era ricoverato da oltre dieci anni. Giusto epilogo di una lunga battaglia legale tra la moglie Rachel secondo cui il marito non avrebbe voluto vivere così come era ridotto ed i genitori che si erano opposti alla sospensione delle cure. Nove giorni prima la Corte di Cassazione francese aveva dato il via libera alla sospensione dei trattamenti per cui i medici avevano sospeso l’alimentazione artificiale e avviato una sedazione “continua e profonda”, così come previsto dal protocollo. Se sia davvero la fine di questa lunga storia, che ha diviso la Francia e provocato anche un intervento di Papa Francesco, ancora non lo si può dire. Anche la Corte EDU, dal canto suo, aveva respinto il ricorso dei genitori che avevano richiesto l’adozione di misure provvisorie ai sensi art. 39 del Regolamento della Corte, con decisione del 30.4.2019 (ricorso n. 21675/19 Vincent Lambert) rigettando l’istanza ritenendo che non vi fossero cambiamenti rispetto alla sentenza del 5.6.2015 (ricorso n. 46043/14) con la quale aveva sostenuto che la Francia non aveva violato l’art. 2 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo a seguito dell’adozione della pronuncia del Consiglio di Stato del 2014, in cui si confermava la decisione dei medici di sospendere i trattamenti. Commentando l’epilogo di questa vicenda, il dott. Leonetti che si è occupato del caso, ha parlato di “ostinazione irragionevole” ed evidenzia come l’intera vicenda avrebbe dovuto rimanere privata e non “essere esposta alla luce accecante dei media”. Lo stesso Emmanuel Macron due mesi fa aveva spiegato che le procedure erano state rispettate sia a livello giudiziario che medico, precisando che non era prevista alcuna revisione della legge sul fine vita.

Luglio 2019

Il caso Lambert

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                  www.dirittoineuropa.eu

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