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I NODI AL PETTINE DELLA BREXIT

Malgrado la pesca rappresenta lo 0,1% del PIL inglese, la discussione sulla pesca nel canale della Manica è durata mesi e non c’è da stupirsi perché la pesca è stata un pilastro della campagna pro Brexit di Johnson. Non è la prima volta nella storia: nel secolo scorso furono proprio i britannici a combattere per decenni le guerre del merluzzo contro gli islandesi, che esasperati chiesero agli USA di bombardare le fregate della Corona, ricorda il quotidiano La Repubblica del 7 u.s.. Dopo l’accordo raggiunto nel corso dei negoziati tra UE e GB fino al 2026 è previsto un periodo di transizione a favore dei pescherecci francesi che accusano il Comune di Jersey di limitare il loro accesso nelle acque del canale ricorrendo a sotterfugi burocratici.

E così una piccola flotta di 50-60 pescherecci è partita verso il porto di Saint Helier, capitale di Jersey, per protestare contro le condizioni imposte dalla GB alla pesca francese per cui Johnson ha inviato due navi della Royal Navy per bloccare le imbarcazioni francesi in avvicinamento.

Per tutta risposta anche la Marina Francese aveva inviato sul posto due motovedette. Nel pomeriggio è rientrata la protesta dei pescherecci francesi dopo i colloqui definiti “positivi” dal Ministro degli Esteri di Jersey ma un portavoce della Commissione UE sottolinea che le nuove condizioni che limitano le attività dei pescherecci europei nelle acque britanniche non rispettano le condizioni dell’accordo.

Martedì scorso la ministra francese, responsabile del settore pesca, ha dichiarato all’assemblea nazionale francese che la Francia è pronta a ricorrere a “misure di ritorsione” se le autorità britanniche continueranno a limitare l’accesso dei pescherecci francesi nelle sue acque territoriali. E’ tornata la distensione dopo il ritiro del naviglio militare mandato sul posto da Johnson ma la vicenda non può dirsi conclusa perché a maggio arrivano i pesci grossi per cui la protesta di oggi potrebbe dar luogo ad un irrigidimento se il governo inglese continuerà a bloccare l’accesso ai pescherecci francesi. E la vicenda non può essere considerata come una questione che riguardi solo Francia e GB perché si tratta del rispetto degli accordi che sono stati presi nel corso delle trattative per la Brexit per cui potrebbe aprirsi un pericoloso contenzioso tra UE e GB visto che in altri settori Johnson ha deciso di non tener conto degli accordi raggiunti. Secondo il quotidiano “La Repubblica” almeno una dozzina di italiani fermati alla frontiera britannica sono stati trattenuti in centri di accoglienza per immigrati e successivamente espulsi.

Stando alle autorità britanniche si trattava di italiani che erano entrati in GB senza avere alcun lavoro. In effetti dal 1° gennaio u.s. – in base agli accordi con l’UE – per entrare in GB bisogna dimostrare di avere già un impiego. “Basta corsie preferenziali per i cittadini europei”. E’ la cruda realtà della Brexit. Ad altri europei è capitato anche peggio. Il mercato del lavoro in GB per gli europei ormai può dirsi chiuso: in effetti, si tratta di una larga schiera di giovani e meno giovani che si recano in GB accontentandosi anche di un lavoro precario facendo concorrenza ai lavoratori locali. Non sono pochi i casi di cittadini europei entrati con visto turistico alla ricerca di un lavoro. La consulente dell’Ambasciata italiana ha già spiegato che non bisogna scherzare con il fuoco in quanto le disposizioni britanniche prevedono multe fino a 20.000 sterline nel caso di assunzione di un irregolare e l’arresto fino a cinque anni per l’imprenditore mentre per l’irregolare è prevista l’espulsione immediata.

Maggio 2021

I nodi al pettine della Brexit

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