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I BARI AL TAVOLO DA GIOCO (Seconda parte)

La proposta italiana

Dopo la visita di Draghi alla Casa Bianca, la sottosegretaria di Stato per l’Europa dichiara “crediamo profondamente che la diplomazia sia l’unico modo di mettere fine al conflitto ma la Russia non ha mostrato segni di impegnarsi seriamente nei negoziati”. “Però il nostro obiettivo oggi è di rafforzare per quanto possibile la mano di Kiev sul campo di battaglia, affinché quando arriverà il momento, avrà più leve al tavolo da gioco”. Ecco, ancora una volta la guerra viene considerata non una tragedia che finisce sempre senza vincitori né vinti ma come un gioco a scacchi, incuranti del fatto che proseguire la guerra significa aumentare il numero delle vittime civili e militari. A sentire Blinken, una volta completata la evacuazione dei civili a Mariupol’, con le armi pesanti che arriveranno a Kiev all’inizio di giugno, kiev può bloccare l’avanzata russa e allora forse si potrà parlare tra diplomatici. Ecco la strategia USA che è pronta a sacrificare ancora una volta migliaia di vittime pur di poter avere quel qualcosa in più sulla scacchiera rispetto all’avversario, mentre il Cremlino apre al piano presentato da Di Maio. Peskov – il portavoce del Cremlino – ha detto che “la mediazione di Roma è benvenuta”. Ecco dunque chi sta barando al “tavolo da gioco” per riprendere un’espressione usata dal sottosegretario USA. E arriviamo a sabato 21.5.2022. Caduta la roccaforte dell’acciaieria di Mariupol’ si continua a combattere nell’Est del paese dove le forze di Mosca avanzano in un territorio dove il sostegno al governo ufficiale convive con il sentimento filorusso. Da mesi si parla di un piano russo per trasformare l’Intera regione del Donbass ma kiev punta alla controffensiva finale. Gli ucraini stanno ammassando truppe per riprendere il corridoio da Kherson a Melitopol’. La Crimea verrebbe isolata come prima del 24 febbraio. Se così fosse, si dovrebbe riportare la situazione a come era prima del 24 febbraio in vista di possibili negoziati. Sugli sviluppi di questa guerra pende una decisione dell’amministrazione Biden di mandare o no a Kiev i lanciarazzi, una versione evoluta dei katiuscia russi che possono colpire un obiettivo posto a sessanta chilometri con precisione. Gli americani frenano perché temono che i russi riterrebbero questa mossa come una sfida troppo pericolosa. Il 21 maggio, Zelensky, partecipando all’incontro di Davos, si aspetta che alla fine, dopo qualche esitazione, i lanciarazzi americani arriveranno.

La diplomazia

Draghi, dopo la presentazione del piano di pace all’ONU, ritiene che ci possa essere una ripresa dei negoziati di pace ma senza bloccare le forniture ma, ancora una volta, pur apprezzando il piano di pace italiano, Zelensky dichiara di volere l’integrità territoriale del paese mentre Borrell dichiara che “serve un ritiro senza condizioni dell’esercito di Mosca”. Esattamente il contrario di quanto prevede il piano presentato dall’Italia. Gli ucraini invece si sono opposti ritenendo di poter vincere la partita sul campo, grazie alle nuove armi che arriveranno a Kiev ma ci sono più elementi che potrebbero far cambiare la loro posizione. Innanzitutto c’è la sorte dei soldati catturati a Mariupol: si tratta di truppe scelte, insieme alla brigata Azov che Zelensky vorrebbe riportare a casa. Inoltre, si comincia a far sentire in Ucraina il peso della situazione economica perché il blocco dei porti impedisce le esportazioni dei cereali e il conflitto di rischia di fermare il raccolto del grano con la prospettiva di una crisi alimentare mondiale. E’ quello che sta già avvenendo in questi giorni ma è notizia dell’ultima ora che Mosca abbia aperto dei corridoi per far passare le navi cariche di grano che costituisce una ulteriore prova che la Russia sia pronta a riaprire la trattativa. Ma nessuna trattativa può aversi senza una reciproca volontà. Ci dovrebbe essere qualcuno che faccia capire a Zelensky che la strada per l’ingresso nell’UE è lunga, che l’appoggio degli europei potrebbe venir meno perché una cosa è difendere un paese devastato dalla guerra, un’altra è quella di continuare solo per consentire agli USA di riaffermare la loro supremazia mondiale. Ci pensino bene il Parlamento italiano ma anche l’UE perché la Presidente della Commissione continua a puntare alla vittoria finale. Sinceramente comincia a preoccupare questa presa di posizione a favore dell’Ucraina. In fondo, l’Ucraina non fa parte dell’UE, non fa parte della NATO e l’Europa si sta dissanguando per coprire le spese militari di questa guerra. Se gli USA vogliono continuare una guerra senza fine, ebbene, trasferiscano il conflitto sul proprio territorio ma l’incontro tra Biden, la Corea del Sud, il Giappone e Taiwan, svela sempre di più che il vero nemico per gli USA non sono la Russia ma la Cina per cui nei prossimi anni il panorama geo-politico potrebbe essere totalmente diverso. A questo punto l’UE, se riesce a tenersi fuori da questa guerra e soprattutto perseguire una politica sua propria, indipendente dai piani USA e della NATO, ebbene potrebbe fare da mediatore tra Cina e USA, evitando che la guerra in Ucraina possa allargarsi anche ad altri paesi col rischio di una catastrofe nucleare che possa cancellare ogni traccia della nostra presenza su questo pianeta reso ormai invivibile.

Maggio 2022

I BARI AL TAVOLO DA GIOCO – Seconda Parte

 

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