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GLI USA SI RITIRANO DALL’ACCORDO “CIELI APERTI”

C’è un accordo firmato nel 1992 ed in vigore dal 2002 che consente ai suoi firmatari di effettuare voli di sorveglianza disarmati a breve preavviso per raccogliere informazioni sulle rispettive forze militari, contribuendo così al controllo degli armamenti convenzionali e delle armi strategiche offensive, riducendo il rischio di conflitti. La Russia e gli Stati Uniti, le due maggiori potenze nucleari del mondo, l’hanno usato per tener d’occhio le attività reciproche ma negli ultimi anni diversi ex alti funzionari statunitensi ed esperti, avevano messo in guardia che il Presidente americano Trump avrebbe potuto far uscire l’amministrazione USA dall’accordo. E’ quanto avvenuto il 21 maggio scorso quando l’amministrazione Trump ha comunicato che si ritirerà dal trattato denominato “OPEN SKIES” dopo aver già abbandonato due anni fa l’accordo sul nucleare iraniano negoziato da Obama e si è sfilato l’anno scorso dal trattato INF sui missili nucleari a raggio intermedio siglato nel 1986 dagli USA e URSS. In effetti l’obiettivo di Trump, che conferma di avere buone relazioni con Mosca, sarebbe quello di coinvolgere anche la Cina in questo accordo bilaterale che non coinvolge né vincola il governo cinese, che da anni procede nel suo riarmo con aumenti annui a due cifre costituendo dunque, in molti teatri geo-strategici, il rivale diretto degli Stati Uniti. I partner europei della Nato, va detto, sono sempre stati favorevoli all’accordo considerandolo come un pezzo del sistema di sicurezza che riduce i rischi di conflitto sul continente europeo. Il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas si è dichiarato “molto dispiaciuto per l’annuncio – sottolineando che – nonostante le difficoltà di attuazione del Trattato da parte russa negli ultimi anni, a nostro avviso questo non ne giustifica il ritiro da parte degli USA come ha più volte chiarito al Ministro degli Esteri USA”. Si teme a questo punto che Trump voglia far saltare anche il Trattato di disarmo nucleare “New Start” che scadrà nel febbraio 2021. E’ chiaro che gli USA stanno cercando di sganciarsi da qualsiasi accordo che riguardi direttamente anche la sicurezza europea, senza poter più garantire all’Europa la sicurezza continentale. E ciò giustifica l’accelerazione da parte dell’UE di costruire un proprio sistema di sicurezza sganciato anche dalla NATO che dagli USA. Se non fosse stato per il valore che gli alleati europei attribuiscono al trattato, Pompeo ha affermato che gli Stati Uniti “sarebbero probabilmente usciti da tempo”. Al contrario, secondo quanto ha riferito il Vice Ministro degli Esteri russo Alexander Grushko all’agenzia Novosti “il ritiro degli Stati Uniti da questo trattato non sarebbe solo un duro colpo per le fondamenta della sicurezza europea, ma per gli interessi chiave della sicurezza degli alleati degli Stati Uniti – ritenendo che – Trump sta cercando di giustificare l’uscita dal trattato attraverso “questioni tecniche” che dovrebbero essere risolte all’interno del trattato ma nulla impedisce di continuare a discuterne”. Se l’annuncio del ritiro è stato apprezzato dai conservatori, esso è stato ampiamente disapprovato dagli ex funzionari dell’Intelligence e della Sicurezza nazionale di entrambe le sponde dell’Atlantico, ritenendo che “è una follia” il ritiro dal trattato, come ha twittato l’ex Direttore della CIA Michael Hayden. Alcuni paesi che confinano con la Russia, come l’Ucraina, avevano esortato Washington a non ritirarsi, indebolendo così la sicurezza europea. E’ evidente che la Russia non sia stata a guardare. La principale minaccia percepita dalla Russia è un attacco convenzionale contro il proprio territorio, tenendo conto delle capacità offensive della NATO e delle esercitazioni militari che la NATO periodicamente esegue ai confini della Russia. Lo scorso due giugno il Presidente Russo Vladimir Putin ha approvato un documento in 25 punti che illustra la posizione ufficiale russa sulla delicata questione della deterrenza nucleare. Dal testo si desume che si tratta di “deterrenza punitiva” e che l’uso delle armi nucleari russe è previsto solo se la Russia viene attaccata, a differenza della posizione ufficiale sia della Nato che degli USA di poter far uso comunque anche delle armi atomiche nel caso di attacchi provenienti anche da forze militari non convenzionali o da presunti terroristi. Non vi è dubbio che il nuovo decreto vada inteso come una reazione alla decisione degli Stati Uniti di uscire dal trattato “Cieli aperti”. Allo stesso tempo lunedì 1° giugno l’esercito russo aveva accusato gli Stati Uniti ed i suoi alleati di condurre esercitazioni militari “provocatorie” vicino ai confini del paese. Nei prossimi mesi vedremo l’evolversi della situazione, anche a tener conto dell’esito delle prossime elezioni americane.

7/9/2020

Gli USA si ritirano dall’accordo Cieli aperti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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