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EMERGENZA SANITA’, NON SOLO COVID

In un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica” il prof. Poggioli, chirurgo di fama del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, non nasconde la sua irritazione per la sospensione in Emilia-Romagna di tutti gli interventi dichiarati non urgenti. “Nemmeno durante la guerra – ricorda il professore – sotto i bombardamenti, il Sant’Orsola smise di operare mentre oggi in una e-mail che chiude la chirurgia non sta né in cielo né in terra”, chiedendosi “che dobbiamo fare ai pazienti con tumori e patologie rarissime che non sappiamo quando operarli?”. Polemicamente, ricorda il professore che “da un mese le previsioni del contagio erano note. Chi governa la sanità ha silenziato. Bisognerà organizzarsi”. La sanità bolognese reagisce e in parte ridimensiona il quadro d’allarme lanciato dal cattedratico precisando – in un comunicato congiunto – tutte le iniziative in corso “per mantenere attiva l’attività chirurgica specialista e l’abbattimento delle liste d’attesa” fra cui l’accelerazione di accordi con alcune cliniche private che sono state “forzate” a fare quello che gli ospedali pubblici non riescono a svolgere in piena pandemia. Paradossalmente, una conferma dell’allarme lanciato dal prof. Poggioli. Una conferma viene anche da uno studio che denuncia “la complessità della pandemia e le problematiche legate alla gestione delle persone contagiate stanno mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale” a partire dalla saturazione degli ospedali e dei reparti di terapia intensiva. Nei primi dieci mesi del 2020 – segnala lo studio – vi è stato un calo significativo dell’accesso alle diagnosi e alle cure rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, per quanto riguarda le patologie respiratorie, la contrazione è del 12% e del 30% per quanto concerne le visite specialistiche. Anche nell’ambito oncologico vi è una contrazione significativa di accesso alle cure e alle diagnosi. Per la prima volta anche la spesa farmaceutica ospedaliera ha subito un calo nell’ordine del 4,1% in termini di valore e del 10,1% quanto ai volumi rispetto l’anno scorso. Un altro dato preoccupante, secondo l’ISTAT, è che l’Italia nel 2020 ha avuto circa 30.000 morti in più rispetto a quelli attribuiti al COVID e a quelli attesi per le altre patologie. “Una conseguenza delle malattie trascurate causa pandemia” secondo l’analisi della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici. Ma occorre intervenire anche sulle conseguenze psicologiche della situazione che stiamo vivendo. Secondo un’indagine di AXA Europa in sette paesi tra cui l’Italia, il 37% degli intervistati attribuisce alla pandemia un peggioramento della propria salute mentale con l’Italia al secondo posto (43%). Problematiche queste che costituiscono nuove sfide per il sistema nazionale sanitario. E’ consapevolezza ormai diffusa che in futuro i ricoveri ospedalieri dovranno sempre più diventare l’ipotesi residuale lasciando spazio all’assistenza domiciliare. Quello che può sembrare un progresso ha tutto il sapore di un ritorno al passato quando la malattia veniva curata in famiglia, aumentando, dunque, il carico delle famiglie e diminuendo le spese per la Sanità. A farne le spese, saranno probabilmente i malati curati a casa, soprattutto in quelle fasce popolari che non avranno la possibilità di far riferimento alla medicina privata che farà a questo punto carte false per incrementare i propri profitti. Siamo davvero sicuri che questa sia una nuova prospettiva? Che questa sia la strada giusta? Fino ad oggi il sistema sanitario italiano veniva apprezzato perché dava ad ogni cittadino la possibilità di curarsi nelle strutture sanitarie gratuitamente. Domani, probabilmente avremo un modello di sviluppo simile a quello in vigore in USA con le assicurazioni private per cui non potranno più essere garantita l’assistenza che oggi spetta ad ogni cittadino. Una vera e propria contro-riforma che speriamo non sia una delle riforme previste da questo governo.

Marzo 2021

EMERGENZA SANITA’ NON SOLO COVID

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