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EMERGENZA CONTINUA

Nel periodo della pandemia, per accelerare l’approvazione di norme legate all’emergenza, sul piano normativo si è fatto ricorso ad una cascata di decreti che continuavano, giorno dopo giorno, ad ampliare i poteri dell’esecutivo. E ciò è avvenuto nel più totale silenzio innanzitutto del Parlamento, utilizzando tale strumento anche dopo che era stata dichiarata la cessazione della fase di emergenza. Tanto è stato criticato da molti giuristi perché con il ritorno alla normalità, almeno apparente, era necessario cambiare registro per cui ancora una volta la decisione di prorogare lo stato di emergenza fino alla fine dell’anno ha giustamente sollevato pesanti critiche per il governo che per il momento ha deciso di soprassedere rinviando ogni decisione alla fine del mese. A chi gli aveva fatto osservare, come il prof. Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, di prorogare lo stato di emergenza senza tener conto che ne mancavano i presupposti, il prof. Conte lo ha accusato di dire “stupidaggini” in quanto non si tratta di esercitare pieni poteri ma di trovarsi pronti in caso di recrudescenza del virus. Dichiarazione che è stata prontamente criticata dal prof. Cassese in quanto – afferma il giurista – la dichiarazione dello “stato di emergenza” richiede che l’emergenza sia in corso. Ma se possiamo viaggiare, andare in visita dai parenti o in ufficio, dov’è lo stato di emergenza? Né si può giustificare di mantenerlo in piedi per reagire immediatamente ad una nuova impennata dei contagi perché in tal caso basta il tempo strettamente necessario per dichiararlo di nuovo. Neanche il Capo dello Stato, difronte a questa ondata di provvedimenti ha ritenuto opportuno ricordare al Capo del Governo che anche in periodo di emergenza i diritti costituzionali non possono essere sospesi. Il premier Conte, rispondendo all’editoriale apparso sulle colonne del Corriere della Sera a firma del prof. Cassese scrive che “chi evoca il modello Orbàn dice una severa stupidaggine. Io non ho e non voglio pieni poteri” cui il prof. Cassese così replica “non dimentichiamo che Viktor Orbàn cominciò la sua carriera politica su posizioni liberali” mentre oggi il governo ungherese è stato posto sotto procedura di infrazione per aver fatto adottare dal Parlamento uno stato di emergenza senza fissare un termine anche se oggi Orbàn si è affrettato a dichiarare che è passato il periodo di emergenza e quindi rinunciava ad esercitare quei poteri speciali che il Parlamento gli aveva delegato. Ovviamente, il prof. Cassese non è stata l’unica personalità che abbia sottolineato il pericolo che proprio nei periodi di emergenza si rischia di aprire una breccia nel tessuto democratico della società. Questo sia per quanto riguarda il trattamento dei detenuti, la difesa degli immigrati, la libertà di espressione ma anche rispettando quelle che sono le norme costituzionali poste alla base della divisione dei poteri dello Stato. Anche in questa occasione c’è stata più di una voce che ha messo in guardia il Capo del Governo dal rischio che si poteva correre come hanno fatto anche alcuni esponenti della maggioranza di governo e altrettanto vigoroso è stato anche l’intervento della Bonino, già ministro degli Esteri, che ha sottolineato come non poteva annullarsi il ruolo del Parlamento nemmeno in periodo di pandemia. “La dichiarazione dello stato di emergenza ed i successivi decreti legge – continua il prof. Cassese – ha consentito ad una persona sola, con dpcm, di limitare la libertà individuale in maniera addirittura selettiva”. “Addirittura – ricorda sempre il prof. Cassese – il primo decreto legge disponeva queste ed altre limitazioni “innominate” senza fissare un termine temporale. Il Governo ha successivamente capito e ha abrogato quasi tutto tale decreto, approvandone un altro, nel quale i poteri avevano un termine e i limiti un elenco. Non credo – ha concluso il prof. Cassese – che vi siano aspiranti dittatori ma temo che si possano dare il brutto esempio, cioè creare precedenti e si sa che i giuristi credono molto nei precedenti”.

24/7/2020

 

Emergenza continua

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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