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EMERGENZA ALIMENTARE IN AFRICA

Dell’Africa vogliamo continuare ad occuparci perché c’è un problema molto più grave della pandemia ed è quello del disastro ecologico che sta aprendo le porte ad una crisi alimentare di dimensioni bibliche.  Nei villaggi Masai in Kenya non è arrivata la variante Omicron ma fiumi e affluenti sono in secca a causa della mancanza di piogge. Milioni di persone sono in pericolo; gli animali muoiono e crescono le tensioni sociali. E’ questione di vita o di morte: la siccità ha bruciato i pascoli, distrutto gli alberi, ridotto allo stremo gli animali selvatici, giraffe, bufali, gazzelle, rinoceronti che si muovono in branchi alla ricerca dell’acqua. Non è un problema che interessa solo l’Africa ma riguarda molto da vicino anche l’Europa e la comunità internazionale. Al secondo anno di siccità, con precipitazioni tra il 20 e il 40% fra ottobre e dicembre, il presidente Kenyatta ha dichiarato lo stato di emergenza con 2,4 milioni di persone che sono a rischio. Se il trend dovesse continuare, il numero delle persone in crisi potrebbe crescere in progressione geometrica. Si calcola che vi sono 465 mila bambini al di sotto dei cinque anni e 93mila donne nel periodo di allattamento sottonutriti. Anche il pessimo andamento dei raccolti contribuisce a questa catastrofe alimentare. Le riserve di mais per nucleo familiare sono sotto del 54% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. E ciò non solo in Kenya ma anche negli altri paesi del Sub Sahara africano e la situazione alimenta il fenomeno migratorio. L’ex presidente della Banca Mondiale ha dichiarato che “le migrazioni illegali saranno un problema serio ma sarà una catastrofe che assumerà, in caso di crisi, proporzioni bibliche: cosa si farà se ci saranno 20 milioni di persone che bussano alle porte dell’Europa?”. Ma la colpa di questa crisi è dovuta anche all’assenteismo dell’Europa che ha lasciato campo libero alla Cina che ha investito migliaia di miliardi in Africa, distruggendo le coltivazioni che servivano a sfamare le popolazioni locali, sconvolgendo l’habitat naturale, per dare inizio ad un intenso sfruttamento della coltura della soia, da trasformare in olio di soia, che dovrebbe sostituire gradualmente gli altri carburanti fossili. Ma l’Europa, non è senza colpe in quanto non ha dato a questi territori la possibilità di affrancarsi dai sistemi di produzione tradizionali, capace solo di difendere solo gli interessi dei grandi gruppi internazionali, lasciando alle popolazioni locali solo le briciole delle ricchezze che questo continente possiede, ricco di risorse che fanno gola ai paesi occidentali. Che fare? La verità è che non basterà organizzare pacchetti di aiuti per diminuire le emissioni di CO2: “il cambiamento climatico è soprattutto colpa degli eccessi dell’Occidente” dichiara un imprenditore locale. Se oltre a queste condizioni climatiche dovesse arrivare la variante Omicron, un aumento della pandemia potrebbe davvero far esplodere un esodo di proporzioni bibliche. Purtroppo, la macchina degli aiuti non sarà più in grado di fermare questo fenomeno migratorio che si verserebbe in Europa che non avrebbe strumenti per respingerla. Oggi la pandemia ha mostrato come un virus invisibile possa mutare il destino del mondo, mettere in pericolo la vita della nostra specie. Se qualcosa potesse insegnare ai nostri governi è che non si può dimenticare che facciamo tutti parte di un solo sistema sociale ed economico. Non possiamo sottrarci al dovere di aiutare i nostri simili in una guerra contro la fame che potrebbe vanificare ogni sforzo per debellare questo flagello. E potrebbe essere la fine per tutti o la sopravvivenza solo di una parte della popolazione mondiale che sia riuscita a chiudersi nel proprio isolamento e non è certo il nostro continente a poterlo fare. Ma i nostri politici hanno capito qual è la gravità di questa situazione? Continuano a veleggiare contro-vento. Ricordo che mentre il Titanic cadeva a picco, nei saloni di prima classe continuavano a danzare le signore dell’alta società e gli uomini politici e imprenditori straricchi ma questo non li salvò dalle acque gelide dell’oceano. E fu la fine per tutti.

Dicembre 2021

EMERGENZA ALIMENTARE IN AFRICA

 

 

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