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CORONAVIRUS -FASE 2°

Mentre l’Italia sembra stia uscendo senza grossi problemi dalla fase 2, grazie soprattutto al rispetto delle misure adottate, senza dimenticare però i numerosi episodi di assembramento soprattutto nelle notti della “movida”, ci sono segnali che indicano come l’epidemia non sia stata affatto domata. Il primo paese ad accorgersene è stato la Corea che, nella prima fase della pandemia, è riuscita con un tempismo unico a bloccare i contagi registrando meno di 300 morti. Dopo un mese, la Corea ha dovuto precipitosamente ricorrere ad isolare alcuni focolai che si erano prodotti, stringendo di nuovo le viti del distanziamento. Segno che il virus non è scomparso rivelandosi del tutto utopistico raggiungere la soglia dello “zero contagi”. Questo non significa che il modello coreano sia fallito: esso ha fatto ricorso a quei rimedi che poi si sono rivelati utili anche per bloccare i contagi in Italia: distanziamento sociale e la mappatura del virus per sapere in che direzione si muova il virus. Nulla ci induce a credere che qui in Italia ci stiamo avvicinando all’obiettivo del contagio zero anzi è più probabile una seconda ondata meno micidiale di quella precedente. Se la situazione dovesse peggiorare, il governo non esclude di adottare dei provvedimenti più restrittivi. Insomma, la tecnica da adottare è quella di fare il vuoto attorno al virus impedendogli dunque di replicarsi. Anche nel corso delle passate pandemie, pur in assenza di vaccini e della tecnologia di cui oggi disponiamo, il sistema più diffuso per limitare i contagi era quello del distanziamento personale, come era consigliato anche nel corso della più disastrosa delle pandemie, quella della cd. “spagnola” che fece nel mondo più di venti milioni di vittime. Ma, mentre in Europa la diffusione del virus sembra per il momento rallentato, la situazione sta peggiorando sia in America che in Russia dove si calcolano per il momento più di 4000 morti – certo un numero molto inferiore a quello delle vittime in Italia- mentre è sotto osservazione la situazione in Svezia dove, in mancanza di misure specifiche, si registra un tasso di contagi e decessi tra i più alti. Situazione drammatica invece negli USA dove ci sono stati più di centomila decessi – più dei soldati morti in Corea- anche se la curva comincia a dare segnali di discesa. E’ la situazione in America del Sud che è in costante peggioramento: 1086 i morti per Covid -19 registrati in una sola giornata; il 28 u.s., in Brasile mentre complessivamente il numero dei morti in tutto il sub-continente è salito a 25.598. Realisticamente, secondo le previsioni lanciate dagli scienziati, è probabile che un’altra ondata potrà prodursi nel periodo autunnale profittando anche della influenza come diffusore del virus, a meno che non ci si attrezzi, come sembra abbiamo imparato a fare, reagendo all’infezione colpo dopo colpo, finché non sarà trovato un vaccino che ci consenta di prendere le distanze da questo virus, fino alla prossima pandemia. Perché se non si sa quando, è certo che nei prossimi anni potranno arrivare altre forme di infezioni per cui, per evitare quanto è accaduto in questo periodo, è opportuno che la medicina lavori a livello mondiale per far fronte a nuove epidemie. Il livello di inquinamento raggiunto a causa dello sfruttamento delle risorse della Terra costituisce un altro motivo di preoccupazione in quanto la deforestazione e lo scioglimento dei ghiacciai potrebbero portare alla luce altri agenti patogeni nascosti nelle profondità dei mari o delle foreste contro i quali non avremmo alcuna difesa.

4/6/2020

CORONAVIRUS-FASE 2

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