skip to Main Content

COMUNITÀ POLITICA EUROPEA, DI CHE COSA PARLIAMO?

Giovedì 6 ottobre al Castello di Praga si è tenuta la prima Conferenza della Comunità politica europea dando seguito ad un’idea formulata dal Presidente francese Macron, lo scorso maggio. Sono 44 i paesi che hanno aderito a questa piattaforma di cooperazione, i cui temi sono sicurezza ed energia. Oltre ai rappresentanti dell’UE, vi hanno partecipato anche i leader di 16 paesi extra UE, dai Balcani al Caucaso, che sarebbero disposti a collaborare con l’UE in materia di Sicurezza ed energia, ma anche per quanto riguarda le sanzioni contro Mosca.

C’è da dire che c’è stato molto scetticismo su questa iniziativa che sembra avere come obiettivo la nascita di un’organizzazione esterna all’UE, la prefigurazione di un’intesa che tende oggi ad isolare definitivamente una grande nazione europea, la Russia appunto, che non si può ignorare. In questo senso il forum costituisce un’accelerazione della guerra “globale” laddove è il caso di sciogliere i lacci oggi per costruire domani una sicurezza per tutti i paesi per cui è strano che l’invito non sia stato esteso anche alla Federazione russa perché sarebbe stato una buona occasione per sentire qual è la posizione di Putin, visto e considerato che si tratta di un incontro informale.

Per Piotr Buras dell’European Council on Foreign Reations l’UE “dovrebbe investire più nel processo di allargamento invece di inventare nuove forme di cooperazione”. Anche la risposta di Berlino all’inizio è stata blanda: ora però sembra che il governo tedesco appoggi l’idea lanciata da Macron anche perché l’UE non può velocizzare più di tanto il processo di adesione di quanti, in un modo o nell’altro, hanno fatto richiesta di entrare a far parte dell’UE, a partire dall’Ucraina, della Moldavia e dai Balcani senza che ciò incida sul suo funzionamento interno, ma è altrettanto vero che Bruxelles non potrà  lasciare questi paesi in sala di attesa per un altro decennio.

Al summit di Praga sono stati invitati anche paesi come Norvegia, Svizzera e Islanda che non fanno parte dell’UE ma sono legati ade essa con vari accordi e forme di cooperazione. Dopo qualche esitazione anche la Gran Bretagna ha accettato di partecipare al vertice di Praga nonostante a giugno il premier britannico Truss, allora segretario di Stato per gli affari esteri, aveva dichiarato di non essere interessato ad un’iniziativa simile ma ora ci ha ripensato in quanto l’incontro di Praga poteva rappresentare un’occasione per trovare una via d’uscita per l’annoso problema dell’Irlanda del Nord e per contribuire ad “una risposta comune alla guerra di Putin in Ucraina”.

A quest’incontro è stato invitato anche il Presidente turco la cui presenza ha sollevato più di una critica in quanto la partecipazione è vincolata al rispetto dei valori democratici, calpestati da anni dal governo di Erdogan. Tenendo presente anche che i negoziati di adesione della Turchia all’UE sono allo stallo proprio per problemi legati al mancato rispetto dei diritti civili e che il Presidente turco continua a minare gli sforzi europei per creare un fronte comune contro Mosca, proponendosi come un intermediario tra le due parti. Al Forum era presente anche il capo della diplomazia dell’UE Josep Borrell il quale ha affermato che con un numero così elevato di leader si tratta solo di “uno scambio iniziale” e anche perché non si capisce quale possa essere l’obiettivo finale di questo organismo. Di fatto, se i leader non hanno raggiunto alcun accordo, la presenza di così tanti paesi europei è stato il messaggio principale che si può riconoscere a chi l’ha organizzato. Né la Russia né la Bielorussia, suo vicino e sostenitore della guerra contro l’Ucraina, sono stati invitati all’incontro. Il Primo Ministro polacco Morawiecki ha insistito che il forum “conferma che la Russia è in completo isolamento”. Certo la Russia non poteva presentarsi al forum senza un formale invito e tra l’altro si conferma che l’obiettivo per ora era quello di fare la conta di quanti fossero disponibili ad accettare la posizione attuale dell’UE e degli USA. Peccato perché proprio un’occasione del genere poteva essere la sede ideale per aprire uno spiraglio ad una prospettiva di tregua.

Al Convegno si è parlato anche di come fermare il conflitto mentre Kiev ha ricevuto solo una vaga promessa da Macron di “continuare” ad aiutare militarmente e finanziariamente il governo di Kiev. Dunque un vero e proprio fallimento che ci si poteva anche evitare. Secondo Fiala, Presidente del Consiglio ceco, l’Europa ha bisogno di uno spazio per uno scambio informale di idee, indipendentemente dall’appartenenza o meno. Non sono mancati neppure momenti critici come lo scontro che il presidente turco ha avuto con il primo ministro greco sulla recente escalation nel Mediterraneo orientale, il quale ha accusato Atene di “militarizzare” le isole greche confinanti con la Turchia. Insomma, un contrasto che potrebbe sfociare in un’altra guerra “regionale” tra paesi appartenenti entrambi alla NATO. Se la presenza di tanti paesi ha soddisfatto Macron, artefice di questo nuovo “format”, ebbene ci si poteva risparmiare quest’ennesimo teatrino della politica in presenza di uno stato di guerra che dovrebbe far assumere ben altre responsabilità a chi intende guidare lo sviluppo di un’Europa solidale e compatta. Certo Putin non ha gradito l’iniziativa.

Ottobre 2022

COMUNITÀ POLITICA EUROPEA, DI CHE COSA PARLIAMO

Back To Top
Translate »