BREXIT, UNA FERITA ANCORA APERTA
Malgrado l’accordo sottoscritto tra Gran Bretagna e UE non possiamo ancora mettere la parola fine a questa vicenda. Anzi, “il braccio di ferro continua”, come scrive l’analista Andrea Bonanni sulle pagine de “La Repubblica” di lunedì scorso. “Il governo britannico – scrive Bonanni – ha minacciato di invocare l’art. 16 del Trattato Brexit per sospendere il protocollo sull’Irlanda del Nord”.
L’art. 16 dell’accordo sulla Brexit consente a entrambe le parti, il Regno Unito e l’UE, di prendere misure unilaterali di “salvaguardia” se ritengono che l’accordo stia portando a gravi problemi pratici o a interruzioni del commercio.
“Ma Frost ha minacciato di ricorrervi per ottenere maggiori concessioni da Bruxelles sulla revisione del protocollo nord irlandese, che prevede che l’Ulster, pur facendo parte della Gran Bretagna, rimanga nel mercato unico europeo e dunque i controlli doganali siano spostati dal confine tra Irlanda e Irlanda del Nord” come previsto dal protocollo che Londra ha sottoscritto ma che intende rinegoziare anche per quanto riguarda la giurisdizione della Corte di Giustizia europea competente a conoscere sul conflitto di applicazione e/o interpretazione del Trattato Brexit. E su questo l’UE non intende discutere in quanto il protocollo è stato firmato per salvaguardare la pace tra le due parti dell’Irlanda ed è vitale per Dublino anche se inviso ai protestanti di Belfast. “Il dato sconsolante è che, per far desistere i britannici dall’invocare l’art. 16, è stata necessaria la contro-minaccia dell’UE di sospendere l’applicazione di tutta la parte commerciale degli accordi sulla Brexit, isolando di fatto la Gran Bretagna”.
Se il Regno Unito dovesse sospendere il protocollo, l’Irlanda ritornerebbe ad essere separata in due da un confine fisico.
Il rispetto del Protocollo dunque è fondamentale non solo per l’economia ma anche per mantenere la pace in Irlanda del Nord e la stabilità politica nell’isola, prospettiva che anche i più accaniti difensori della Brexit sono pronti a sostenere.
Come annota il commentatore “Johnson sembra concepire i rapporti con Bruxelles come un braccio di ferro interminabile…una mini-guerra fredda con l’Europa che è diventata la ragion d’essere dei conservatori”. Politica che, in un crescendo nazionalista, ha portato la Gran Bretagna a sottoscrivere un accordo commerciale con gli USA ed altri paesi come il Giappone e l’Australia per cui non mancheranno all’amministrazione americana di far sentire “la voce del padrone”, senza che vi sia la possibilità di tornare a rivedere le proprie scelte politiche. Insomma, una politica isolazionista ma senza poter contare, come una volta, sul tributo delle ex colonie. Una scelta insomma suicida che potrebbe sfociare anche sul piano istituzionale in un distacco della Scozia che ha anticipato di voler rientrare nell’UE.
Novembre 2021
Brexit, una ferita ancora aperta