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BOCCIATA LA PROPOSTA DI LEGGE DEL SALARIO MINIMO LEGALE

Com’era prevedibile la Camera dei deputati a maggioranza ha affondato definitivamente la proposta delle opposizioni di stabilire la soglia del salario minimo di 9 euro all’ora. Con un maxiemendamento l’aula ha dato delega al governo di trovare un meccanismo sostitutivo alla ‘retribuzione equa’. Nel suo intervento in aula Giuseppe Conte ha accusato il governo “di voltare le spalle a 3 milioni e 600 mila lavoratori poveri“.

In un’intervista il Commissario Europeo del Lavoro Schmidt dichiara che la direttiva europea ha come obiettivo che i singoli paesi garantiscano paghe e minimi salariali adeguati, con una contrattazione collettiva efficace. Guardando all’Italia aggiunge che “ho l’impressione che questo non sia il caso italiano: settori troppo grandi con salari bassi“.

Se è vero che l’art. 36 della Costituzione afferma “che i lavoratori hanno diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa” l’obiettivo è ancora ben lontano dall’essere raggiunto nel nostro paese, se è vero che addirittura non siamo stati capaci di mettere fine al fenomeno del lavoro nero e del caporalato. Ne sanno qualcosa gli immigrati che, in condizioni incredibili, arrivano in Italia a vendere le loro braccia dietro pagamento di salari da fame, senza avere alcuna forma di assistenza ed alla mercé di caporali che esigono una parte del loro misero salario in cambio di un ricovero per la notte.

La battaglia è ancora aperta ma solo l’azione dei sindacati può costringere il governo a riconoscere il dettato costituzionale…ci sembra però che fino ad oggi il sindacato – e in particolare quello della CGIL – sia piuttosto freddo nell’appoggiare questa battaglia, mentre l’approvazione di una legge verrebbe a mettere fine ad ogni discriminazione all’interno del mondo del lavoro.

Come osserva giustamente la rivista Quale Giustizia di Magistratura Democratica “Emerge in altre parole la debolezza e l’incapacità delle organizzazioni sindacali, nelle condizioni date dal mercato di lavoro, di contrattare un costo del lavoro adeguato e a garantire livelli di sufficienza della retribuzione. Questa debolezza del sistema di contrattazione collettiva” scrive ancora la rivista “e della atavica mancanza di controlli da parte degli organismi istituzionali, ha reso impellente nel nostro ordinamento una riflessione sulle misure di contrasto alla decrescita salariale“.

Si è sottolineata l’esigenza di allineamento del nostro paese rispetto agli altri paesi europei anche in ragione della convenzione OIL n. 26/1928. In tal senso si è avanzata l’idea di un salario minimo europeo. La nostra Costituzione, come già precisato, non ha introdotto una riserva di legge in materia retributiva e neppure una riserva a favore della contrattazione collettiva, per cui in essa non c’è ostacolo all’introduzione di un salario minimo previsto per legge, come ha fatto già da tempo il governo tedesco.

Dicembre 2023

BOCCIATA LA PROPOSTA DI LEGGE DEL SALARIO MINIMO LEGALE

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